In fuga da Todi2

Redazione

Ci sono silenzi più significativi di altri. Quello che ha circondato la seconda edizione del “Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”, giornalisticamente Todi2, se paragonato agli squilli di tromba che avevano accompagnato i primi “stati generali” dei cattolici, dice da solo che la stagione è finita. Un anno fa, a scriverne in prima pagina e quasi a dettarne il programma era stato il direttore del Corriere della Sera in persona.

    Ci sono silenzi più significativi di altri. Quello che ha circondato la seconda edizione del “Forum delle persone e delle associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro”, giornalisticamente Todi2, se paragonato agli squilli di tromba che avevano accompagnato i primi “stati generali” dei cattolici, dice da solo che la stagione è finita. Un anno fa, a scriverne in prima pagina e quasi a dettarne il programma era stato il direttore del Corriere della Sera in persona. Ma allora c’era ancora da mandare a casa Silvio Berlusconi, lo spread già galoppava e qualcuno alla Cei (non tutti) coltivava l’ambizioso progetto di piazzare in un governo di larghe intese dei professori d’area cattolica, che facessero  poi da start up per un nuovo partito. Un anno dopo, di tutte le sigle inizialmente coinvolte ne sono rimaste solo sette. E alla vigilia del Forum ci sono state due defezioni decisive. Quelle di Coldiretti, la maggiore organizzazione in termini di adesioni: “Riteniamo opportuno come atto di coerenza di non partecipare”, ha detto il presidente Sergio Marini, perché “percorsi, contenuti e forme non ci sembrano adeguatamente approfonditi per trarre conclusioni condivise. Non vorremmo che l’ambizioso progetto… si trasformi o possa essere strumentalizzato come vetrina verso questa o quella ipotesi di candidatura”. Peggio ancora, 48 ore prima dell’inizio si era dimesso Natale Forlani, portavoce e animatore di Todi, infastidito dalla “tentazione di trasformare l’incontro e la stessa esperienza del Forum in un passaggio proto-elettorale e non in una riflessione di lungo periodo”. Che è un po’ quello che invece è andato predicando Andrea Olivero, presidente delle Acli, nel “documento politico”: “Non fare esaurire la stagione Monti. Dar vita a una maggioranza politica che continui l’opera di Monti”.

    E’ vero, Monti non si candida, ma in Vaticano molti continuano a pensare che rimanga la scelta migliore. Probabilmente una listarella centrista filomontiana per tenere il punto alla fine ci sarà. Ma anche alla Cei hanno il fiato corto, in quasi due anni non è emerso né un progetto né un’indicazione coerente per un partito cattolico-riformista in grado di sostenere il presidente del Consiglio recordman di visite al Papa. Forlani, intanto, sarà a Norcia dove si riuniscono le anime pidiellino-cattolico-moderate di Magna Carta e Casini sembra più tentato di allacciare rapporti con Alfano che lanciarsi davvero in un’avventura neodemocristiana. In questa situazione, il filosofo Dario Antiseri, a Todi2, è stato tranchant: “Dobbiamo dirlo però, per vent’anni i cattolici non hanno saputo dire nulla di rilevante, nessun giudizio politico importante a fronte delle difficoltà del paese. E ora che facciamo? Scriviamo un programma, e poi chiediamo ad altri di realizzarlo?”.