Meglio l'Everton delle pagliacciate del calcio europeo

Jack O'Malley

Ognuno ha la pagliacciata che merita. Il campionato italiano ha il derby del dopolavoro, con tanto di erba semisintetica e giocatori che se sono ignoti ai più un motivo ci sarà. Massimo Moratti fa tenerezza quado evoca José Mourinho per cercare di convincersi che in fondo la sua Inter non è poi così male. Il Milan scornato dice che l’arbitro è cornuto e si appella ai dodici secondi che avrebbero potuto cambiare la partita, roba che sarebbe disdicevole anche in uno sport coloniale tipo il basket o quell’altro football. Che mestizia.

    Londra. Ognuno ha la pagliacciata che merita. Il campionato italiano ha il derby del dopolavoro, con tanto di erba semisintetica e giocatori che se sono ignoti ai più un motivo ci sarà. Massimo Moratti fa tenerezza quado evoca José Mourinho per cercare di convincersi che in fondo la sua Inter non è poi così male. Il Milan scornato dice che l’arbitro è cornuto e si appella ai dodici secondi che avrebbero potuto cambiare la partita, roba che sarebbe disdicevole anche in uno sport coloniale tipo il basket o quell’altro football. Che mestizia. La Liga ha la pagliacciata circense di Messi, Cristiano Ronaldo, delle difese allegre fino alla comicità e della paella della riconciliazione, con appuntamento al prossimo funerale della diagonale difensiva. Nel campionato francese, competizione istituita di recente, ché prima c’erano soltanto gli allievi regionali con un paio di fuori quota, il Paris Saint Germain di Ibrahimovic e compagnia palleggiante non riesce a vincere con l’Olympique Marsiglia, squadra che evoca competizioni europee degli anni Novanta. Roba che quando i francesi giocavano io mi guardavo sulla Bbc il programma “It’s a Knockout”, che da voi mi pare si chiamasse Giochi senza frontiere.

    Ma la verità è che anche in patria non si sorride. Va bene che il Liverpool è in crisi calcistica da qualche tempo ormai, ma in casi estremi dovrebbe valere la legge non scritta secondo cui se perdi in casa contro l’Udinese di quest’anno dovresti chiudere per ferie almeno un anno e lasciare agli altri i campi di calcio. Anfield incuteva ancora un po’ di timore agli avversari, ma ora che i friulani (onore a loro, per carità, giusto il Torino non è riuscito a batterli finora, e ho detto tutto) sono venuti a vincere 3-2 in Europa League tutto è possibile, anche che l’Huffington Post italiano sia considerato un quotidiano on line di successo. I Reds facciano l’esame di coscienza e lascino il palcoscenico all’altra squadra della città, quell’Everton che continua a giocare bene e soprattutto a stare lassù dove solo osano le grandi (e il West Bromwich). Una seconda vita per l’Everton, così come per Phil Neville, passato dai fasti dello United alla mezza classifica perenne. Da un po’ è il capitano dell’Everton, e finalmente si gode una stagione all’altezza del suo passato mentre il fratello Gary, dopo avere vinto tutto con i Red Devils e avere anche fatto un paio di anni da panchinaro-mascotte, oggi in tv fa (meglio) quello che da voi fa Beppe Bergomi. E beve birra con Roy Hodgson in Nazionale.