
Chi è l'uomo di Merkel che ora negozia con Monti sulla crescita
Chi è dunque “l’uomo euro” che per Berlino ha iniziato a curare la ricostruzione di un asse con il governo italiano per la crescita? Sulla cinquantina, chioma rossa ormai brizzolata, modi schivi ma distinti, Nikolaus Meyer-Landrut è l’uomo chiave di Angela Merkel a Bruxelles. Oggi negozia con il suo omologo italiano, Enzo Moavero Milanesi, ma già sei mesi fa, poco dopo la sua nomina a direttore del dipartimento per le Politiche europee della cancelleria, si era ritrovato a negoziare per conto della Repubblica Federale il Fiscal compact, il trattato che stabilisce nuovi parametri per raddrizzare i conti pubblici degli stati membri dell’Euroarea.
Strasburgo. Chi è dunque “l’uomo euro” che per Berlino ha iniziato a curare la ricostruzione di un asse con il governo italiano per la crescita? Sulla cinquantina, chioma rossa ormai brizzolata, modi schivi ma distinti, Nikolaus Meyer-Landrut è l’uomo chiave di Angela Merkel a Bruxelles. Oggi negozia con il suo omologo italiano, Enzo Moavero Milanesi, ma già sei mesi fa, poco dopo la sua nomina a direttore del dipartimento per le Politiche europee della cancelleria, si era ritrovato a negoziare per conto della Repubblica Federale il Fiscal compact, il trattato che stabilisce nuovi parametri per raddrizzare i conti pubblici degli stati membri dell’Euroarea.
Dottorato in storia all’Università di Colonia, con una tesi sulla posizione del governo francese in merito alla famosa nota di Stalin del 1952 su un’eventuale riunificazione tedesca, Meyer-Landrut ha alle spalle una lunga carriera come diplomatico dell’Auswärtiges Amt, il ministero degli Esteri di Berlino. Impegnato prima a Vienna nel negoziato che nel 1993 condusse alla firma del trattato per la riduzione e la limitazione delle Forze armate convenzionali in Europa, dal 2002 al 2003 è stato portavoce del francese Valéry Giscard d’Estaing, allora presidente della Convenzione europea. Cresciuto in un milieu culturale di stampo liberalconservatore, Nikolaus ha la diplomazia nel sangue: lo zio Andreas fu ambasciatore tedesco a Mosca ai tempi dell’Unione sovietica e, dal 1984 al 1986, collaboratore di Hans-Dietrich Genscher, il ministro degli Esteri artefice della riunificazione tedesca insieme con Helmut Kohl. Anche la giovane nipote Lena ha indissolubilmente legato il suo destino all’Europa: ha infatti stracciato tutti i concorrenti nell’edizione 2010 del popolare concorso musicale Eurovision Song Contest.
Meyer-Landrut dichiara poco, si muove dietro le quinte, e per capire cosa pensa dell’attuale crisi europea torna utile ricostruire una conferenza a porte chiuse che si è tenuta il novembre scorso, organizzata dall’Institut für Europäische Politik (Iep) e dalla rappresentanza della Commissione europea a Berlino. Erano i giorni precedenti il vertice del 9 dicembre, quando il Consiglio europeo approvò la dichiarazione dei capi di stato e di governo a favore della redazione del Fiscal compact. In quella sede Meyer-Landrut non si espose particolarmente, limitandosi a ripetere fino alla noia che il governo federale non avrebbe mai preso in considerazione l’ipotesi di introdurre gli Eurobond. “La Commissione ha tutto il diritto di fare le sue proposte, come noi abbiamo il diritto di bocciarle”, replicò seccamente a chi in platea gli faceva notare la fuga in avanti del team di Barroso. Poi adottando un registro giuridichese, spiegò su quale crinale si muovesse la Germania: “Bisogna distinguere tra competenza e potere. Noi siamo favorevoli a dotare la Commissione e il Consiglio di maggiori poteri per il coordinamento delle politiche economiche, ma siamo contrari a una nuova Convenzione che comporti una cessione di competenze nazionali”. Una battuta finale la riservò anche alla Bce, impegnata in autunno in una massiccia operazione di acquisto di titoli di stato: “Sull’operato di Francoforte non dico nulla. Sanno meglio di me qual è il loro mandato”.
Posizioni genuinamente austere che con il tempo e con il modificarsi degli equilibri politici in Europa, in particolare quelli francesi, starebbero cambiando. Ora che la probabile vittoria di François Hollande rischia di mettere in discussione il Fiscal compact, Meyer-Landrut, sposato con una donna francese, è chiamato a disfare e rifare la tela da lui stesso tessuta, ammorbidendo le posizioni tedesche e cercando un compromesso sulle misure europee per rilanciare la crescita. L’Italia, come del resto la Francia, è determinata in questo senso. Di qui i recenti abboccamenti tra Meyer-Landrut ed Enzo Moavero Milanesi.


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