
Con chi sta Bersani?
Il significato delle polemiche intorno al caso Fassina
Ma quindi? Con chi sta Pier Luigi Bersani? Ieri sul Foglio il responsabile Economia del Partito democratico Stefano Fassina ha pubblicato un lungo intervento per spiegare la ragione per cui, a suo avviso, nel futuro il Pd non potrà fare a meno di rottamare l’agenda Monti per sostituirla con una nuova piattaforma politica alternativa a quella dei tecnici di governo.
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Ma quindi? Con chi sta Pier Luigi Bersani? Ieri sul Foglio il responsabile Economia del Partito democratico Stefano Fassina ha pubblicato un lungo intervento per spiegare la ragione per cui, a suo avviso, nel futuro il Pd non potrà fare a meno di rottamare l’agenda Monti per sostituirla con una nuova piattaforma politica alternativa a quella dei tecnici di governo. Fassina – pur riconoscendo i meriti di Monti e pur premettendo che qualora il Pd dovesse vincere le elezioni non verrà stravolto nulla di quanto di buono fatto da questo governo – sostiene che l’agenda Monti non “sta funzionando” e nel suo intervento, citando anche diversi studi del Fondo monetario internazionale, spiega perché, numeri alla mano, il programma dei tecnici sta facendo persino danni al paese. La posizione di Fassina, come era preventivabile, è stato criticata in modo severo da un numero consistente di esponenti di peso del Partito democratico. Ma a parte le scontate sculacciate arrivate dai montiani del Pd (veltroniani, napolitaniani, renziani) la critica più dura è arrivata dal vicesegretario Enrico Letta.
Letta, come Fassina, alle primarie sostiene Bersani e per questo ieri in tarda mattinata ha chiesto subito un chiarimento al segretario sulla linea ufficiale del Pd. “Con l’intervento di Fassina – ha scritto Letta sul suo blog – si è passato il segno. Tra tante analisi di sistema, più o meno condivisibili, vi è una inaccettabile conclusione che appare in stridente contraddizione con tutto ciò che di positivo il Pd ha fatto in questi mesi, sostenendo il governo Monti o contribuendo a correggerne gli errori. Le tesi espresse nell’articolo contro l’agenda Monti sono smentite nella realtà dall’impostazione che il Pd ha sposato e dalle scelte che Bersani ha compiuto e il segretario è sempre stato inequivocabile da questo punto di vista. Motivo per tanti di noi determinante per appoggiarlo alle primarie del centrosinistra. Primarie che sono certo vincerà, nonostante Fassina”.
La richiesta di chiarimento di Letta, con il suo attacco al responsabile Economia del Pd, si inserisce in un dibattito significativo che da qualche tempo si è aperto nel mondo bersaniano. Gli avversari del segretario del Pd, si sa, rimproverano spesso Bersani per aver costruito un partito troppo sbilanciato sul suo versante più sinistro e il leader democratico è da mesi che prova a rimanere sul filo mediando costantemente tra le posizioni più vendolian-sindacaliste del suo partito e quelle più montian-centriste. Il discorso di domenica scorsa, quello molto applaudito e molto apprezzato tenuto all’assemblea nazionale del Pd, in questo senso è stato un piccolo capolavoro diplomatico di Bersani. Il segretario del Pd, in quell’occasione, ha detto che il Partito democratico non deve occuparsi di stracciare l’agenda Monti ma deve invece semplicemente badare a scrivere una nuova agenda economica a livello europeo (“Io ho già detto che la continuità con Monti sarà la salvezza di un’Italia che è europea e europeista”). Applausi a scena aperta da tutti, anche da alcuni insospettabili e ipermontiani come Pietro Ichino, che pur sostenendo apertamente Renzi ha ammesso che quello di domenica è stato un “grande Bersani” (pur con i suoi limiti: “Come si può – ha scritto sul suo blog Ichino – pensare di costruire una coalizione di governo credibile, che fa sua la strategia europea disegnata da Mario Monti, avendo come principale alleato un partito, Sel, che ogni giorno indica quella stessa strategia come la rovina del paese e compie scelte concrete che vanno in direzione opposta?”).
Ieri però la traiettoria del Pd bersaniano, anche grazie a Fassina, ha nuovamente “sbandato” a sinistra e tra i democratici sono stati in molti ad aver fatto notare a Bersani che rottamare l’agenda Monti è più o meno la stessa posizione che nel centrosinistra hanno i vari Nichi Vendola, Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero (e forse anche Franco Turigliatto). E così in giornata non poteva non arrivare la risposta sul caso dello stesso Bersani. Sono le 15.47 e il segretario prova a mettere le cose in chiaro. “Fassina? Ho detto mille volte che Monti ha dato un’idea di rigore e di credibilità al paese che è un punto di non ritorno. Dovremo cercare di metterci più lavoro e più equità. Le cose così non vanno. Bisogna cambiare l’agenda europea e quindi quella italiana perché certamente questo orientamento tra austerità, recessione e distacco tra cittadini, istituzioni e politica è un germe che sta girando in tutta Europa”.
Una risposta che, come è evidente, non smentisce però una sola riga dell’intervento di Fassina e che rinforza invece l’impressione che la linea Bersani non sia diversa dalla linea Fassina. Solo un’impressione? Secondo Massimo D’Antoni, professore di Scienze della Finanza molto ascoltato da Bersani e autorevole opinionista dell’Unità, non è affatto un’impressione. “Sarebbe stata sorprendente una smentita – ha scritto ieri su Twitter il professore – vista la piena coincidenza tra la lettura della situazione economica di Fassina e quella di Bersani”. Più chiaro di così.
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