La Premier sembra la serie A, ma non diremo mai "viva la Liga"

Jack O'Malley

Di tanto in tanto tocca tradire i nostri meravigliosi pregiudizi e dire la verità, nella fattispecie questa: la Premier League ricorda sempre di più il campionato italiano. E non è un complimento. L’illuminazione mi è venuta domenica pomeriggio all’Emirates Stadium, quando l’Arsenal, recitando a memoria la partitura a sé più congeniale, ha cercato in tutti i modi di non segnare ai resti del Manchester City. Mi resta una consolazione: basta guardare un paio di partite della Liga per sentirsi migliori.

    Londra. Di tanto in tanto tocca tradire i nostri meravigliosi pregiudizi e dire la verità, nella fattispecie questa: la Premier League ricorda sempre di più il campionato italiano. E non è un complimento. L’illuminazione mi è venuta domenica pomeriggio all’Emirates Stadium, quando l’Arsenal, recitando a memoria la partitura a sé più congeniale, ha cercato in tutti i modi di non segnare ai resti del Manchester City. Un colpo di testa di Van Persie ribattuto dalla schiena di un compagno sulla linea ha ridato slancio al ciuffo di Mancini, ma il gol di Arteta lo ha reso di nuovo un riporto. Dicevo dell’illuminazione. Mancini e Balotelli naturalmente c’entrano con questa metamorfosi peggiorativa, ma fino a un certo punto, perché qui non si parla di spirito dei popoli ma di credibilità dell’impianto calcistico: il Manchester United che sabato ha rubato come nemmeno il Barcellona in Champions (rigore per fallo inesistente su giocatore in fuorigioco di almeno due metri); il già citato Arsenal che dopo una stagione a tratti inguardabile va in Champions, questa la drammatica morale; l’FA Cup che quest’anno non ha nessuna sorpresa nemmeno in semifinale.

    Potremmo stare qui per giorni a dire quanto gioca bene lo Swansea City e quanto sia bello il calcio da metà classifica, tanto che il Chelsea, che gioca un calcio più brutto dell’Inter di Ranieri, è l’ultima speranza inglese in Europa dopo le disfatte dei due Manchester (a Mancini manca un Drive Reds per vincere facile, evidentemente); ma il Chelsea quasi sicuramente verrà eliminato per qualche disegno superiore del tecnodemiurgo Platini, quindi il problema resta: la Premier di quest’anno è lo strange bedfellow della serie A. E per scacciare la verità della crisi ci si nasconde dietro ai petrolieri arabi e agli oligarchi russi, alle escort e agli insulti razzisti, ai Sir con la corona e agli aspiranti usurpatori di troni. Mi resta una consolazione: forse la stagione che si avvia al termine non sarà stata particolarmente esaltante, ma basta guardare un paio di partite della Liga per sentirsi migliori. Là dove lo show ha sostituito la grinta e il gel soppiantato i tacchetti, là dove il gol più banale è segnato con un colpo di tacco da fuori area ma solo perché i difensori sono delle figurine adesive, non arriveremo mai. Per fortuna.