
Liberi di licenziare, up to a point
La formula classica intorno ai contratti “at will” recita: “Per giusta causa, cattiva causa o nessuna causa”. In altri termini: secondo questa dottrina squisitamente americana il datore di lavoro ha il diritto di licenziare un dipendente senza motivazioni, né buone né cattive; e nessun giudice provvederà al reintegro. Il diritto stabilito nei contratti “at will” è reciproco, cioè il lavoratore può abbandonare il posto senza preavviso e motivazioni.
New York. La formula classica intorno ai contratti “at will” recita: “Per giusta causa, cattiva causa o nessuna causa”. In altri termini: secondo questa dottrina squisitamente americana il datore di lavoro ha il diritto di licenziare un dipendente senza motivazioni, né buone né cattive; e nessun giudice provvederà al reintegro. Il diritto stabilito nei contratti “at will” è reciproco, cioè il lavoratore può abbandonare il posto senza preavviso e motivazioni. Contratti del genere si applicano ai dipendenti del settore privato non protetti dai sindacati e secondo uno studio di Patricia Werhane il fenomeno coinvolge il 60 per cento dei lavoratori, soprattutto professionisti. L’associazione per i diritti civili Aclu spiega che ogni anno vengono licenziati due milioni di lavoratori “at will”, di cui duecentomila senza motivo.
La flessibilità americana non deve scandalizzare. Se è vero che la sentenza che ha fatto scuola assolveva anche i datori che licenziavano “per cause moralmente deprecabili” (anno 1884), l’America ha costruito nel tempo una serie di argini al licenziamento in libertà. Il Civil Rights Act impedisce la rottura di un contratto per discriminazione su base razziale, etnica, religiosa o sessuale; altri statuti impediscono il licenziamento per motivi di handicap fisico. Molti stati vietano di cacciare ex abrupto chi agisce anteponendo l’interesse pubblico a quello dell’azienda e si ammette anche la dottrina del “contratto implicito”: se il rapporto di lavoro costituisce de facto una formula contrattuale stabile, chi viene licenziato si può appellare a un giudice e ottenere il reintegro. Giuristi di scuola libertaria come Richard Epstein sostengono che i contratti “at will” sono all’origine del successo della flessibilità americana e uno studio della Rand Corporation dice che con un passaggio a un regime in stile europeo risulterebbe un aumento della disoccupazione complessiva fra il 2 e il 5 per cento.


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