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Dissimulare Tolosa
Mohammed Merah non ha ucciso i quattro ebrei di Tolosa e i tre soldati francesi perché motivato dall’islamismo, dall’antisemitismo o dall’odio per Israele. Il caso del franco-algerino è un caso di isolamento sociale, di alienazione urbana e proletaria, di mancanza d’affetto.
Mohammed Merah non ha ucciso i quattro ebrei di Tolosa e i tre soldati francesi perché motivato dall’islamismo, dall’antisemitismo o dall’odio per Israele. Il caso del franco-algerino è un caso di isolamento sociale, di alienazione urbana e proletaria, di mancanza d’affetto.
E’ la tesi di Tariq Ramadan, l’islamista svizzero coccolato dall’intellighenzia occidentale e considerato uno degli ispiratori dell’islam europeo. Le sue idee su Tolosa Ramadan le ha depositate in una column pubblicata sui giornali francesi e in lingua inglese: “Un adolescente mai cresciuto, disoccupato, disturbato e incoerente”. Così Ramadan definisce l’attentatore. “La religione non era il problema di Merah”. E ancora: “Un cittadino francese frustrato per non aver saputo trovare un posto, dare un senso alla sua vita e al suo paese”.
Fin dall’11 settembre Ramadan si è impegnato in una pericolosa opera di dissimulazione, tesa a negare le radici religiose dell’attentato alle Torri gemelle, delle bombe a Londra, della strage di musulmani in Iraq e Afghanistan, dell’assedio a Israele. Ramadan ha trovato sponda nella gauche parigina, a Downing Street, nelle aule di Oxford, negli Stati Uniti, dove è stato invitato a tenere lezioni e conferenze. Quanto scrive è importante perché svela la dissimulazione a cui è già stato sottoposto il massacro di Tolosa. Lo storico libanese americano Fouad Ajami ha scritto che Ramadan “padroneggia l’arte della ‘taqiyya’, la dissimulazione”.
Una dissimulazione a cui si sono prestati anche i giornali nostrani. Fino a quando per la strage della scuola ebraica si sospettavano un manipolo di paracadutisti con simpatie neonaziste si sono spalmate le colonne dei giornali con articoli ed editoriali pensosi e sofferti sulla xenofobia e l’intolleranza. Non appena si è scoperto che il killer era un islamista, un orgoglioso antisemita sceso in guerra e che faceva parte di un network ben più vasto, cresciuto in seno al multiculturalismo francese, silenzio. Niente più editoriali indignati. Al culmine di questa campagna arriva il ritratto dello stragista di Tolosa come un triste cassaintegrato delle periferie, uno che cercava l’amore e che per caso ha insanguinato una scuola ebraica.


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