Pochi, porcellum e subito

La fretta del Pd di vincere per smetterla con il rigore

Redazione

“Una parte del Pd pensa, legittimamente, ma secondo me sbagliando un po’ i calcoli, che sia meglio votare subito anche con il porcellum”. E Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, si riferisce a umori, ragionamenti politici, che in queste ore sono tornati ad agitare gli ambienti più vicini al segretario Pier Luigi Bersani; proprio nel giorno in cui Mario Monti è stato bersagliato di critiche dal mondo politico tedesco per quel passaggio della sua intervista al settimanale Spiegel in cui diceva testualmente che “ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento”.

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    “Una parte del Pd pensa, legittimamente, ma secondo me sbagliando un po’ i calcoli, che sia meglio votare subito anche con il porcellum”. E Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, si riferisce a umori, ragionamenti politici, che in queste ore sono tornati ad agitare gli ambienti più vicini al segretario Pier Luigi Bersani; proprio nel giorno in cui Mario Monti è stato bersagliato di critiche dal mondo politico tedesco per quel passaggio della sua intervista al settimanale Spiegel in cui diceva testualmente che “ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento”. I leader della Csu tedesca, e anche il ministro degli Esteri Guido Westerwelle, quasi gli hanno dato del dittatore. Critiche, in realtà, molto condivise anche in Italia, negli stessi ambienti democratici che premono affinché il segretario del Pd provochi una accelerazione verso le urne anticipate. “Bersani deve parlarne con Napolitano. Bisogna votare il prima possibile. Ma l’operazione funziona soltanto se a tirare i fili sono il Quirinale e Palazzo Chigi. Altrimenti è chiaro che non se ne fa nulla”, dice al Foglio un dirigente solidamente socialdemocratico del Pd che vuole restare anonimo. “Le cose non si mettono bene”, spiega. “Finirà che Mario Monti sarà costretto a firmare il famigerato memorandum. Ecco, tanto vale andare alle elezioni subito e avere un governo legittimato che possa essere in grado di contrattare e persino di resistere ai partner internazionali”.

    Insomma questa è la linea che serpeggia neanche troppo nascosta nelle stanze del Nazareno, quartier generale del Partito democratico. “E’ una linea che emerge abbastanza chiara persino leggendo l’Unità”, dice anche Polito. “Erano due decenni che l’Unità non interpretava così puntualmente la linea del partito. Nei romanzi gialli si dice ‘follow the money’, in questo caso si potrebbe dire ‘follow the paper’. Ovvero, se vuoi scoprire la verità devi seguire il giornale”, e forse l’editorialista del Corriere si riferisce in particolare a un paio di articoli pubblicati ieri sul giornale fondato da Antonio Gramsci e diretto da Claudio Sardo. Uno di questi articoli era intitolato: “Non ci serve il fondo salva stati”, e in fondo al pezzo si poteva leggere la firma di Stefano Fassina, responsabile economico del partito, proprio quello stesso Fassina che mesi fa – molto criticato – aveva proposto di votare a ottobre.

    L’articolo, molto critico con Monti (“continuare a insistere sullo smantellamento del welfare, ipocritamente raccontato come taglio agli sprechi o spending review, porta al naufragio”), non parlava di elezioni anticipate, ma le urne si agitavano sullo sfondo e dietro ogni riga del pezzo consegnato da Fassina all’Unità. “Da un certo punto di vista il ragionamento fila”, sostiene Polito. “C’è chi dice: visto che il commissariamento arriverà, tanto vale prima incamerare i voti e poi firmare il memorandum. Viceversa, la campagna elettorale sarebbe molto dura. Alcuni di loro, nel Pd, pensano che la vittoria dei socialdemocratici in Germania cambierà gli equilibri. E dunque pensano di potercela fare, anche da soli, al governo. Lo avevano pensato anche di Hollande in Francia, e non è andata così. Inseguono una linea keynesiana. Mi sembra tutto decisamente complicato”.

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