Ecco il manuale pratico per piccoli e grandi indignados a regola d'arte

Stefano Di Michele

E’ un manuale, un prontuario, uno strumento, diciamo così, di lavoro. Meglio dei volumi della Parodi se devi cucinare, di quelli di Cazzullo per prender sonno, del foglietto Ikea con le istruzioni per montare la poltrona Ektorp Jennylund. Or che con la Tav si ricomincia e le autostrade si rioccupano, or che Monti & Fornero qualche antagonismo in piazza faranno sortire, è il momento di attrezzarsi – senza andare allo sbando di piazza con oscuri scarabocchi, quando l’indignazione preme ma la mano non sostiene, ecco la geniale soluzione.

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    E’ un manuale, un prontuario, uno strumento, diciamo così, di lavoro. Meglio dei volumi della Parodi se devi cucinare, di quelli di Cazzullo per prender sonno, del foglietto Ikea con le istruzioni per montare la poltrona Ektorp Jennylund. Or che con la Tav si ricomincia e le autostrade si rioccupano, or che aprile è giunto e quale mese crudele, e soprattutto mese primaverile, ridesterà di certo gli ardori degli indignados, or che Monti & Fornero qualche antagonismo in piazza faranno sortire, è il momento di attrezzarsi – senza andare allo sbando di piazza con oscuri scarabocchi, quando l’indignazione preme ma la mano non sostiene, ecco la geniale soluzione: “Protest Stencil Toolkit”, di Patrick Thomas, “graphic artist britannico” (edizioni L’Ippocampo). E’ un libro di poche parole – praticamente nessuna, tranne queste rapide indicazioni: “Il kit completo per indignados, 46 stencil riutilizzabili + 2 alfabeti (latino e cirillico) con cui creare i propri slogan” – ma di immediato utilizzo, nel caso immediato utilizzo venga richiesto, pur se un adesivo sulla copertina invita a “usare con responsabilità”. Ora, a parte la faccenda dei due alfabeti – quello latino per contestare il Papa e quello cirillico per contestare Putin? – è chiara l’indubbia utilità del manufatto, purtroppo scarseggiando volonterosi indignati con il tocco felice di un Banksy o di un Haring.

    Il volume è composto da decine di pagine cartonate, pesantemente cartonate, ognuna con un simbolo – da quello della pace a quello del nucleare, militare che spara e bombardiere in volo, il simbolo del dollaro e quello dell’euro, il mitra e la chitarra, la bicicletta e il teschio, la mucca e l’Africa, pace in arabo e pace in ebraico, pugno chiuso e dita aperte a rappresentare la “V” di vittoria, la croce cristiana e la mezzaluna islamica… E mentre il celerino non vede, mentre il caramba è distratto, il pischello protestatario appoggia lesto il cartello al muro, uno spruzzo rapido di vernice spray, ed ecco, in pochi secondi, l’opera compiuta. In fondo, un utile argine contro il teppismo graffitaro senza grazia e senza misura: col pratico supporto cartaceo, e un minimo di mano ferma, la mucca (lunga meno di un palmo) viene gradevole, la scritta in cinese esatta, il mappamondo di precisione giottesca. Per piccoli e grandi indignados, dunque, ecco il regalo perfetto: un po’ come ripartire con le zampette e i cerchietti in prima elementare, come ricominciare con un rassicurante normografo – l’estro è sacrificato, ma la riuscita assicurata. Ogni genitore, di sicuro affidamento democratico, non lo faccia mancare nello zainetto del pargolo pronto a dire la sua sul mondo che tanto malamente funziona. Poi, ci sono le lettere dell’alfabeto latino e cirillico, “con cui creare i propri slogan”. Ma qui la faccenda si complica parecchio: per creare degli slogan almeno un’infarinatura linguistica di Cicerone o di Tolstoj servirebbe. Più facile e immediato il ricorso ai disegni già pronti. Senza contare che, tra fiamme e indice puntato, ci sono anche dei bellissimi cuori da riprodurre. E all’indignata compagna biondina che marcia lì a fianco si può provare a lanciare un sintentico messaggio. Poi, con “I love” – pur se non previsto nel manuale, tutti più o meno ce la sappiamo cavare.

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