That win the best

La gioia di Moratti dopo il derby è più finta di un editoriale di Sconcerti

Jack O'Malley

Il tratto di mare che separa il continente da noi inglesi permette di guardare da lontano le cose e giudicarle meglio. Se Allegri fosse l’allenatore del Liverpool, ad esempio, passerebbe tutto il ritiro estivo a dire che la palla di Carroll era entrata, e che la sconfitta contro il Chelsea in finale di FA Cup è ingiusta. Se Abramovich fosse Zamparini, invece, penserebbe che Roberto Di Matteo deve ancora meritarsi la conferma, vediamo come va la finale di Champions League.

Leggi Il ritorno della Juve di Beppe Di Corrado

    Il tratto di mare che separa il continente da noi inglesi permette di guardare da lontano le cose e giudicarle meglio. Se Allegri fosse l’allenatore del Liverpool, ad esempio, passerebbe tutto il ritiro estivo a dire che la palla di Carroll era entrata, e che la sconfitta contro il Chelsea in finale di FA Cup è ingiusta. Se Abramovich fosse Zamparini, invece, penserebbe che Roberto Di Matteo deve ancora meritarsi la conferma, vediamo come va la finale di Champions League. Il fatto è che Abramovich è proprio come Zamparini e non capisce che, oltre alla panchina dei Blues per i prossimi cinque anni, Di Matteo dovrebbe ottenere almeno il titolo di Sir (roba che non si nega nemmeno a un Beppe Severgnini). I due Manchester sono ancora lì, a pari punti, ma a una giornata dal termine solo un suicidio contro il Qpr in casa impedirebbe a Mancini di vincere il campionato allenando il City più forte degli ultimi cinquant’anni contro lo United più scarso degli ultimi venti.

    Almeno qui, intorno al numero di stelle da cucire sulla maglietta, non ci sarebbero polemiche sterili come un editoriale di Mario Sconcerti (anche se è dura: il panegirico per la Juventus scritto ieri sul Corriere è da record mondiale di adeguamento al pensiero dominante). Leggendo diversi articoli assai livorosi che parlano di rivalse juventine contro un destino infame, mi sono reso conto dell’ennesima differenza fra la Premier e la serie A. La prima si gioca esclusivamente al presente e si prende rivincite sul campo, la seconda si gioca con lo sguardo rivolto al passato, alla ruggine che fu, ai gol fantasma, ai “nel 1993 avevate rubato la partita quindi adesso siamo pari” e le rivincite se le prende sul campo della superiorità morale, tanto che gli editorialisti lottano nel fango per rivendicare le tre stelle, come una pensione di provincia. Secondo la stessa logica, domenica a San Siro Massimo Moratti, abilmente travestito da sfinge, fingeva di essere contento per la vittoria nel derby.

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