Libia, l'attacco al consolato e la morte dell'ambasciatore americano

Redazione

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, "condanna fermamente lo scellerato attacco" al consolato americano di Bengasi avvenuto ieri sera in cui sono rimasti uccisi quattro funzionari di Washington, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens.Dura la condanna anche da parte del segretario di stato americano Hillary Clinton che, durante una breve conferenza stampa, ha dichiarato che l'attacco è stato portato a termine "da un gruppo di dimensioni ridotte, non dal governo libico".

    Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, "condanna fermamente lo scellerato attacco" al consolato americano di Bengasi avvenuto ieri sera in cui sono rimasti uccisi quattro funzionari di Washington, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens. Allo stesso tempo, Obama ha ribadito di voler "respingere ogni tentativo di denigrare le religioni altrui". Dura la condanna anche da parte del segretario di stato americano Hillary Clinton che, durante una breve conferenza stampa, ha dichiarato che l'attacco è stato portato a termine "da un gruppo di dimensioni ridotte, non dal governo libico" aggiungendo che, in collaborazione con quest'ultimo, sarà fatto "di tutto affinchè i responsabili siano assicurati alla giustizia". Per Clinton, infatti, "una Libia libera e stabile è ancora negli interessi americani". Di certo, per il segretario di stato, "Stevens sarà ricordato come un eroe in ogni nazione". Clinton ha poi concluso le sue dichiarazioni con un monito: "Questa violenza senza senso dovrebbe scuotere le coscienze dei popoli di tutte le fedi religiose in tutto il mondo. E' particolarmente grave che sia accaduta nel giorno dell'anniversario dell'11 settembre, così importante per tutti gli americani". Proprio riferendosi all'11 settembre il segretario ha ricordato: "Quel giorno ci fa pensare che il lavoro per porre fine a ogni violenza ed estremismo non è finito e che lo sforzo per costruire un mondo più sicuro e stabile va avanti". Pesanti sono state le critiche giunte all'amministrazione Obama dal candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali di novembre Mitt Romney. Romney, esprimendosi sull'accaduto, ha definito "poco chiara" la politica estera messa in campo da Barack Obama.

    Dal canto suo il presidente Obama, che ha tenuto una conferenza stampa a distanza di pochi minuti dal segretario di stato Clinton, ha dichiarato: "L'attentato al consolato americano di Bengasi è del tutto ingiustificato e il mondo deve restare unito nel condannare tali atti. Non c'è giustificazione a questo tipo di violenza senza senso". Sui rapporti fra Stati Uniti e Libia, Obama ha chiarito che "l'attacco subito non romperà i legami" fra i due stati, ma al contempo ha assicurato: "Sarà fatta giustizia e le autorità americane e quelle libiche lavoreranno per individuare e assicurare alla giustizia gli assassini".

    La Casa Bianca ha confermato quanto da ore già circolava in rete, dopo che la tv libica Al Asima (ripresa successivamente da Al Arabiya e al Jazeera) aveva parlato dell'assassinio del diplomatico americano.

    #BreakingNews: The U.S. ambassador to #Libya was killed during an attack on the consulate in Benghazi, Al Arabiya sources report. #US

    — Al Arabiya English (@AlArabiya_Eng) Settembre 12, 2012

    In Italia, il primo quotidiano a dare la notizia è stato Il Foglio.

    Tv libica al Asima dice che i morti americani a Bengasi sono 4. Notizia senza conferme

    — Daniele Raineri (@DanieleRaineri) Settembre 12, 2012

    Il pretesto per l'attacco – protrattosi per più di quarantacinque minuti – è stata la diffusione in lingua araba di un film prodotto lo scorso luglio negli Stati Uniti sul profeta Maometto il cui contenuto sarebbe stato giudicato blasfemo. Ieri, il pastore americano Terry Jones, già noto per aver dato alle fiamme una copia del Corano nel marzo 2011, ha annunciato di aver diffuso un video a basso costo in cui Maometto viene ritratto in atteggiamenti intimi con la moglie e intento a parlare con un asino. Attacchi simili erano scoppiati nelle stesse ore anche al Cairo.

    Il presidente del Congresso generale nazionale libico, Mohamed al Megaryef, ha presentato le scuse di Tripoli "agli Stati Uniti, al popolo americano e al mondo intero", durante una conferenza stampa appositamente convocata. L'ambasciata statunitense in Libia ha deciso di avviare le procedure di evacuare del suo consolato a Bengasi e di trasferire via aerea a Tripoli i 35 funzionari che vi lavorano, oltre ai cadaveri delle quattro vittime dell'attacco di ieri sera, tra i quali ci sarebbe anche l'ambasciatore, Chris Stevens. Al contempo, squadre di marine hanno lasciato la Spagna alla volta della capitale libica per rafforzare la sicurezza della sede diplomatica americana.

    Christopher Stevens, l'ambasciatore Usa in Libia ucciso a Bengasi, si era insediato a maggio alla guida dell'ambasciata a Tripoli, ma era già stato il numero due dell'ambasciata tra il 2007 e il 2009 e l'inviato speciale presso il Consiglio nazionale transitorio a Bengasi durante la rivolta contro Muammar Gheddafi, tra il marzo e il novembre del 2011. La sua carriera diplomatica si era svolta principalmente nel mondo arabo, con incarichi a Gerusalemme, Damasco, Cairo e Riad. Originario della California, parlava il francese e l'arabo, imparato quando da giovane aveva insegnato inglese in Marocco come volontario dei Peace Corps. Sulla pagina Facebook dell'ambasciata, Stevens diceva di considerarsi "fortunato di poter partecipare a questo incredibile periodo di cambiamento e di speranza per la Libia". Di seguito il video di presentazione dell'ambasciatore Chris Stevens.