Benedetto e i caudillos

Il doppio incontro di Fidel col Papa (e Chávez allettato?)

Redazione

Alla fine, Fidel Castro non solo si è incontrato con il Papa per trenta minuti a L’Avana, nelle stanze della nunziatura, ma lo avrebbe fatto per ben due volte. Solo la seconda in modo ufficiale, ma nella prima sarebbe riuscito a imbucare l’amico e sodale presidente venezuelano, Hugo Chávez, secondo quanto scrive sul suo blog runrun.es Nelson Bocaranda, giornalista venezuelano antichavista famoso perché ottiene sempre informazioni riservate.

    Alla fine, Fidel Castro non solo si è incontrato con il Papa per trenta minuti a L’Avana, nelle stanze della nunziatura, ma lo avrebbe fatto per ben due volte. Solo la seconda in modo ufficiale, ma nella prima sarebbe riuscito a imbucare l’amico e sodale presidente venezuelano, Hugo Chávez, secondo quanto scrive sul suo blog runrun.es Nelson Bocaranda, giornalista venezuelano antichavista famoso perché ottiene sempre informazioni riservate. Per giorni il Vaticano e l’episcopato cubano hanno ripetuto che il faccia a faccia tra l’ex líder máximo e Benedetto XVI era probabile, ma che il caudillo di Caracas non era previsto. Lo stesso Chávez parlando in tv da Cuba aveva riconosciuto che sarebbe stato difficile trovare il tempo. In mattinata attraverso la sua pagina web Fidel aveva infine annunciato che l’incontro si sarebbe fatto. “Saluterò con piacere Sua Eccellenza Papa Benedetto XVI, come ho fatto con Giovanni Paolo II, un uomo al quale il contatto con i bambini e i più umili suscitava sempre sentimenti di affetto. Ho deciso per questo di chiedere qualche minuto del suo prezioso tempo quando ho saputo dal nostro cancelliere Bruno Rodríguez che avrebbe gradito questo semplice e modesto contatto”.

    In quel momento il primo incontro, secondo Bocaranda, c’era già stato. L’indiscrezione è arrivata attorno alle 14 italiane. Sul suo blog, il giornalista venezuelano ha scritto che il Pontefice, Raúl, Fidel e Chávez si sarebbero visti per cinque minuti, al termine della quarantina di minuti di colloquio tra Benedetto XVI e Raúl. E a Chávez il Pontefice avrebbe fatto gli auguri di buona guarigione e regalato un rosario benedetto. Ambienti diplomatici avevano riferito del malumore di Raúl per l’insistenza del fratello perché fosse soddisfatta la richiesta del suo amico per vedere Benedetto XVI, ma lo stesso Bocaranda ha raccontato che proprio per ottenere questo incontro la famiglia Chávez aveva mandato in Messico “un cittadino messicano-venezuelano di massima fiducia e con eccellenti entrature nella Santa Sede”. Diplomatici venezuelani già accreditati presso la Santa Sede avrebbero favorito ulteriori contatti con ambienti cardinalizi, e alla fine s’è trovato un accordo: un incontro breve, senza media, giusto il tempo per la benedizione apostolica.

    Bocaranda sostiene anche che nell’operazione non è stato coinvolto l’episcopato venezuelano, date le pessime relazioni col governo di Chávez. La situazione è curiosamente speculare a quella di Cuba con il cardinale Ortega che in un’intervista all’Osservatore Romano aveva non soltanto elogiato la riforma economica di Raúl, ma aveva anche detto che, dopo le liberazioni ottenute grazie alla sua mediazione, a Cuba non ci sono più prigionieri politici – nel momento in cui almeno 150 persone finivano in galera per retate preventive ora denunciate anche da Amnesty International, e la commissione per i Diritti umani di Elizardo Sánchez rendeva nota una lista di 46 detenuti. Agli occhi sudamericani, Benedetto XVI è apparso così più chavista dei vescovi venezuelani ma meno castrista di quelli cubani, nel momento in cui ha implicitamente ricordato che detenuti politici a Cuba ve ne sono e ha chiesto la loro liberazione (oltre a ricordare che il comunismo ha fatto il suo tempo).

    Contrariamente a quanto anticipato, non soltanto Raúl ha ribadito che la sua riforma è solo economica e non politica, ma Fidel non si è convertito. L’anticamera che ha dovuto fare è però una sorprendente novità, per un vecchio caudillo che era abituato, lui, a far fare anticamere – durate anche intere giornate – agli ospiti, per poi riceverli nelle condizioni più impensate. Leggendari i malanni che faceva venire ai suoi interlocutori, che si presentavano con gli abiti leggeri imposti dal clima cubano, e si ritrovavano nelle temperature gelide dell’aria condizionata che il líder máximo esigeva per poter rimanere nella sua carismatica mimetica. Celebri pure le interviste in cui rispondeva alle domande mentre faceva vedere quanto era bravo al tiro a segno o mostrava le sue stalle. Ma inconsueta è anche tanta discrezione: Chávez a ogni minimo evento di cui è protagonista ha l’abitudine di chiamare le telecamere. Insomma, non si può dire che Benedetto XVI sia riuscito a far andare a Canossa i due caudillos. Ma un minimo di ridimensionata, forse, gliel’ha data.