
“Sex and the office”, ovvero come non diventare la Peggy di Mad Men
La scena più chiacchierata, cliccata, twittata e commentata della quinta stagione di “Mad Men” (in onda lo scorso 25 marzo su Amc) è il regalo di compleanno della fresca seconda signora Draper al marito. Una sexy canzonetta francese degli anni 60 – “Zou Bisou Bisou”, già canticchiata da Sofia Loren e ascoltata in “Blow-up” di Michelangelo Antonioni – che la ex segretaria Megan (apparsa per la prima volta in un focus group dove si discutevano le meraviglie della crema detergente Ponds) interpreta con il massimo dei doppi sensi consentiti prima di “Je t’aime… moi non plus”.
La scena più chiacchierata, cliccata, twittata e commentata della quinta stagione di “Mad Men” (in onda lo scorso 25 marzo su Amc) è il regalo di compleanno della fresca seconda signora Draper al marito. Una sexy canzonetta francese degli anni 60 – “Zou Bisou Bisou”, già canticchiata da Sofia Loren e ascoltata in “Blow-up” di Michelangelo Antonioni – che la ex segretaria Megan (apparsa per la prima volta in un focus group dove si discutevano le meraviglie della crema detergente Ponds) interpreta con il massimo dei doppi sensi consentiti prima di “Je t’aime… moi non plus”. Agli ospiti, perlopiù colleghi d’agenzia con mogli al seguito, cade la mascella per lo stupore. Il giorno dopo, in ufficio, le battute si sprecano. Don Draper abbozza, per la prima volta sembra in difficoltà.
Allora non esistevano i Women’s Studies. Nessuna casa editrice accademica avrebbe mai accolto in catalogo un saggio come “Sex And The Office: A History of Gender, Power and Desire” di Julie Berebitsky, in libreria il prossimo 17 aprile con la sigla Yale University Press (ne dà notizia Slate). 376 pagine per ricostruire la storia delle donne in ufficio dalla Guerra civile americana a oggi. Da quando per evitare molestie, che allora non erano considerate molestie ma normale comportamento maschile, qualcuno ebbe l’idea di proteggere la virtù delle stenografe facendole lavorare dentro una gabbia.
Da quando si pubblicavano (e si compravano, evidentemente) manualetti pratici per il nuovo galateo. E già erano chiari i pericoli. Gli stessi che corre Don Draper, dopo aver fatto la sua proposta di matrimonio. La prima moglie Betty nell’agenzia pubblicitaria non si faceva vedere mai, neanche alle feste natalizie. La nuova moglie lavora assieme a lui, e già abbiamo capito che è una mina vagante, un disastro per la privacy, un terremoto per le gerarchie (e alla voce “rapporti con Peggy”, ex segretaria ora copywriter, si aprono piste drammatiche perfette per la perfidia di Matthew Weiner).
Alle donne in ufficio si consigliava di prendere esempio dalle tre scimmiette: “Non vedo, non sento, parlo solo se interrogata”. Il tentativo di bacio al colloquio d’assunzione era considerato normale. I capi ci provano sempre e comunque: vanno quindi respinti con garbo (e mai, per nessun motivo, ridicolizzati, è cosa che i maschi non sopportano). Guai a farsi illusioni, pensando a un corteggiamento che potrebbe sfociare in una proposta di matrimonio. Megan in “Mad Men” va considerata un’eccezione (infatti la ragazza, sbaciucchiata a tarda ora sul divano dell’ufficio, applica le regole e il giorno dopo si comporta come se nulla fosse accaduto).
Non tutte avevano la fortuna di Marilyn Monroe in “Il magnifico scherzo” di Howard Hawks. Il capo Cary Grant la chiama per provare calze che non si smagliano, e quando c’è da scrivere una lettera le chiede “trovi una segretaria capace di farlo”. O di Maggie Gyllenhaal, che in “Secretary” di Steven Shainberg fa apposta errori di ortografia per essere sculacciata dal principale. Mentre Liselotte Pulver – in “Uno, due, tre!” di Billy Wilder – si toglie il chewingum di bocca prima di sedersi sulle ginocchia di James Cagney, lo appiccica sotto la scrivania, lo riprende a dettatura finita.
Son le scene predilette dagli spettatori frivoli. Julie Berebitsky preferisce i patemi delle mogli a casa, tormentate dalle “manicured creatures” che passano otto ore con i loro mariti. “Fai finta di niente” raccomanda una madre alla figlia Myrna Loy, in “Wife vs. Secretary” (1936, titolo italiano “Gelosia”, la segretaria è Jean Harlow). E chiarisce: “Non si punisce un bambino per aver rubato un dolce incustodito”.


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