
Senza giovani e riforme non si esce dalla crisi. Parola di Draghi
Le "riforme del mercato del Lavoro che sappiano coniugare flessibilità e mobilità, con l'equità e con l'inclusione sociale sono essenziali". Lo ha sottolineato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo alla giornata in ricordo dell'economista Federico Caffè. "Il completamento del mercato unico, il rafforzamento della concorrenza – ha osservato Draghi – sono cruciali per la crescita, per l'aumento dell'occupazione". "Il sotto utilizzo delle risorse dei giovani riduce in vari modi la crescita".
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero auspica che scelte simili a quelle adottate nella riforma del mercato del lavoro delle aziende private possano valere anche per i dipendenti della pubblica amministrazione. "Sono in contatto con Patroni Griffi, lavoriamo insieme", ha detto. Il ministro ha spiegato che quello della pubblica amministrazione non è un mercato, ha regole diverse. Ma ha anche aggiunto: "Non è possibile che diciamo certe cose per il mondo privato e poi non le applichiamo nel pubblico".
Le "riforme del mercato del Lavoro che sappiano coniugare flessibilità e mobilità, con l'equità e con l'inclusione sociale sono essenziali". Lo ha sottolineato il presidente della Bce, Mario Draghi, intervenendo alla giornata in ricordo dell'economista Federico Caffè. "Il completamento del mercato unico, il rafforzamento della concorrenza – ha osservato Draghi – sono cruciali per la crescita, per l'aumento dell'occupazione". "Il sotto utilizzo delle risorse dei giovani riduce in vari modi la crescita: abbassa la probabilità di nascita di nuove imprese, mediamente più innovative delle altre, determina a lungo andare il decadimento del capitale umano, frenando l'assimilazione del progresso tecnico e l'efficienza dei processi di produzione: oltre a ferire l'equità – ha proseguito - costituisce uno spreco che non possiamo permetterci". "La iniqua distribuzione del peso della flessibilità solo sui giovani, un'eterna flessibilità senza speranza di stabilizzazione porta tra l'altro le imprese a non investire nei giovani il cui capitale umano spesso di deteriora in impieghi di scarso valore aggiunto.
Il presidente della Bce ha quindi citato le parole di Caffè: "Non si può accettare l'idea che un'intera generazione di giovani debba considerare di essere nata in anni sbagliati e debba subire come fatto ineluttabile il suo stato di precarietà occupazionale". Nella Ue, ha ricordato Draghi, "tra il 2007 e il 2011 il tasso di disoccupazione è aumentato di 5,8 punti percentuali nella classe di età 15-24, di 3,5 punti nella classe 25-34 e di 1,8 punti nella classe 35-64". Il presidente della Bce ha citato l'eccezione significativa della Germania dove "il tasso di disoccupazione tra i giovani tra i 15 e 24 anni nel primo trimestre del 2012 era dell'8 per cento; in Italia – ha rilevato - era del 34,2 per cento, in Spagna del 50,7 per cento e nell'area dell'euro in media del 21,9 per cento. ''Il caso tedesco dimostra assai bene che estesi ed efficaci sistemi di welfare possono essere resi più efficienti senza compromettere le finalità sociali''. Il welfare, aggiunge, "è uno strumento per promuovere in sé inclusione, solidarietà e equità''.
"Siamo ormai giunti a un punto in cui il processo di integrazione europea per sopravvivere ha bisogno di un coraggioso salto di immaginazione politica. E' in questo senso che ho richiamato la necessità di un growth compact accanto al ben noto fiscal compact".
"Crescita ed equità sono strettamente connesse", ha detto ancora Draghi, evidenziando che senza equità "l'economia si frantuma in una moltitudine di gruppi di interesse" e "la recente storia italiana non manca di esempi in questo senso". In Italia, ha spiegato Draghi, "a fronte di un'incidenza della spesa sociale complessiva sul Pil in linea con quella europea, quella di sostegno ai disoccupati, alle famiglie, in particolare quelle a rischio di povertà, si colloca su livelli pari a meno della metà rispetto a quelli europei, mentre la spesa pensionistica è su valori nettamente superiori". Secondo il presidente della Bce, "la debolezza degli ammortizzatori sociali si accompagna a una protezione relativamente elevata del posto di lavoro, al costo di una protezione più labile del lavoratore e della persona, contrariamente a quanto avviene nei modelli nordici dove la cosiddetta flexsecurity associa una estesa rete di sicurezza sociale a minori tutele del posto di lavoro". "La crisi economica e finanziaria ha messo in discussione la convinzione miope che un'unione monetaria potesse rimanere solo tale, senza evolversi verso qualcosa di più stretto, più vincolante dove la sovranità nazionale sulla politica economica fa posto alla decisione comunitaria".
"Occorre che i governi dei paesi membri dell'euro definiscano in modo congiunto e irreversibile la loro visione di quale sara' la costruzione politica ed economica che sorregge la moneta unica – continua Draghi – e quali debbano essere le condizioni che vanno soddisfatte perché si possa insieme arrivare a tale meta. Questa è la risposta più efficace alla domanda che si leva da ogni parte: 'cosa sarà dell'euro tra dieci anni?'".
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