“Che ce frega dello spread, c'è Silvio gol”

Redazione

A leggere le reazioni seriose della Merkel (gli italiani voteranno in modo tale da restare nel giusto cammino), del Ppe, di vari politici europei, di Monti, ovviamente del Pd e financo di un irritato Giorgio Squinzi, si direbbe che il Cav. è già a metà dell’opera. Si è conquistato il vantaggio dell’attaccante, anche se stando ai sondaggi sembra finora di due punti soltanto. Testa slogan di campagna, gioca il registro dell’orgoglio nazionale umiliato e ferito dai poteri tecnocratici.

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    A leggere le reazioni seriose della Merkel (gli italiani voteranno in modo tale da restare nel giusto cammino), del Ppe, di vari politici europei, di Monti, ovviamente del Pd e financo di un irritato Giorgio Squinzi, si direbbe che il Cav. è già a metà dell’opera. Si è conquistato il vantaggio dell’attaccante, anche se stando ai sondaggi sembra finora di due punti soltanto. Testa slogan di campagna, gioca il registro dell’orgoglio nazionale umiliato e ferito dai poteri tecnocratici. Persino libera se stesso – e molti altri – in una boutade, “ma che ci frega dello spread, è un imbroglio”, che non ha sfruculiato più di tanto mercati e spread. Sembra quasi più nuovo di un Bersani che ripete stancamente che lui è di quelli che portarono l’Italia nell’euro e i mercati dovrebbero andare a cercarlo perché governi il paese.

    Lo scontro si sta polarizzando sull’idea conclamata che le prossime elezioni saranno un referendum tra il Cav. e Bersani. Gli americani usano il termine “incumbent” per l’eletto in carica che si ripresenta. Il Cav. non è premier ma è come se lo fosse, schizofrenicamente capo di governo e di opposizione. Incombe perché ha buon gioco a dire che non fu sfiduciato ma rovesciato solo da un coagulo di interessi sovranazionali. Si presenta come il solo in grado di trasformare l’azione da difensiva in offensiva e vincente. E far cantare ai suoi “che ce frega dello spread, noi c’avemo Silvio gol”. Penna al di sopra di ogni sospetto, Filippo Ceccarelli ha scritto su Rep. di fare attenzione, Berlusconi è un monstrum, il più grande affabulatore al mondo, e fino a prova contraria non c’è politico che in campagna elettorale possa mangiargli nel piatto.

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