La Tigre asiatica, literally

Redazione

Non è stata di certo una vittoria schiacciante come quella di domenica scorsa del Partito liberal-democratico in Giappone, ma il risultato delle elezioni di ieri in Corea del sud ha un significato storico profondo. Il diciottesimo presidente della Repubblica di Corea è una donna, la 60enne Park Geun-hye, figlia dell’ex dittatore Park Chung-hee che guidò il paese asiatico per 18 anni dopo un colpo di stato. Geun-hye, che ha sconfitto il rivale del Partito democratico Moon Jae-in con uno scarto del 4 per cento, è anche la prima donna a candidarsi alla guida di un paese asiatico.

    Non è stata di certo una vittoria schiacciante come quella di domenica scorsa del Partito liberal-democratico in Giappone, ma il risultato delle elezioni di ieri in Corea del sud ha un significato storico profondo. Il diciottesimo presidente della Repubblica di Corea è una donna, la 60enne Park Geun-hye, figlia dell’ex dittatore Park Chung-hee che guidò il paese asiatico per 18 anni dopo un colpo di stato. Geun-hye, che ha sconfitto il rivale del Partito democratico Moon Jae-in con uno scarto del 4 per cento, è anche la prima donna a candidarsi alla guida di un paese asiatico – fatta eccezione per Yingluck Shinawatra, primo ministro della Thailandia dal 2011, dove però la cultura politica non è prerogativa prevalentemente maschile come in Corea del sud. La Casa Blu, il Palazzo del potere di Seul, resta dunque ai conservatori del Partito saenuri, già al governo con il presidente uscente Lee Myung-bak.

    La Corea del sud ha subìto l’influenza delle elezioni americane e del progressismo obamiano unito allo spirito conservatore e nazionalista tipico dell’Asia, e Park Geun-hye è riuscita a integrare queste due facce della Corea, facendo dimenticare la presenza ingombrante del padre agli elettori (l’altro dato record è l’affluenza al 76 per cento). Park ha sfruttato la sua tragica storia (nel 1974 ha assistito all’omicidio della madre da parte di un attivista nordcoreano – 5 anni dopo il capo dell’intelligence uccise in un attentato anche suo padre) per promuovere la cooperazione con Stati Uniti, Cina e soprattutto Corea del nord. Nel discorso della vittoria, ha detto solamente: “Usciremo dalla crisi, e inizierà un’èra di felicità per la nazione”. Il potere della sintesi delle donne.