
La solitudine leopardiana di Suarez a Liverpool e di Zeman a Roma
“Spensierato”: il giorno in cui ti accorgi che l’aggettivo più usato dai giornalisti italiani l’ha suscitato il dirigente di un club e non la musa che ispira i narratori di sport, forse significa che il momento di espatriare è finalmente arrivato. In Inghilterra la spensieratezza la si trova al pub, non sul campo da calcio, dove vanno in scena piuttosto spettacoli agrodolci e drammi di vario genere. L’avete vista la faccia di Luis Suárez dopo il gol contro il Chelsea?
Londra. “Spensierato”: il giorno in cui ti accorgi che l’aggettivo più usato dai giornalisti italiani l’ha suscitato il dirigente di un club e non la musa che ispira i narratori di sport, forse significa che il momento di espatriare è finalmente arrivato. In Inghilterra la spensieratezza la si trova al pub, non sul campo da calcio, dove vanno in scena piuttosto spettacoli agrodolci e drammi di vario genere. L’avete vista la faccia di Luis Suárez dopo il gol contro il Chelsea? Il video dell’attaccante del Liverpool che esulta completamente solo alla bandierina del calcio d’angolo, mentre i compagni corricchiano con alterigia verso il centrocampo facendogli pagare il prezzo della sua pessima reputazione, era ovunque nel giro di qualche minuto. Ma è la faccia il problema. L’inquadratura sul volto di Suárez durerà un secondo, forse anche meno, ma in quella minuscola frazione in cui il giocatore si gira verso il campo e vede che nessuno sta accorrendo ad abbracciarlo c’è l’abisso infinito della solitudine umana. Quello sguardo è un canto di Leopardi, un film di Kubrick, è un personaggio minore di Dostoevskij, un quadro di Van Gogh, altro che spensieratezza.
Prima di quel gol, il crac. C’è una parte di me che si rifiuta di vedere la gamba di Terry durante lo scontro con Suárez. Roba da prendersela con il destino, nonostante tutto non così benevolo negli ultimi anni con J.T. L’urlo che sovrasta i rumore di Stamford Bridge ed entra nei microfoni a bordo campo quando il ginocchio del centrale del Chelsea si piega in due schiacciato da Suárez (che subito chiede un fallo in suo favore, denotando acume e comprensione immediata della circostanza) fa impressione: va bene che c’è il problema del razzismo in Premier League, ma non credo che far eliminare tra di loro i colpevoli di questi gesti sia la soluzione migliore. Meglio imparare da De Rossi, che, desideroso di venire in Inghilterra e liberarsi dei deliri tattici zemaniani, si è autoeliminato nel derby sostituendo il calcio con il pugilato dilettante ed evitare di correre il rischio di essere in campo nei prossimo otto 3-2 in rimonta che subirà la Roma. Consiglio a Zeman, ormai più solo di Suárez dopo il gol: imiti Capitan futuro, fugga dalla capitale e vada a fare il suo calcio altrove. Qua non lo capiscono più, e soprattutto non lo lasciano lavorare. Il divertimento preferito degli allenatori italiani è dire nei prepartita che il boemo è un mito, e poi bullarsi per averlo battuto.
Jack O’Malley


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