Perché sul calcioscommesse la Federazione è così lenta

Francesco Caremani

Dopo un anno il calcio italiano è ancora qui, inchiodato nel fango dello scandalo sulle scommesse illegali. Da Signori a Doni, da Gervasoni, al momento il grande accusatore di questo filone processuale, a Carobbio. In numeri: 267 pagine di deferimenti, 61 tesserati coinvolti, 33 le partite (29 di serie B), 22 i club (10 di B, 6 Lega Pro, 3 di A, 3 dilettanti). La Disciplinare dovrebbe riunirsi il prossimo 21 maggio e il maxi processo si terrà al Parco dei Principi di Roma. Inutile sorprendersi.

    Dopo un anno il calcio italiano è ancora qui, inchiodato nel fango dello scandalo sulle scommesse illegali. Da Signori a Doni, da Gervasoni, al momento il grande accusatore di questo filone processuale, a Carobbio. In numeri: 267 pagine di deferimenti, 61 tesserati coinvolti, 33 le partite (29 di serie B), 22 i club (10 di B, 6 Lega Pro, 3 di A, 3 dilettanti). La Disciplinare dovrebbe riunirsi il prossimo 21 maggio e il maxi processo si terrà al Parco dei Principi di Roma. Inutile sorprendersi, perché volgendo lo sguardo indietro ci accorgiamo che dal 2000 a oggi il football tricolore non s’è fatto mancare niente in fatto di scandali: dalle combine ai passaporti falsi, passando per Calciopoli.

    Calciopoli come ombelico di tutto, non tanto e non solo per la zavorra di polemiche che ha lasciato in eredità, quanto per ciò che riguarda il Codice di Giustizia Sportiva che ha recepito, dal 2006, due grosse novità: l’associazione finalizzata alla commissione di illeciti (art. 9) e il patteggiamento, quello che in pratica ha fatto la Juventus nel secondo filone giudiziario, versando 300.000 euro nelle casse del Settore giovanile e scolastico della Figc, uscendo così dal processo. “Ai bianconeri fu contestato l’illecito strutturale che non esisteva, codificato come illecito associativo” dice al Foglio.it l’avvocato Mauro Messeri, esperto di diritto sportivo, che nel Commento al nuovo codice di giustizia sportiva (edito da Giuffrè) si è occupato proprio dell’articolo 9. Senza contare che da un punto di vista penale Calciopoli appare una ragazzata rispetto a quello che ci aspetta questa estate: “Qui parliamo di una struttura criminale, di milioni di euro, l’allarme sociale è enorme e lo Stato dovrebbe intervenire con più forza, vista anche l’importanza economica del settore”, sottolinea l’avvocato Messeri.

    Illecito sportivo, divieto di scommesse, omessa denuncia, violazione del principio di lealtà, correttezza e probità le altre ipotesi di reato contestate. E i club? Si va dalla responsabilità presunta (un punto di penalizzazione) a quella oggettiva (due nel caso di combine a perdere, sei per quelle a vincere). Di fatto un terremoto che a campionati ancora in corso, con i play off e i play out da disputare (quando?), rischia di rivoluzionare le classifiche: “Ritengo la responsabilità oggettiva una stortura dell’ordinamento sportivo. Qui non si tratta di essere morbidi o severi, si tratta di condannare chi è stato arbitro del proprio comportamento e non chi subisce la condotta di un terzo”, conclude Mauro Messeri.

    Certificazione di una debolezza strutturale della Federazione e della giustizia sportiva che arriva sempre dopo, organizzando in corsa maxi processi con l’unica preoccupazione di consegnare in tempo condanne e assoluzioni perché la nuova stagione non ne risenta. Forse varrebbe la pena ricordare che per la combine Valenciennes-O. Marsiglia (20 maggio ’93), la giustizia sportiva francese si prese tutto il tempo, retrocedendo i marsigliesi al termine della stagione successiva, da secondi in campionato.
    E se non fosse stato per un bookmaker austriaco che ha presentato un esposto alla procura di Bari e per il ds della Cremonese, Sandro Turotti, che ha denunciato alla magistratura il tentativo di avvelenamento di alcuni suoi giocatori (Marco Paoloni, durante una telefonata informale, si è detto innocente), staremmo qui a parlare della nuova cupola del calcioscommesse?
    Da circa due anni l’Uefa ha appaltato all’agenzia Sport Radar il controllo delle partite di tutte le federazioni affiliate; la stessa consulenza di cui s’è dotata da poco anche la Lega Pro. Le segnalazioni delle partite sospette ai governi locali del calcio avvengono quasi in tempo reale.

    Cosa impedisce, quindi, alle federazioni d’intervenire con tempestività? L’1 marzo, a Budapest, Robert Kutasi, ds del REAC, squadra ungherese di Seconda divisione, s’è suicidato (?) buttandosi da un palazzo dopo l’arresto di sei suoi giocatori per partite truccate; da anni era in prima fila per combattere le combine nel calcio. Lasciamo da parte Calciopoli, questa volta è una cosa seria.