Benitez torna se stesso, la Fifa si riscatta non omologandosi su Messi

Jack O'Malley

Londra. E’ praticamente impossibile parlare bene del Chelsea senza essere smentiti nel giro di qualche giorno e così tocca rimangiarsi anche i complimenti a denti stretti fatti al rubicondo Rafa Benitez e all’attaccante più temuto dalle shampiste, Fernando Torres. La verità è che nel fondo del mio cuore sapevo che le buone prestazioni del Chelsea erano preterintenzonali, ma ugualmente speravo che in quella farsa giappo-araba che è il mondiale per Club – la Fifa sceglie la sede secondo disegni imperscrutabili, roba paradivina – la scuola calcistica britannica prevalesse sul calcio bailado e anche piuttosto casuale del Corinthians. M’ero illuso.

    Londra. E’ praticamente impossibile parlare bene del Chelsea senza essere smentiti nel giro di qualche giorno e così tocca rimangiarsi anche i complimenti a denti stretti fatti al rubicondo Rafa Benitez e all’attaccante più temuto dalle shampiste, Fernando Torres. La verità è che nel fondo del mio cuore sapevo che le buone prestazioni del Chelsea erano preterintenzonali, ma ugualmente speravo che in quella farsa giappo-araba che è il mondiale per Club – la Fifa sceglie la sede secondo disegni imperscrutabili, roba paradivina – la scuola calcistica britannica prevalesse sul calcio bailado e anche piuttosto casuale del Corinthians. M’ero illuso. Bisogna tornare credo al 2006 per trovare la vittoria di una squadra sudamericana in una competizione che, diciamolo, è un festival di Sanremo del calcio, roba di presenzialismi, sponsor e politica ma con Blatter al posto della starlette tatuata. Il gol di Guerrero sembra una gag di un film muto, con tre giocatori del Chelsea sulla linea di porta che capitombolano giù dopo un’azione in cui la difesa blu va al rallentatore.

    Se il Niño là davanti non dà soddisfazioni possiamo consolarci almeno con Messi. Sì, il giocoliere del Barcellona al quale potrebbero assegnare il pallone d’oro per i prossimi sette anni e risparmiarci il periodico fastidio barcellonacentrico. Esultavano già tutti per il record di Müller battuto, gli ottanta e passa gol che sono diventati novanta, finché la federazione dello Zambia non ha spiegato, con il garbo che contraddistingue quel popolo, che Messi può tranquillamente portare le borracce a Godfrey Chitalu, l’attaccante che nell’anno di grazia 1972 ha fatto 107 gol. Per quanto mi riguarda è un conteggio fatto persino per difetto e Chitalu, scomparso nella gran tragedia aerea che nel 1993 s’è portata via tutta la nazionale, è il mio nuovo eroe calcistico. Ma per onestà intellettuale va riconosciuto che per una volta la Fifa invece di omologarsi non ha omologato.