
Il verme nella Mela
Nessuno mette in dubbio che le performance di Apple siano strepitose. L’azienda di Cupertino ha pubblicato ieri i dati di vendita dell’iPhone nel secondo trimestre del 2012, roba forte per questi tempi declinanti: 26 milioni di telefoni venduti, ovvero il 28 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; eppure gli analisti di Wall Street avevano previsto risultati ancora più brillanti e la relativa delusione contenuta nell’annuncio ha provocato una flessione nel roccioso titolo della Mela.
Nessuno mette in dubbio che le performance di Apple siano strepitose. L’azienda di Cupertino ha pubblicato ieri i dati di vendita dell’iPhone nel secondo trimestre del 2012, roba forte per questi tempi declinanti: 26 milioni di telefoni venduti, ovvero il 28 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; eppure gli analisti di Wall Street avevano previsto risultati ancora più brillanti e la relativa delusione contenuta nell’annuncio ha provocato una flessione nel roccioso titolo della Mela. Ed è fra gli interstizi delle buone notizie che si annidano le minacce mortali.
Peter Oppenheimer, chief finance officer di Apple, ha spiegato che “le vendite dell’iPhone continuano a essere influenzate dalle speculazioni sui nuovi prodotti”. L’imminente lancio dell’iPhone 5 – che introdurrebbe innovazioni decisive rispetto al 4s – di cui giornali e siti specializzati parlano da mesi avrebbe dissuaso i clienti dal comprare un modello che sarebbe invecchiato in fretta. Lo stesso vale per i rumor sul nuovo iPad, di cui si dice che sarà più piccolo dell’iPad classico: abbastanza per far muovere di conseguenza i competitor e ingenerare cicli di notizie dannosi per l’azienda. Ma c’è dell’altro. Nel suo “Inside Apple”, Adam Lashinsky spiega che la chiave del successo di Apple è nella cultura della segretezza che i manager impongono con rigore militare. Non si può nemmeno bere una birra nel bar di fronte al quartier generale senza essere ascoltati da un collega sotto copertura che riporta ogni embrione di leak industriale.
Apple ha costruito la sua immensa fortuna sulla riservatezza: prima del lancio di un prodotto il pubblico non deve saperne nulla, perché meno sa più comprerà. I dati dimostrano che ogni volta che qualche dettaglio è stato spifferato anzitempo ne hanno risentito tanto le vendite della vecchia versione quanto quelle della nuova. E’ un’arma, questa, che i concorrenti di Apple possono usare a loro vantaggio, ora che Cupertino è assediata dalle cause sui brevetti e uscire con trovate rivoluzionarie è un compito sempre più complicato da assolvere. Apple non è affatto in crisi, ma ci sono buoni indizi su dove vada cercata la chiave per saccheggiare l’impero.


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