Un giro di felicità

Redazione

Basta con il Natale, la famiglia, i ritorni a casa forzati – come, non ti presenti a Natale?, ha ringhiato la madre, e allora si va, di malavoglia, e ci si comporta come bambini, come se il tempo non fosse mai passato, come se in quelle camerette ci fosse ancora un adolescente in lotta con il mondo e non un signore brizzolato in visita dai genitori con le scarpe su misura e la carriera avviata – e i regali poco apprezzati. Basta.

    Basta con il Natale, la famiglia, i ritorni a casa forzati – come, non ti presenti a Natale?, ha ringhiato la madre, e allora si va, di malavoglia, e ci si comporta come bambini, come se il tempo non fosse mai passato, come se in quelle camerette ci fosse ancora un adolescente in lotta con il mondo e non un signore brizzolato in visita dai genitori con le scarpe su misura e la carriera avviata – e i regali poco apprezzati. Basta. E’ ora di pensare alla festa di fine anno, alla crema abbronzante da stendere sulle gambe per non doversi infilare collant poco chic (ma una crema per evitare la pelle d’oca no? Come si fa ad atteggiarsi a donne di mondo con le gambe viola?), al vestito luccicante, all’oroscopo globale e all’uomo che farà del 2013 l’anno della svolta.

    Per le lagne natalizie non c’è più tempo. Non è stato un Natale scintillante, la crisi-signora-mia-non-è-finita, gli americani hanno speso poco o niente e gli europei ancora meno, si sa che il nostro continente manca di ottimismo (in Italia i consumi natalizi si sono contratti del 20 per cento). I soldi sono stati spesi male, poi, mai ricevuto tanti regali così inutili e orrendi, ma anche a questo dovremmo essere abituati, la retorica del regalo sbagliato è stata affrontata in tutti i modi, ma mai che qualcuno si legga l’articolo giusto e nemmeno la “gift list” spedita e rispedita via e-mail a tutti i parenti. Nessuno ha letto niente e tutti hanno comperato “una cosa così, tanto vale il pensiero”, e bisognerebbe dire che il pensiero vale se è un bel pensiero, altrimenti diventa dannoso, e finiremo tutti dall’analista per farci una ragione di tanti regali inadatti: qual è la mia immagine nel mondo, dottore? Che cosa pensano di me persino i parenti più stretti, dottore? Me la meritavo quella blusa informe con una scritta coi brillantini e la coulisse per segnare il punto vita perduto? Sono davvero così, dottore?

    Persino la superiorità antropologica dei francesi collassa di fronte al regalo di Natale: secondo il Figaro, un francese su due sta già riciclando il dono sbagliato su uno di quei siti in cui puoi vendere qualsiasi cosa, un acquirente lo troverai di sicuro. L’anno scorso i regali indesiderati in Francia sono diventati un business da 359 milioni di euro, anche se i più esosi sono gli austriaci che hanno una media-prezzo di regali riciclati pari a 57 euro. E’ anche un modo di guadagnarci qualcosa, dicono i re del marketing di eBay, che ormai non si fanno più scrupoli e fanno banner apposta: ricicla qui il tuo regalo di Natale. Da lunedì sera continuano ad arrivare oggetti nuovi da acquistare (non soltanto su eBay, basta fare una ricerca per trovare decine di negozi online dedicati al riciclo): c’è davvero di tutto, la fantasia dei donatori inappropriati non conosce confini, in questo supermarket virtuale del riciclo la domanda e l’offerta finalmente si incontrano, ogni desiderio sarà esaudito.

    Per gli antichi era una pratica rispettosa
    L’anonimato salva la faccia (anche se certi prodotti sono inconfondibili, e non c’è peggior pena dell’orgoglio ferito del donatore di regali sbagliati: ci tiene alle sue schifezze, di solito, le riconoscerebbe ovunque, e non vi perdonerà mai) e ci si può allegramente dedicare al riciclo, senza vergogna. Gli antichi consideravano il riciclo una forma di scambio illuminata, faceva circolare felicità, era una forma di rispetto. Quel rispetto che non ha chi pensa che “vale il pensiero”, quel rispetto che ha oggi chi pensa al futuro: se non sarà il Natale a far ripartire l’economia, non sia mai che sia questo grande, istituzionalizzato, gioioso riciclo.