L'uomo dimenticato da Obama

Marco Valerio Lo Prete

Nel pieno della peggiore crisi economica della storia degli Stati Uniti, la Corte suprema giudica incostituzionale una legge in materia sanitaria e costringe così un’Amministrazione democratica celebrata in tutto il mondo a rivedere le sue politiche troppo stataliste. Non si tratta solo di uno scenario futuribile per Barack Obama, la cui riforma sanitaria del 2010 è da ieri sotto osservazione della Corte suprema, ma di quanto avvenuto già negli anni Trenta al presidente Franklin Delano Roosevelt.

    Nel pieno della peggiore crisi economica della storia degli Stati Uniti, la Corte suprema giudica incostituzionale una legge in materia sanitaria e costringe così un’Amministrazione democratica celebrata in tutto il mondo a rivedere le sue politiche troppo stataliste. Non si tratta solo di uno scenario futuribile per Barack Obama, la cui riforma sanitaria del 2010 è da ieri sotto osservazione della Corte suprema, ma di quanto avvenuto già negli anni Trenta al presidente Franklin Delano Roosevelt.

    Secondo Amity Shlaes, storica dell’economia, fu infatti il ricorso di una famiglia di macellai ebrei di Brooklyn contro una norma igienico-sanitaria ad avviare la parabola discendente del New Deal. I repubblicani americani sperano che oggi accada lo stesso, e che da una vittoria giudiziaria contro l’Obamacare derivi una più generale ritirata dello stato dall’economia. Anche per questo negli Stati Uniti si torna a leggere l’ultimo libro della Shlaes, “L’uomo dimenticato”, tradotto in italiano da Feltrinelli.

    Il grande piano di riforme economiche e sociali del presidente Roosevelt, celebrato dalla vulgata come il “New Deal” che dopo la crisi del ’29 salvò l’economia statunitense dal baratro, è riletto in chiave critica dalla studiosa del Council on Foreign Relations: “Di fronte al collasso monetario e climatico – sostiene la Shlaes – gli uomini e le donne d’America si sentirono incredibilmente impotenti. Ma il più serio guaio fu l’interventismo pubblico, la scarsa fiducia nel mercato”. Fu l’iperattivismo statale “a far diventare Grande la Depressione”. Tesi che Shlaes dimostra raccontando per la prima volta la crisi dal punto di vista dell’“uomo dimenticato”, invece che da quello dei politici o degli economisti.

    La formula “forgotten man” è del filosofo William Graham Sumner: “Appena A nota qualcosa che gli sembra sbagliato, qualcosa per cui X soffre, ne parla con B, poi A e B insieme propongono un disegno di legge per sanare il male e venire incontro a X. La loro legge si prefigge di decidere che cosa farà C per X. Io intendo studiare C. Lo chiamo l’Uomo dimenticato. Forse non è una definizione correttissima, ma è l’uomo a cui non si pensa mai. Lavora, vota, di solito prega, ma sempre paga”. Tanti “uomini dimenticati” sono quelli che Shlaes descrive, e tra questi ci furono appunto anche i fratelli Schechter, macellai di Brooklyn caduti vittime della mania pianificatrice di Roosevelt.

    Perché tra le migliaia di attività che la Casa Bianca nei primi anni Trenta volle regolamentare c’era anche la vendita di pollame, un po’ per la sua fama di attività sporca e sgradevole alla vista, un po’ per il suo forte impatto sulla vita di molti americani. I legali della National Recovery Administration (Nra), una delle principali agenzie federali create dal New Deal (responsabile “in dodici mesi di avere sfornato più carta dell’intera produzione di leggi del governo federale dal 1789”), pensarono che colpendo i pollivendoli con norme sanitarie severe avrebbero dimostrato anche all’opinione pubblica il valore dell’intervento di stato. Perciò fu impedito al commerciante di scegliere assieme al cliente la gallina da spennare, fu proibita “l’uccisione diretta” dell’animale davanti all’acquirente, furono vietati “gli abbassamenti lesivi dei prezzi”, etc.

    Aaron e Alexander Schechter, di New York, ce la misero tutta a collaborare con le autorità, salvo ribellarsi quando uno degli ispettori di Washington insultò i loro clienti spazientiti dall’eccessiva burocrazia. I due finirono in tribunale con decine di capi di imputazione a carico. La loro unica argomentazione, di fronte ai New Dealers spalleggiati dall’establishment legale di New York, era che il codice Nra danneggiava la libera impresa. Il 27 maggio 1935 la Corte suprema si pronunciò sul caso e, con sommo dispiacere di Roosevelt, disse che le condizioni straordinarie dell’economia non legittimavano intrusioni incostituzionali nella vita dei cittadini.

    Il titolo dell’Express di Londra, il giorno dopo, fu: “America a bocca aperta! L’operato di Roosevelt ucciso in 20 minuti”. Tanto ci misero i giudici a leggere la sentenza. Da allora la “battaglia senza respiro” tra settore pubblico e privato dell’economia prese una piega diversa, conclude Shlaes. Roosevelt per varie ragioni fu però rieletto, e questa – al di là di ciò che pensa della sanità l’Uomo dimenticato – resta la variabile più cara al presidente Obama.