Ossessioni grasse

Maurizio Stefanini

New economy e l'edilizia hanno deluso gli investitori. La Green economy avrebbe avuto un futuro radioso a partire da Rio+20, ma oggi è attaccata sia dagli ecoscettici che dai nuovi fautori della decrescita. Ma niente paura, assicura il centro ricerche della Bank of America Merrill Lynch: per i prossimi cinquant'anni sarà la lotta all'obesità a gonfiare le vele dell'economia mondiale. O più probabilmente sarà la prossima bolla economica a scoppiare.

    New economy e l'edilizia hanno deluso gli investitori. La Green economy avrebbe avuto un futuro radioso a partire da Rio+20, ma oggi è attaccata sia dagli ecoscettici che dai nuovi fautori della decrescita. Ma niente paura, assicura il centro ricerche della Bank of America Merrill Lynch: per i prossimi cinquant'anni sarà la lotta all'obesità a gonfiare le vele dell'economia mondiale. O più probabilmente sarà la prossima bolla economica a scoppiare.
    In effetti la coincidenza è sospetta. Subito dopo la sentenza della Corte suprema in favore dell'Obamacare (la legge che secondo i suoi detrattori imporrà agli americani il consumo di broccoli per farli stare meglio) l'agenzia per gli Alimenti e i medicinali di Washington (Fda) ha autorizzato per la prima volta il commercio di due farmaci contro l'obesità. E il centro studi Merrill Lynch ha caldamente consigliato ai fondi di investimento in cerca di nuovi affari di puntare sui ciccioni. “A livello mondiale, l'obesità è il più grande tema d'investimento per i prossimi 25 o 50 anni”, ha detto Sarbjit Nahal, stratega azionario del centro studi BofA del Merrill Lynch. “Attualmente l'obesità potrebbe essere la sfida più urgente relativa alla salute mondiale, e gli sforzi per affrontarla determineranno le prospettive dei funzionari e dei consigli di amministrazione delle imprese attorno al mondo”.

    Oggi sarebbero 1,4 miliardi le persone in sovrappeso nel mondo, secondo la ricerca di Merrill Lynch. Tra di loro, per lo meno mezzo miliardo di obesi. Il documento afferma che l'obesità è la quinta maggior causa di morte, con almeno 2,8 milioni di vittime all'anno. Qua si potrebbe ricordare che secondo l'Onu ancora nel 2006 erano morte di fame nel mondo 36 milioni di persone: ma è notorio che gli affamati sono, per definizione, consumatori meno rilevanti.

    Nel maggio scorso l'istituto americano di Medicina ha stimato che il costo delle malattie collegate all'obesità negli Stati Uniti oltrepasserebbe i 190 miliardi di dollari all'anno: il 21 per cento della spesa medica annuale, contro il 10 per cento che era stato stimato da studi precedenti. I costi per il trattamento medico dei pazienti obesi sarebbe il 40 per cento più alto di quello per i pazienti non obesi, e l'obesità in genere aumenterebbe del 50 per cento la spesa medica annuale dell'individuo, contro l'appena 20 per cento in più del fumo. Se si ha presente quella che è stata negli ultimi anni la battaglia internazionale contro il tabacco, il suggerimento di questi dati è che la lotta all'obesità dovrebbe essere di almeno una volta e mezza più convincente. Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, per esempio si è messo in testa di vietare le bevande gassate a scuole, negli ospedali e nelle istituzioni pubbliche. La Walt Disney ha annunciato in una conferenza stampa congiunta con Michelle Obama che avrebbe bandito sui propri canali tv ogni pubblicità di cibo spazzatura. Il governo federale ha imposto già da qualche tempo di aggiungere nei menu dei fast food le calorie degli alimenti.

    Ma qual è il legame tra Obamacare e la crociata contro il grasso? “No taxation without representation” è la storica base delle democrazie anglosassoni: il governo non ha il diritto di far pagare tasse non approvate dai rappresentanti di chi dovrà pagarle. Molti politologi hanno interpretato gli storici problemi di affermazione della democrazia in paesi ricchi di materie prime, dall'Argentina peronista alle monarchie del Golfo o alla Libia di Gheddafi, appunto come una conferma del vecchio teorema per rovesciamento: no representation without taxation. Governi che hanno l'accesso diretto a fonti di finanziamento diverse dalla leva fiscale possono permettersi di infischiarsene dell'opinione di cittadini che comunque dipendono in larga parte dalle elargizioni del potere. Nel momento in cui però uno stato sociale arriva al punto di assumersi in prima persona i costi per la salute dei cittadini, è ovvio che si senta legittimato a pretendere che quegli stessi cittadini tengano comportamenti sufficientemente virtuosi per economizzare i costi.

    Non è del tutto la stessa cosa, visto che qui siamo ancora sul piano dell'orientamento e dei divieti, piuttosto che della brutale imposizione, ma è la stessa logica per cui nella Svezia socialdemocratica oltre sessantamila persone, in prevalenza donne, furono sottoposte a interventi di sterilizzazione forzata permessi dalla legge tra 1935 e 1976. Due illustri teorici del modello sociale svedese come i coniugi Gunnar e Alva Myrdal, economista e Nobel per l'Economia del 1974 lui, sociologa e Nobel per la Pace lei nel 1982, furono anche fervidi sostenitori di peculiari misure di contenimento dei costi del Welfare. Gunnar, in particolare, nel 1944 fece una dura battaglia contro la proposta di istituire assegni familiardi per il timore che il sussidio favorisse le nascite presso “gli elementi inferiori della popolazione da un punto di vista ereditario”: tre anni dopo il famoso discorso in cui il ministro Gustav Möller spiegò al Riksdag che grazie alla sterilizzazione era stata bloccata la capacità di procreazione di intere famiglie che, generazione dopo generazione, avrebbero riempito prigioni e riformatori. “Nulla di ingiusto è stato fatto contro un solo individuo; la società al contrario ne ha tratto un beneficio che, anche se non molto grande, deve essere tenuto nella giusta considerazione”.

    Se anche il governo federale ha deciso di investire nella lotta all'obesità per risparmiare, ragiona il BofA Merrill Lynch Global, significa che questo è un settore di guadagno certo. La banca americana ha individuato quattro sottogruppi. Numero uno: farmaci e salute. Non solo i medicinali per dimagrire, ma anche società che producano materiale medico speciale per pazienti obesi: dai letti più grandi alle porte più ampie per le ambulanze. Numero due: alimentazione. Non solo i cibi salutisti, ma anche l'impatto sulle società della crescente regulation in materia. In particolare le “imposte all'obesità” che tentino di ridurre i livelli di zuccheri e grassi. Numero tre: perdita di peso, gestione della dieta e nutrizione. Vi sono alcuni paesi occidentali in cui la proporzione di popolazione a dieta arriva a livelli del 50 per cento. Numero quattro: indumenti e materiali sportivi. Strategia a lungo termine, avverte il documento. Ma promuovere l'attività fisica non potrà non diventare una priorità politica dei governi.
    Il solo mercato degli alimenti per dimagrire, comunque, rappresenterebbe in America un giro d'affari da 663 miliardi di dollari. E altri 4 miliardi si possono fare col settore perdita di peso, gestione della dieta e nutrizione.

    A febbraio l'industria farmacologica per persone in sovrappeso era già stata oggetto di un rapporto del centro studi Merrill Lynch: “The skinny on obesity”. Nel paper si riporta che nel 2010 gli americani hanno speso 28,1 miliardi di dollari in integratori dietetici e 40 miliardi in programmi per la perdita di peso, contro l'1,4 miliardi di dollari di spesa in Europa occidentale nel 2009. “Ma non è un problema circoscritto agli Stati Uniti”, dice Merrill Lynch parlando dell'America come Fast Food Nation, il paese dei pasti veloci. E ricorda come in Canada è considerato obeso un giovane su quattro e a Hong Kong un bambino su cinque; che il 70 per cento dei messicani e il 50 per cento dei brasiliani sono sovrappeso, e il 30 per cento dei messicani è obeso. In Europa, a seconda dei paesi, l'obesità determina tra il 2 e l'8 per cento delle spese mediche e tra il 10 e il 13 per cento delle morti. Ma negli Stati Uniti si spende di più per affrontarla, anche se l'impressione è che i risultati siano controproducenti, dal momento che nel 2030 si stima che gli obesi statunitensi avranno oltrepassato quota 65 milioni. L'Organizzazione mondiale della sanità parla di un raddoppio degli obesi nel mondo tra 1980 e 2008, di un triplicarsi in Europa negli ultimi trent'anni, di un 20 per cento di obesi nelle metropoli cinesi, e prevede che il Brasile arriverà ai livelli americani entro il 2030. Il business c'è e si vede: nelle librerie piene di volumi di ricette per chi vuole dimagrire usando il “metodo Dukan”, una dieta che prende il nome dal suo inventore, Pierre, nutrizionista francese accidentalmente radiato dall'albo qualche mese orsono. Ma la lista di diete è lunga: c'è la tisanoreica, in vendita a un centinaio di euro per bibitone, la dieta Scarsdale, la Shangri-La, la dieta Montignac (metodo “mangiare per dimagrire”). E come dimenticare il giro d'affari negli anni Novanta di Herbalife, con il suo teorico, Mark Hughes, morto a soli 44 anni per overdose da farmaci. Herbalife, introdotto in Italia nel 1993, in soli sei mesi aveva fatturato 29 miliardi di lire con lo slogan: “Fa ingrassare i magri e dimagrire i grassi”. Steve Byrne, analista di Biotecnologie e coautore del rapporto “The skinny on obesity”, prevede che, sebbene “storicamente la Food and Drug Administration sia stata poco flessibile sul tema della tolleranza al rischio dei farmaci di perdita del peso”, tuttavia “in tempi recenti ha mostrato un maggior appoggio al loro sviluppo”.

    Ed effettivamente a metà luglio l'agenzia ha autorizzato il Qsymia, già denominato Qnexa: un prodotto del laboratorio statunitense Vivus, che è il secondo farmaco anti sovrappeso autorizzato dal 1999. Per la verità la direttrice del centro di valutazione della Fda, Jane Woodcock, nel dire che “usato responsabilmente in combinazione con uno stile di vita sano che includa una dieta ridotta in calorie ed esercizio, prevede una ulteriore opzione per coloro che trattano il sovrappeso cronico degli statunitensi”, non è che ha contribuito a un grande sforzo promozionale del prodotto. Come dire: “Questo metodo vi garantisce che diventerete musicisti provetti, se studierete il vostro strumento per otto ore al giorno”; o “vi insegneremo a diventare seduttori irresistibili, a condizione di essere anche nella lista Forbes, avere un fisico da mister Muscolo e disporre di Armani che vi fa i vestiti su misura”. Comunque l'approvazione riguarda persone con un indice di massa corporale oltre 30, o con diabete o colesterolo alto o pressione arteriosa elevata. E i test avrebbero verificato una perdita di peso tra il 6,7 e l'8,9 per cento in un anno. Ma già il 27 giugno era stato comunque autorizzato il Belviq (lorcaserin) del laboratorio Arena Pharmaceuticals, primo medicinale approvato dopo tredici anni di tabù sul tema del trattamento con i medicinali degli obesi. Il Belviq promette una perdita di peso “tra il 3 e il 3,7 per cento”, ma ancora non è noto il prezzo sul mercato del miracoloso medicinale. C'è inoltre da ricordare quando nel 2010 il Qsymia fu bloccato per il rischio di effetti secondari sul sistema cardiovascolare e, se assunto in gravidanza, per le possibili malformazioni del feto. Il fatto che ora la Fda abbia semplicemente raccomandato di mettere l'etichetta “da non usare in gravidanza” dà l'idea del mondo in cui la nuova politica federale sull'obesità stia addirittura modificando il tradizionale atteggiamento prudenziale dell'agenzia di controllo. Meglio intossicati che ciccioni.