Unità nazionale e strani silenzi

Giuliano Ferrara

Che cosa combinano ABC? Si comportano come se appartenessero, per quanto in un ruolo non esecutivo di maggioranza parlamentare, a un governo di unità nazionale. Negoziano le cose da fare, parte in segreto parte in pubblico, e concordano le questioni più gravi e delicate, dalla legge elettorale alla politica economica, pensioni e mercato del lavoro per esempio.

    Che cosa combinano ABC? Si comportano come se appartenessero, per quanto in un ruolo non esecutivo di maggioranza parlamentare, a un governo di unità nazionale. Negoziano le cose da fare, parte in segreto parte in pubblico, e concordano le questioni più gravi e delicate, dalla legge elettorale alla politica economica, pensioni e mercato del lavoro per esempio. Affronteranno presumibilmente, non potendo ciascuno di loro ipotizzare per ragioni diverse una crisi e nuove elezioni politiche prima del 2013, altre cose complicate a decidersi, dalla legge sulla corruzione alla governance Rai, fino al fisco e all’abbattimento del debito, sulle quali la grancassa del partito della zizzania e dei risarcimenti (Repubblica e altri poteri piuttosto fortini) rulla di continuo chiedendo a Monti di fare una parte che Monti ha scelto di non fare, il vendicatore dei torti subiti da questo paese in diciassette anni di berlusconismo (che poi sono solo nove scarsi in termini di governo). ABC sembrano indisponibili alle avventure di nuove conflittualità malamente bipolarizzate, quelle stesse che hanno portato al collasso sia del governo sia dell’alternativa al governo con le dimissioni di Berlusconi in novembre e la formazione di un governo tecnocratico, anche se per il Pd preme lo schema di alleanze senza nemici a sinistra (con Monti e con Di Pietro?) e per il Pdl preme la volontà di non spezzare un centrodestra già bello che spezzato dagli eventi (vedi come ultima notizia la Lega terremotata).

    Non si capisce perché, specie dopo la ragionevole e chiara intervista in cui Monti ha detto che lui non ci sarà più a partire dal 2013 ma da dove mai fosse guarderebbe con partecipazione sentimentale un governo di unità nazionale, non prendono tutti, ciascuno a suo modo, una iniziativa chiarificatrice. Per dire al paese che non intendono ricominciare a darsele alla vecchia maniera, che della crisi di sistema sapranno fare tesoro, che di qui al 2013 risolveranno i possibili nuovi problemi politici, poi porteranno identità definite in modo solido ma non rancoroso al confronto con gli elettori, aperti a una nuova fase della vita politica italiana, in cui un programma riformatore moderato taglierà gli artigli ai demagoghi dell’antipolitica di ogni fatta e specie. La cosa converrebbe a questo paese, con ogni evidenza. Borse e spread ci daranno nuove sorprese. L’austerità obbligata non è fatta per alleviare le spinte già in corso alla recessione. Il governo dei nuovi problemi da debito pubblico e da mancato sviluppo non si esaurisce nell’anno che ci divide dalle elezioni. E allora è una convenienza italiana ed europea, una convenienza di tutti e di ciascuno, ratificare un cambio di passo. Invece di creare uno spazio più largo, i partiti maggiori difendono il loro spazio stretto, per non dire meschino,  che è stato assalito dalla realtà, ciò che dovrebbe spingerli a una resipiscenza.  

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.