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La colpa di Romney il ricco
I sostenitori di Barack Obama non avrebbero bisogno di uscire dal terreno della pura politica per raccogliere argomenti efficaci contro Mitt Romney. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca non brilla per capacità persuasive e durante la campagna per le primarie non ha mancato di mostrare i suoi punti deboli; eppure diversi democratici preferiscono aggrapparsi a considerazioni extrapolitiche per scardinare la credibilità di un candidato che al momento appare anche più debole di un presidente in calo di consensi.
I sostenitori di Barack Obama non avrebbero bisogno di uscire dal terreno della pura politica per raccogliere argomenti efficaci contro Mitt Romney. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca non brilla per capacità persuasive e durante la campagna per le primarie non ha mancato di mostrare i suoi punti deboli; eppure diversi democratici preferiscono aggrapparsi a considerazioni extrapolitiche per scardinare la credibilità di un candidato che al momento appare anche più debole di un presidente in calo di consensi. La stratega democratica Hilary Rosen se l’è presa con Ann Romney, moglie di Mitt e madre di cinque figli, che in diretta tv ha spiegato la sua scelta di non lavorare per fare la mamma a tempo pieno. Con tono sprezzante Rosen ha detto che “Ann Romney non ha mai lavorato un giorno in vita sua”, un modo nemmeno troppo velato per accusare la famiglia Romney di essere un prodotto dell’élite e di portare l’imperdonabile colpa di aver condotto una vita facile e lussuosa. Al netto delle vicende personali di Ann, sopravvissuta a un cancro al seno, e della “guerra sulle donne” che Mitt sta combattendo per rosicchiare a Obama il consenso dell’elettorato femminile, l’accusa di Rosen – parzialmente e goffamente ritrattata via Twitter – è costruita su un canovaccio consolidato fra i democratici: Romney è il rampollo di una famiglia potente, un ricco banchiere del New England che si è arricchito sulla pelle della povera gente, questa è la sua infelix culpa.
Che la moglia abbia potuto decidere di diventare una “stay-at-home mom” è soltanto il corollario di uno status sociale che la narrativa democratica ha trasformato in colpa imperdonabile. Il capo della campagna elettorale di Obama, Jim Messina, ha chiesto a Rosen di scusarsi, e l’alto consigliere David Axelrod ha parlato di commenti “offensivi”. Ma se la formulazione di Rosen è inaccettabile anche per la sinistra più arrabbiata con Wall Street, a nessuno è parso inappropriato torchiare Romney sulla dichiarazione dei redditi e dipingerlo come un Gordon Gekko assetato di denaro, avallando l’idea che sia la ricchezza, e non la debolezza politica, l’appiglio a cui agganciare la campagna elettorale.


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