
La società civile dà al Pd i nomi per la Rai (dopo lo scappellotto di Rep.)
La società civile ha infine indicato al Pd Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo come papabili per il cda Rai, ma il temporeggiamento ha fatto arrabbiare Curzio Maltese, firma di Repubblica. “Se la società civile diventa dorotea”, era il titolo del commento scritto da Maltese domenica sul giornale-madre della società civile (dai girotondi al popolo viola ai post-it gialli alle donne indignate agli indignati anticasta).
La società civile ha infine indicato al Pd Benedetta Tobagi e Gherardo Colombo come papabili per il cda Rai, ma il temporeggiamento ha fatto arrabbiare Curzio Maltese, firma di Repubblica. “Se la società civile diventa dorotea”, era il titolo del commento scritto da Maltese domenica sul giornale-madre della società civile (dai girotondi al popolo viola ai post-it gialli alle donne indignate agli indignati anticasta). Maltese partiva da una premessa da società civile al cubo (“per una volta che un partito, il Pd, si ravvede”, scriveva, e “rinuncia alla fetta di nomine Rai e chiama le associazioni a indicare i nomi dei due nuovi consiglieri d’amministrazione…”) ma arrivava alla conclusione che la società civile, in pieno “panico” da non-decisione, può persino moltiplicare i vizi, riproducendo lo “squarcio d’Italietta ingovernabile e in definitiva inconcludente che giustamente si rimprovera al ceto politico”.
Il rimprovero (di Maltese) era apparso tanto più pesante quanto più scritto alla vigilia della riunione di ieri: sei ore in cui le associazioni “Se non ora quando”, “Libera”, “Libertà e Giustizia” e i comitati per la libertà d’informazione (varie sigle sindacali, con Articolo 21 e Usigrai), hanno deciso su quali nomi convergere dopo giorni di esitazione seguiti alla lettera in cui il segretario del Pd Pier Luigi Bersani invitava tutti ad accordarsi, possibilmente prima della votazione in Vigilanza (il 21 giugno). E se ieri sera, nella sede dell’Fnsi, al termine di una giornata cominciata con una fumata grigia, le associazioni sceglievano Colombo e Tobagi in nome del servizio pubblico “bene comune da difendere e rilanciare” (come l’acqua, l’aria e il Teatro Valle?), nei giorni precedenti erano apparse dubbiose al punto da far dire ad Antonio Di Pietro “non prestatevi al solito gioco di spartizione partitica” e a Maltese “non riesumate il vecchio arnese della rosa di nomi”, magari ispirata da un manovratore: “La società civile in Italia vanta molti meriti, ma è circondata anche da troppi aedi e adulatori interessati. E’ un vecchio trucco dei demagoghi trattare i cittadini come bambini buoni truffati da pochi astuti manigoldi.
Parlando invece fra adulti, sarebbe poco serio ritrarsi dalla responsabilità di una scelta, dopo aver a lungo criticato le altrui”.
Fatto sta che la società civile viene tacciata di irresponsabilità dopo che per anni, su Repubblica e non solo, è stata coccolata come il massimo della responsabilità a fronte di partiti considerati incapaci di intendere e di volere. Qualcosa non torna, in giorni in cui il fai-da-te con curriculum sembra (ai partiti, in primis) un buon modo per non prendersi la responsabilità di restare ancorati alla legge (finché c’è una legge) e per non dover dire “vogliamo cambiarla così e cosà”. Tobagi e Colombo sono la “discontinuità”, dicono le associazioni, con uno stiracchiato “grazie” a Bersani: “Nonostante il metodo inusuale, le diverse realtà hanno colto il carattere innovativo della proposta. Si tratta di una iniziativa di emergenza che deve preludere a un cambiamento radicale dell’intero sistema dell’informazione italiana… superare la legge Gasparri, approvare una legge sul conflitto d’interessi”. Tutto riparte dal “via”, con la palla che ricade nel campo dei vituperati partiti.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
Fare esercizio fisico va bene, ma non allenatevi troppo
