Un buco con la Sicilia intorno

Redazione

Raffaele Lombardo sciorina i numeri (tutti da verificare) dei conti siciliani allo scopo di dimostrarne la sostenibilità, ma in questo modo mette in luce una situazione impressionante. La Sicilia ha un prodotto lordo di 80 miliardi e un bilancio regionale di 27. Se si tiene conto che le retribuzioni della Pubblica amministrazione vengono conteggiate come pil, e che la stragrande maggioranza delle uscite regionali è fatta di stipendi, si deduce che il prodotto “produttivo” sarebbe di poco superiore ai 50 miliardi.

    Raffaele Lombardo sciorina i numeri (tutti da verificare) dei conti siciliani allo scopo di dimostrarne la sostenibilità, ma in questo modo mette in luce una situazione impressionante. La Sicilia ha un prodotto lordo di 80 miliardi e un bilancio regionale di 27. Se si tiene conto che le retribuzioni della Pubblica amministrazione vengono conteggiate come pil, e che la stragrande maggioranza delle uscite regionali è fatta di stipendi, si deduce che il prodotto “produttivo” sarebbe di poco superiore ai 50 miliardi. Se da questi si tolgono le retribuzioni dello stato e di altri enti pubblici come comuni e regioni, si arriva a constatare che il prodotto siciliano è essenzialmente un prodotto burocratico. Non è una novità, ma in una fase critica dell’economia nazionale un colossale centro di spesa improduttiva di queste dimensioni diventa intollerabile.

    C’è una connessione tra questa situazione di bilancio e quella politica della regione ad autonomia speciale, che negli anni più recenti è stata caratterizzata dalla prevalenza di formazioni centriste con maggioranze variabili. Totò Cuffaro, presidente di una giunta di centrodestra, era stato assessore in una di centrosinistra; Lombardo, eletto da una coalizione di centrodestra, ha poi costituito varie giunte sostenute da maggioranze confuse e trasversali. Giunte e maggioranze di questa natura sostanzialmente trasformista non possono reggersi che su una pratica di spesa facile e di mance. Non è questione di maggiore o minore senso di responsabilità dei singoli, è la logica inarrestabile di un sistema che è limitativo chiamare clientelare. Le grandi formazioni politiche, quelle storiche e quelle più recenti, in Sicilia si sono sgretolate subendo l’erosione e la disgregazione che sono una conseguenza inevitabile di quel sistema. Ora che lo stato non può più pagarne gli sprechi a piè di lista, si apre una fase critica dagli esiti imprevedibili.