“Il Concilio ha reso i cattolici un po' più protestanti”. Parla Gregory

Giulio Meotti

“I problemi dottrinali irrisolti e i conflitti religiosi e politici nati dalla Riforma protestante hanno costretto a prendere una direzione di secolarizzazione e di separazione della religione dal resto della vita pubblica”. Nel suo nuovo libro di seicento pagine, “The Unintended Reformation”, pubblicato dalla prestigiosa Harvard University Press, Brad Gregory ripercorre le tappe storiche e culturali che hanno portato alla crisi della ragione occidentale e al relativismo, partendo dalla Riforma di Lutero, Calvino e Zwingli e dalle guerre di religione in Europa.

    Roma. “I problemi dottrinali irrisolti e i conflitti religiosi e politici nati dalla Riforma protestante hanno costretto a prendere una direzione di secolarizzazione e di separazione della religione dal resto della vita pubblica”. Nel suo nuovo libro di seicento pagine, “The Unintended Reformation”, pubblicato dalla prestigiosa Harvard University Press, Brad Gregory ripercorre le tappe storiche e culturali che hanno portato alla crisi della ragione occidentale e al relativismo, partendo dalla Riforma di Lutero, Calvino e Zwingli e dalle guerre di religione in Europa.
    Docente alla Notre Dame University, la maggiore università cattolica d’America, Gregory viene dal vivaio di Alasdair MacIntyre, l’autore del celebre “Dopo la virtù”, è dunque un avversario del “pensiero debole”. Il libro di Gregory – che il Financial Times ha definito “elegante e straordinariamente erudito” – ha scatenato un fitto dibattito negli Stati Uniti (da ultimo un saggio di Mark Lilla su New Republic).
    A partire dal protestantesimo, sostiene Gregory, si sono imposte “la separazione della religione dalla scienza”, la “relativizzazione di ogni forma di fede”, il “soggettivismo della moralità”, la “secolarizzazione della conoscenza nelle università”, la graduale “sottomissione delle chiese allo stato moderno” e di entrambe al capitalismo (è la lezione di Max Weber che Gregory porta a esempio).

    “La persecuzione delle minoranze religiose è stata risolta con la privatizzazione della religione”, dice Gregory al Foglio. “Sia i cattolici sia i protestanti continuavano a combattersi in Europa con pretesa di dominio l’uno sull’altro. Questa situazione generò il desiderio di trovare un fondamento comune del vivere civile che non si basasse sulla religione. Da qui la pretesa di pensare che un simile fondamento potesse essere la sola ragione umana. Nessuno è più costretto da allora ad aderire a una chiesa, come avveniva in gran parte dei paesi europei nell’era moderna. Ma questa soluzione ha fatto sì che la filosofia secolarizzatrice prendesse il posto della religione nel provvedere a dare risposte morali. La protezione della vita, della libertà e della ricerca della felicità, come recita notoriamente la Costituzione degli Stati Uniti, non ci dice nulla su come vivere, esercitare la libertà o cosa sia questa felicità. A causa della mancanza di ideali condivisi, il nostro è diventato un liberalismo sterile, che si manifesta in modi diversi in Europa e nord America. Gli stati liberali sono diventati più coercitivi al fine di garantire la stabilità. La secolarizzazione e lo scientismo stanno sovvertendo gli assunti fondamentali della modernità dall’interno, facilitati dallo stesso liberalismo che ha risolto i problemi della coesistenza religiosa nell’Europa moderna”.

    Nonostante sia un intellettuale e uno storico di matrice cattolica, Gregory riconosce che l’occidente ha un debito profondo con il protestantesimo. “Molti degli elementi che associamo spesso al protestantesimo e che sono tenuti in grande considerazione nella nostra società, come la libertà individuale, non vennero affatto apprezzati dai riformatori protestanti. Direi poi che l’enfasi protestante sulla Bibbia ha contribuito positivamente alla nostra società e che su questo neppure i nostri secolaristi sarebbero d’accordo”. Secondo Gregory, il Concilio Vaticano II, di cui in questi giorni si celebra l’anniversario a Roma, ha una vena, per così dire, “protestante”. “Il Concilio ha incorporato nella chiesa cattolica elementi protestanti associati alle chiese riformate a partire dal XVI secolo, come l’uso del linguaggio profano e l’enfasi sul ruolo del laicato nella chiesa”, ma si tratta di una sindrome, dice Gregory, persino più profonda: “A partire dal XX secolo, richiamandosi al pluralismo protestante, un gran numero di persone ha dichiarato che nessuna rivendicazione religiosa era veritiera. In questo stesso milieu culturale, molti cattolici occidentali – soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II – hanno deliberatamente rigettato alcune verità del magistero della chiesa cattolica, comprese alcune fondamentali sull’autorità. Questi cattolici, sanzionando l’autonomia individuale moderna, sono diventati essi stessi autorità de facto delle verità morali, che John Henry Newman ha criticato nel XIX secolo come il ‘diritto al giudizio privato’. In questo senso la protezione legale e politica della fede religiosa accordata dagli stati moderni è diventata l’incubatrice istituzionale dell’iperpluralismo contemporaneo. Un pluralismo che rafforza l’impressione relativistica che tutte le religioni siano una questione privata, soggette alla preferenza irrazionale e personale, una sorta di proiezione freudiana”. Dalla privatizzazione religiosa deriverebbe anche il materialismo scientifico. “Se la morale, come la religione, è soltanto una funzione della preferenza soggettiva, se non c’è bene umano intrinseco e neppure una ‘natura umana’, l’Homo sapiens non sarebbe altro che un ominide adattato e non ci sono impedimenti morali alla manipolazione genetica degli esseri umani”.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.