
Cosa fare per rimontare/9
Renzi dimostri che ha capito cosa significa “esclusione” e anche noi lo voteremo
Matteo Renzi ha, in parte, già vinto. Con la sua affermazione alle primarie, il sindaco di Firenze ha costretto il Pd – anche se alla fine dovesse spuntarla Pier Luigi Bersani – a prendere sul serio la parola “rinnovamento”. Rinnovamento delle persone, dei temi e del modo di comunicare la propria visione, traducendola, per quanto possibile, in misure concrete e misurabili, come fa nel suo programma (e non fa Bersani). Rinnovamento è apertura.
di Alessandro De Nicola e Carlo Stagnaro
Leggi gli interventi di Pietrangelo Buttafuoco - Maurizio Crippa - Sofia Ventura - Antonio Funiciello - Mario Adinolfi - Lanfranco Pace - Daniele Bellasio - Giorgio Tonini
Pubblichiamo il nono di una serie di interventi sul tema "Renzi, cosa fare per rimontare". Altri seguiranno nel corso della giornata
Matteo Renzi ha, in parte, già vinto. Con la sua affermazione alle primarie, il sindaco di Firenze ha costretto il Pd – anche se alla fine dovesse spuntarla Pier Luigi Bersani – a prendere sul serio la parola “rinnovamento”. Rinnovamento delle persone, dei temi e del modo di comunicare la propria visione, traducendola, per quanto possibile, in misure concrete e misurabili, come fa nel suo programma (e non fa Bersani). Rinnovamento è apertura: intellettuale, a soluzioni adatte ai tempi e non ricopiate dal passato, e politica, con l’obiettivo di persuadere elettori indecisi, piuttosto che caricare a molla la propria constituency, che si eccita ai richiami identitari ma non riesce a esprimere una credibile proposta di governo. Il cambiamento renziano, tuttavia, si completerà solo se domenica il “rottamatore” convincerà la maggioranza degli elettori: individui che, in larga parte, hanno firmato di malavoglia l’impegno a sostenere comunque il centrosinistra, ma che sono disposti a sostenere Renzi-premier.
Mentre scriviamo queste righe, non abbiamo la certezza che lo voteremmo (dipende da quanto il Renzi del 10 marzo somiglierà all’uomo della discontinuità che vuole essere oggi); eppure apprezziamo la portata di quanto sta compiendo. La carta potenzialmente vincente di Renzi, sia alle primarie sia alle elezioni, sta nel suo essere un outsider: nel capire sulla propria pelle che il problema italiano è quello dell’esclusione. Dei newcomer dalla politica. Dei concorrenti dal mercato. Di intere fasce sociali, come giovani e donne, dal lavoro. Renzi, per la prima volta, riesce a lanciare un messaggio anti-establishment non populista. Questo non implica che sarà capace di fare tutto, o che non sarà costretto a scendere a compromessi (che, in fondo, sono nella natura stessa della politica). La terra promessa di Renzi è una sinistra normale, che costringerebbe per reazione anche la destra a normalizzarsi, e renderebbe meno probabile la melassa politica a cui rischiamo di andare incontro. Sarà pure un miraggio, ma l’alternativa è fare il deserto e chiamarlo elezioni.
di Alessandro De Nicola e Carlo Stagnaro (Fermare il declino)
Leggi gli interventi di Pietrangelo Buttafuoco - Maurizio Crippa - Sofia Ventura - Antonio Funiciello - Mario Adinolfi - Lanfranco Pace - Daniele Bellasio - Giorgio Tonini


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