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Spreconi strutturali
La spending review sta facendo passi avanti e anche passi indietro. Un giudizio complessivo sull’operazione di riduzione della spesa, anche dopo il Consiglio dei ministri di ieri, non può essere più “definitivo” di così. Ma già il processo che stiamo vivendo in queste ore merita una riflessione a sé. Per esempio la decisione di stabilire con una legge dello stato la chiusura dei presidi ospedalieri con meno di 80 posti letto, prevista nelle prime bozze legislative, costituiva una mossa importante nella direzione dell’efficienza della spesa sanitaria.
Leggi Tutti i tagli del governo Monti - Leggi La nota del Consiglio dei ministri di questa notte sulla spending review - Leggi Una terza via per Monti di Giuseppe Vegas
La spending review sta facendo passi avanti e anche passi indietro. Un giudizio complessivo sull’operazione di riduzione della spesa, anche dopo il Consiglio dei ministri di ieri, non può essere più “definitivo” di così. Ma già il processo che stiamo vivendo in queste ore merita una riflessione a sé. Per esempio la decisione di stabilire con una legge dello stato la chiusura dei presidi ospedalieri con meno di 80 posti letto, prevista nelle prime bozze legislative, costituiva una mossa importante nella direzione dell’efficienza della spesa sanitaria – anche se marginale rispetto al tema di fondo che consiste nell’adozione di costi standard tarati su quelli delle regioni più virtuose, che riescono a tenerli bassi pur assicurando una buona qualità del servizio, con una estesa concorrenza dell’offerta privata. Eppure si sono levate le proteste delle organizzazioni sindacali, dei fornitori, dei medici, dei politici regionali. Ora la decisione di chiudere o meno tali unità ospedaliere è probabile che sia demandata alle singole regioni. Ciò è scarsamente comprensibile, salvo che esse, in cambio della mancata adozione di tale economia di spesa, siano obbligate a effettuarne una di importo equivalente nel settore sanitario. Un’altra decisione analoga, anche se con un risparmio di spesa minore, è la chiusura di 33 piccoli tribunali. Qui a protestare sono i parlamentari locali, spesso collegati all’ambiente degli avvocati. La spending review comporta anche misure di grande portata, come la riduzione di 200 mila dipendenti pubblici, da attuare nel tempo.
La disfunzionalità del nostro sistema non è soltanto politica, però, ma anche più meramente “contabile”: purtroppo infatti non esiste in Italia un sistema di conti pubblici standardizzato, identico per tutti i livelli di governo, che permetta di accertare per ogni missione dell’operatore pubblico il costo effettivo, nelle diverse località e nel tempo, in modo da individuare i modelli più efficienti, così da ridurre la spesa là dove si individuano le disfunzioni, con metodi simili a quelli adottati dalle aziende. Fra l’altro, per questo secondo obiettivo, occorrerebbe anche una maggior mobilità degli addetti pubblici. Dati questi limiti strutturali, lo sforzo del governo – pur con metodi poco raffinati – è meritorio, e nello stesso tempo costituisce una scelta obbligata, dato che le alternative, entrambi intollerabili, sono il deficit o maggiori imposte.
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