
Grillo e il ciarpame anni 70 che avevamo buttato in cantina
Tutto quello che abbiamo stipato e dimenticato nella cantina degli anni Settanta, per tuffarci nel decennio successivo, è stato ripescato da Beppe Grillo per travestirsi da rivoluzionario. Avevamo archiviato frettolosamente le magliette stropicciate e il giubbotto di pelle assieme al leaderismo e all’assemblearismo? Le barbe incolte e i riccioli scompigliati pressati con i beau geste situazionisti e le rappresentazioni immaginifiche? Lo scontro con il potere e l’illusione della rivoluzione fatta in casa, solo movimento e niente partiti, assieme alla collezione di volantini?
di Cinzia Leone
Tutto quello che abbiamo stipato e dimenticato nella cantina degli anni Settanta, per tuffarci nel decennio successivo, è stato ripescato da Beppe Grillo per travestirsi da rivoluzionario.
Avevamo archiviato frettolosamente le magliette stropicciate e il giubbotto di pelle assieme al leaderismo e all’assemblearismo? Le barbe incolte e i riccioli scompigliati pressati con i beau geste situazionisti e le rappresentazioni immaginifiche? Lo scontro con il potere e l’illusione della rivoluzione fatta in casa, solo movimento e niente partiti, assieme alla collezione di volantini? Quel repertorio di ingenuità e di errori, impastato con l’aspirazione alla giustizia sociale e la giovinezza, lo svuota cantine Grillo lo rispolvera per piacere agli attempati che di quel bric à brac si erano liberati senza farci i conti. E per sedurre i giovani, convinti di pagare il prezzo di quei conti mai fatti.
Quel decennio ha riempito con i suoi cimeli le cantine di molti. Ma Grillo lo svuota cantine da quei sogni archiviati malamente sceglie il peggio, evitando dibattiti e pericolosi faccia a faccia. Meglio i clic sul suo blog, le adunate di piazza e le nuotate eroiche. Meglio il peggio della Seconda Repubblica, travestito da rivoluzione populista permanente.
Pop nella grafica come una copertina di Re Nudo, ma censorio come un editto giacobino, sul sito di Grillo spunta un dizionario “for dummies”. Alla M come Mandati recita: “Il M5s non candida chi ha svolto due mandati anche se interrotti”. Alla P come Primarie: “Nel M5s non ci saranno primarie (non si votano leader o leaderini) per le elezioni politiche, ma la scelta di portavoce per la Camera e per il Senato”. Alla T come Televisione: “Non sono ‘vietate’ interviste di eletti del M5s trasmesse in televisione per spiegare le attività di cui sono direttamente responsabili. E’ fortemente sconsigliata (in futuro sarà vietata) la partecipazione ai talk-show condotti abitualmente da giornalisti graditi o nominati dai partiti, come è il caso delle reti Rai, delle reti Mediaset e de La7”. Gli eletti del Movimento 5 stelle dovranno pur nuotare ben oltre lo stretto di Messina, in mare aperto tra Scilla e Cariddi della politica, nelle acque burrascose del Parlamento.
Come avvertimento, lo svuota cantine se la prende con Federica Salsi, che non è l’unica “attivista 5 stelle” ad andare in tv. E’ solo la più seducente. Il punto G con il “punto it” e il “punto com” condivide la punteggiatura e con il “punto org” anche una meravigliosa assonanza. Ma nessuna donna sana di mente vorrebbe avere come amante un signore così palesemente inesperto da paragonare una comparsata televisiva qualunque con il punto G.
Il punto è un altro, e non è G. Il punto è che a Grillo non sarebbe mai venuto in mente di fare lo stesso paragone con i molti maschi, ministri, sottosegretari ed editorialisti, imbullonati alle poltrone dei talk-show. Perché godono meno nell’apparire o perché sono uomini? Nella cantina degli anni Settanta, lo scatolone con su scritto “donne” Grillo l’ha evitato con cura. Se l’avesse aperto, di sicuro avrebbe trovato l'angelo del ciclostile, ma anche molto altro. Nel Movimento 5 stelle uno (chiunque sia) vale uno? Qualcuna ancora vale meno.
di Cinzia Leone


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
