Ryanair abbandona la Grecia, ma non per colpa d'Atene

Marco Valerio Lo Prete

Sui giornali e i social network italianofoni, lo scorso fine settimana, c'è stato il tirassegno a Ryanair, colpevole di aver fatto attendere troppo (una notte intera, pare) un volo di 170 persone in partenza dall'isola greca di Kos, volo con a bordo passeggeri illustri come Mogol. La settimana scorsa, invece, i principali quotidiani italiani si occupavano ancora della low-cost irlandese, dicendo che il gruppo sta per tagliare molte delle sue destinazioni spagnole e greche a causa della crisi economica e quindi del fatto che Madrid e Atene non potrebbero più garantire tasse contenute per gli aeroporti minori che Ryanair utilizza.

    Sui giornali e i social network italianofoni, lo scorso fine settimana, c'è stato il tirassegno a Ryanair, colpevole di aver fatto attendere troppo (una notte intera, pare) un volo di 170 persone in partenza dall'isola greca di Kos, volo con a bordo passeggeri illustri come Mogol. La settimana scorsa, invece, i principali quotidiani italiani si occupavano ancora della low-cost irlandese, dicendo che il gruppo sta per tagliare molte delle sue destinazioni spagnole e greche (a partire da Kos e Rodi, appunto) a causa della crisi economica e quindi del fatto che Madrid e Atene non potrebbero più garantire tasse contenute per gli aeroporti minori che Ryanair utilizza.

    Ma la situazione è davvero questa? Non proprio, almeno per quanto riguarda la Grecia. Si prenda il comunicato pubblicato sullo stesso sito della società irlandese (del maggio 2012):

    Ryanair will now close 11 routes to Kos and 13 routes to Rhodes, one month before the end of the summer season, resulting in the loss of over 23,000 high spending tourists and over €18m in tourism revenues to the local economy, after DETAP and the Mayor of Kos reneged on an agreement with Ryanair to promote these flights internationally. This promotion together with Ryanair’s low fares, would have guaranteed passenger growth and high spending tourists. (Leggi qui il comunicato integrale)

    Tra gli osservatori più maliziosi c'è chi nota che la sospensione dei voli arriverà soltanto in bassa stagione, come se in Ryanair – alla luce delle prenotazioni – avessero pensato che in fondo ottobre e novembre non sarebbero comunque stati un affare. Ma la vicenda resta aperta per la prossima stagione estiva, quella del 2013, e da Dublino insistono: sospendiamo i voli da ottobre 2012 (con un mese di anticipo rispetto alla fine della stagione) perché la Camera di commercio del Dodecanneso (Detap) e il sindaco di Kos non sono stati ai patti

    Quali patti? Essenzialmente il gruppo irlandese aveva chiesto che gli operatori locali (grandi alberghi, piccoli alberghi, esercizi commerciali connessi al turismo) si spartissero pro quota la cifra di 160mila euro circa per pubblicizzare le due rotte (Kos e Rodi) in tutta Europa. Una cifra eccessiva? Non proprio, visti i toni allarmistici utilizzati dall'associazione degli albergatori di Kos per stimare le perdite associate all'interruzione dei voli: "Il risultato negativo dei voli cancellati in ottobre e novembre – si legge in una nota di Minas Hatzimihail & Constantina Svinou della Hotelier Association of Kos – significa 10.000 arrivi in meno sull'isola e una perdita di circa 6-8 milioni di euro per l'economia locale, in un momento di crisi per il turismo e l'economia locale tutta". I due responsabili del settore, in precedenti occasioni, avevano anche chiesto di essere ascoltati come parte in causa dal sindaco. Anche tre differenti piccoli operatori turistici di Kos (due nel settore ristorazione e uno nel settore alberghiero) sentiti direttamente dal Foglio ritengono che la cifra richiesta – spartita tra i 300 operatori dell'isola – non fosse affatto inarrivabile. Non solo: proprio per il mancato accordo tra Kos e compagnia irlandese si è dimesso Ioannis Balalis, vicesindaco di Kos con delega al turismo, anche lui polemico nei confronti del sindaco.

    Ultima questione, non meno importante: se quanto scritto è vero, perché le municipalità di Kos e Rodi si sarebbero lasciate sfuggire Ryanair con il suo bottino di turisti da spartire tra tutte le isole del Dodecanneso? Pare esista soltanto un possibile attore economico interessato a fare piazza pulita della celebre low-cost, e cioè la classica agenzia di viaggio all-inclusive. Quella che, per intenderci, organizza viaggi di comitive intere dall'inizio alla fine, dal volo di andata a quello di ritorno, passando per il villaggio con supermarket e bar all'interno. I voli low-cost fanno concorrenza a questi gruppi, attirando viaggiatori fai-da-te che prenotano online il volo e poi finiscono per muoversi indipendentemente dai circuiti legati ai grandi resort (magari spendendo di più in esercizi locali). E tra i gruppi all-inclusive dominanti a Kos e Rodi ci sono l'inglese Thomas Cook e la tedesca TUI Travel, con quest'ultima che – sempre secondo le indiscrezioni del Foglio – andrebbe d'amore e d'accordo con il sindaco di Kos. Quello che, per mandare via Ryanair, è disposto a far dimettere il vicesindaco e far sollevare l'associazione degli albergatori locali. Altro che crisi, a scacciare Ryanair dalle isole greche potrebbe essere ben altro, perfino uno zampino tedesco.