
Il vero problema del Tg3 Piemonte e il dramma degli invasori di campo
Nella redazione del Tg3 Piemonte hanno chiaramente diversi problemi, e da ben prima che il loro geniale inviato allo stadio facesse dire a un tifoso juventino del sud Italia che “i napoletani sono dappertutto, come i cinesi”, chiosando con un “li distinguete dalla puzza”. Ne segnalo almeno un paio: chi sceglie le cravatte del conduttore? Mi è capitato di vedere roba brutta in giro nella mia lunga vita, ma cravatte brutte così nemmeno Gianfranco Fini. Capisco poi il radicamento nel territorio, ma far parlare tutti i giornalisti come Gianduja non è un po’ troppo?
Londra. Nella redazione del Tg3 Piemonte hanno chiaramente diversi problemi, e da ben prima che il loro geniale inviato allo stadio facesse dire a un tifoso juventino del sud Italia che “i napoletani sono dappertutto, come i cinesi”, chiosando con un “li distinguete dalla puzza”. Ne segnalo almeno un paio: chi sceglie le cravatte del conduttore? Mi è capitato di vedere roba brutta in giro nella mia lunga vita, ma cravatte brutte così nemmeno Gianfranco Fini. Capisco poi il radicamento nel territorio, ma far parlare tutti i giornalisti come Gianduja non è un po’ troppo? Detto questo, al danno del servizio razzista si è aggiunta anche un’altra beffa, per dirla come in un servizio della “Domenica Sportiva”: Roberto Saviano, evidentemente non abbastanza impegnato dalle dodici raccolte firme che sta portando avanti senza soluzione di continuità, ha commentato su Twitter che “quando i piemontesi videro il bidet nella Reggia di Caserta lo definirono ‘oggetto sconosciuto a forma di chitarra’”. A parte il fatto che la superiorità culturale non si misura a colpi di bidet (qui in Inghilterra ci facciamo la doccia e stiamo bene lo stesso), ma quelli del Tg3 Piemonte si rendono conto che abbiamo seriamente rischiato un altro appello di Saviano, “Sì al bidet no alla bagna cauda”?
Fatti altrettanto seri intanto succedono nella mia Sheffield, dove durante la sfida tra Leeds e lo Sheffield Wednesday (cugino sfigato del glorioso United) abbiamo assistito alla riproposizione di un grande classico del calcio: invasione di campo di un tifoso con caduta sull’erba, bagnata o asciutta che sia. Possibile che dopo tanti anni non abbiano ancora imparato? Possono esserci variazioni sul tema (il tifoso che entra in campo per fare lo scemo, quello che calcia il pallone verso la porta avversaria, quello che mena il portiere avversario, come successo a Leeds, appunto), ma il finale è sempre lo stesso, più degno di una comica di Benny Hill che di un gesto di protesta. Se si deve fare un’invasione, che la si faccia bene. Capisco la mossa istintiva, ma perché indossare le Clarks, o le suole di cuoio, o un paio di Superga anni Ottanta, quelle a parallelepipedo? Se gli invasori di campo vogliono continuare a vivere in un luogo comune, facciano pure, ma com’è possibile che a nessuno sia mai venuto in mente di calzare un paio di scarpe con i tacchetti prima di scavalcare i cartelloni pubblicitari?
Infine un pensiero per i milanisti, in particolare Lanfranco Pace, brutti come una cravatta del Tg3 Piemonte e con un portiere di riserva più fuori luogo dell’esonero di De Canio. I rossoneri quest’anno hanno inventato un nuovo tipo di gioco: ci danno dentro quando gli avversari hanno smesso di giocare. Dovreste vedere quanti gol ha fatto Pazzini quando la Lazio è tornata negli spogliatoi.
Jack O’Malley


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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