
Finanza & Politica
Non è solo Berlusconi ad aizzare Lady Spread
Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, indice del rischio percepito dagli investitori rispetto al nostro debito pubblico, ha chiuso ieri a 355 punti, in rialzo rispetto ai 335 punti di venerdì scorso. In rosso anche le Borse europee: maglia nera per Atene (meno 8,34 per cento), poi Milano (meno 1,51), Madrid (meno 0,6) e Francoforte (meno 0,4). E’ questo l’effetto delle dichiarazioni di sabato dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, critiche del governo Monti?
Spagna e Grecia in difficoltà, non è (solo) Berlusconi ad aizzare Lady Spread. Il differenziale tra Btp italiani e Bund tedeschi, indice del rischio percepito dagli investitori rispetto al nostro debito pubblico, ha chiuso ieri a 355 punti, in rialzo rispetto ai 335 punti di venerdì scorso. In rosso anche le Borse europee: maglia nera per Atene (meno 8,34 per cento), poi Milano (meno 1,51), Madrid (meno 0,6) e Francoforte (meno 0,4). E’ questo l’effetto delle dichiarazioni di sabato dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, critiche del governo Monti? Gli analisti prendono in considerazione il fattore “instabilità politica in Italia” ma diffidano da interpretazioni tranchant. Secondo la banca d’affari giapponese Nomura, “è difficile far dipendere questo (andamento dei mercati, ndr) da uno sviluppo particolare”. I dubbi di Berlusconi sull’austerity pesano perché “potrebbero mettere a rischio l’approvazione del bilancio per il 2013, discusso ora in Parlamento”. Ma contano anche “le notizie negative in arrivo dalla Grecia”. Inoltre “le performance delle società americane non hanno aiutato”. Secondo Mario Seminerio, analista e curatore del blog Phastidio.net, “dopo il rally eccessivo degli attivi rischiosi nelle scorse settimane, c’era bisogno di ritracciare. I mercati erano in cerca di un alibi e il discorso di Berlusconi può aver agito da concausa”. Un sentimento generalizzato di “avversione al rischio in tutti i mercati” è anche il fattore individuato da Commerzbank. Dalla Spagna ieri è arrivato l’ennesimo dato negativo sulle vendite al dettaglio; in Grecia manca l’accordo sulle misure necessarie a sbloccare gli aiuti internazionali e Berlino resta contraria alla ristrutturazione del debito ellenico richiesta dal Fondo monetario.
Monti non vede “minacce” da Berlusconi e boccia l’idea del supercommissario Ue. “Minacce di ritiro della fiducia a questo governo non possono essere fatte – ha detto il premier – perché non le vivremmo come tali”. “L’attuale spread dell’Italia rispetto alla Germania è maggiore di quanto giustificato dai fondamentali del mercato. Oggi per qualche ragione che mi sfugge è a 350, molto meno dei 575 dell’anno scorso, ma sarebbe ragionevole avere uno spread considerevolmente più basso di questo”. Per Monti l’Italia “non dimentica” di aver fondato l’Europa unita, “qualche italiano sì”. L’ex preside della Bocconi, durante un incontro bilaterale con il premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha criticato la proposta tedesca di un supercommissario europeo ai bilanci pubblici, sostenuta anche da Mario Draghi (Bce): “Con nuove prove di virtù fiscale si rischia di far pensare ai mercati che gli strumenti attuali non funzionano”.
Un “caso Marchionne” nel settore alimentare italiano. Ieri è stato convocato d’urgenza per martedì prossimo un comitato di presidenza di Federalimentare. I vertici della Federazione italiana dell’industria alimentare (presieduta da Filippo Ferrua Magliani, vicepresidente di Ferrero), dopo sollecitazioni che sarebbero arrivate dai piani alti di Confindustria, intendono ricucire lo strappo con alcune associazioni datoriali del settore. Sabato scorso, infatti, Federalimentare ha firmato il rinnovo del contratto nazionale per 400 mila lavoratori, ma secondo Assocarni, Assica, Una, Anicav e Assalzoo – che hanno abbandonato la trattativa – troppe sarebbero state le concessioni fatte ai sindacati e insignificanti i passi avanti su produttività e flessibilità.
Nel grafico: ITALIA FANALINO DI CODA. Secondo i dati dell’Ocse dal 1990 a oggi, è nei paesi anglosassoni che si produce più pil (prodotto interno lordo) per ogni ora lavorata (linea viola nel grafico). In Italia invece la produttività è aumentata meno che negli altri paesi (linea tratteggiata).


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