
Disinformare, complicare, spiegare, alludere, depistare e altre stragi di stato
Paolo Cirino Pomicino è un nostro amico e collaboratore, ha esperienza, ha conosciuto piaceri e dolori del repubblicanesimo, del cattolicesimo politico, della politica pura, distillata, alambiccata in continue scomposizioni e ricomposizioni. Scrive sempre da persona seria, difende una storia, programma il futuro con le forze che gli restano, mescolandole alle forze che ci restano (nei due casi, roba rispettabilmente minima). Le sue note sull’economia dimostrano sempre l’indimostrabile.
Leggi Romanzo di una trattativa di Paolo Cirino Pomicino - Leggi Giugno 2012, attacco al Quirinale di Salvatore Merlo
Paolo Cirino Pomicino è un nostro amico e collaboratore, ha esperienza, ha conosciuto piaceri e dolori del repubblicanesimo, del cattolicesimo politico, della politica pura, distillata, alambiccata in continue scomposizioni e ricomposizioni. Scrive sempre da persona seria, difende una storia, programma il futuro con le forze che gli restano, mescolandole alle forze che ci restano (nei due casi, roba rispettabilmente minima). Le sue note sull’economia dimostrano sempre l’indimostrabile: il debito pubblico era cosa tutto sommato buona, la patrimoniale a botta secca sarebbe un’ottima soluzione per l’oggi, il governo va appoggiato e insieme distrutto, Casini è un leader ma non gli si può chiedere di guidare eccetera. Le noterelle sulle stragi e la trattativa stato-mafia sono una mescolanza di suggestioni, date, avvenimenti, stati di fatto, stati di movimento, responsabilità incrociate, irresponsabilità vendicate (il caso dell’ex ministro Enzo Scotti), con mille sapienti divagazioni impressionistiche. Vale la pena di pubblicarle non solo in omaggio alla particolare autorevolezza combattente del loro autore, ma anche come documento in sé leggibile (con gusto) di una storia impossibile da ricostruire per chi ne sia stato protagonista. Quando scriveva che dietro Andreotti c’è Andreotti, battuta all’epoca fulminante e controcorrente, Montanelli sbagliava; dietro Andreotti c’è Pomicino, il caro Paolo, che ora si fida di dimostrare come la lotta alla mafia, per tabulas, sia stata esclusiva competenza sua, del divo Giulio. Troppa grazia, verrebbe da pensare al di là o al di qua dei resoconti governativi di uno dei principali collaboratori dell’illustre vittima del casellismo.
Ma Pomicino è indomito. Insisterà, e ci delizierà con altre trovate insieme traballanti e ben fondate. La mafia contemporanea, quella che riguarda la Repubblica italiana, nasce con la decisione provvisoria di affidare ai mafiosi, combattuti dal fascismo, la guida delle città liberate dagli americani. Cresce su se stessa, si fa via via mazziera, stragista e violenta, poi rientra nella normalità patologica di un sistema politico bloccato, usa e viene usata da una classe dirigente preparata a farlo, finché esplode come dramma civile assoluto, impossibile sogno di arresto del tempo in un antistato dinamitardo e stragista, una guerra civile isolana piena di politica, collusioni, responsabilità istituzionali e via così. Tutte le persone serie hanno “trattato” con la mafia, Falcone in testa, nessuna ha commesso i reati inesistenti su cui lavora Ingroia.
Leggi Romanzo di una trattativa di Paolo Cirino Pomicino - Leggi Giugno 2012, attacco al Quirinale di Salvatore Merlo


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
