
Leoluca Orlando e la vera storia dell'ultimo pasticcio palermitano
La situazione si era innervosita verso le dieci di sera di mercoledì 21 marzo. Al quartier generale di Italia dei valori, a Palermo, si discuteva e si ridiscuteva. Animatamente. Perché doveva uscire il sì proibito. Leoluca Orlando era stato chiaro: "non mi candido". Anzi, incalzato dalla stampa, aveva ribadito: "Ma ve lo devo dire in aramaico? Non mi candido!". E, invece, domani mattina alle 11, all’Hotel Excelsior, centro di Palermo, la sua candidatura a sindaco di Palermo sarà resa ufficiale.
di Giovanni Tarantino
Leggi Palermo, ovvero fare le primarie col culo degli altri dal blog Cerazade
La situazione si era innervosita verso le dieci di sera di mercoledì 21 marzo. Al quartier generale di Italia dei valori, a Palermo, si discuteva e si ridiscuteva. Animatamente. Perché doveva uscire il sì proibito. Leoluca Orlando era stato chiaro: "non mi candido". Anzi, incalzato dalla stampa, aveva ribadito: "Ma ve lo devo dire in aramaico? Non mi candido!". E, invece, domani mattina alle 11, all’Hotel Excelsior, centro di Palermo, la sua candidatura a sindaco di Palermo sarà resa ufficiale.
Tonino Di Pietro non ha veti da porre perché, dice, "ciò che decidono a Palermo è come se lo decidessimo noi". Leoluca non si sbottona, né lo fanno i suoi commilitoni. La conferenza di domani non deve essere bruciata. Tutto è stato deciso, comunque, nell’incontro carbonaro della sera di mercoledì. Il tavolo delle trattative rischiava di saltare quando quelli di Sel avevano deciso l’appoggio a Fabrizio Ferrandelli, il vincitore delle discusse primarie dello scorso 4 marzo. I vendoliani di Palermo si allineavano in sostegno al vincitore dopo Antonella Monastra, consigliera comunale del “sinistro” gruppo Un’altra storia, quarta classificata alle primarie, che per prima aveva rotto gli indugi e comunicato, a mezzo conferenza stampa, l’alleanza col giovane Fabrizio. Dopo Monastra veniva Sel.
Leoluca doveva reagire. Non aveva digerito la candidatura del suo ex figlioccio Fabrizio, che si era messo in testa di fare il sindaco "con o senza l’appoggio del partito". Il partito in questione era appunto Italia dei valori. Orlando furioso il mandante, Ferrandelli veniva espulso per quella che al tempo dei trozkisti veniva definita "attività frazionistica". Il giovane Fabrizio andò alle primarie con l’appoggio di alcuni cartelli della società civile e con una parte del Pd che fa riferimento al deputato regionale Antonello Cracolici e al senatore Beppe Lumia.
Leoluca non lo può accettare. Lo chiamano gli alleati, che sono Rifondazione comunista e i Verdi. Loro Ferrandelli non lo vogliono. Ma Leoluca ha una parola sola e ha "detto non mi candido", pure in aramaico. Riprovano allora a convincere Rita Borsellino, sconfitta alle primarie. Si cerca l’appiglio, si fa ricorso ai garanti. Si spera, quasi, nell’imbroglio. Una rappresentante di lista di Fabrizio Ferrandelli al seggio dello Zen accusata, all’indomani delle primarie, perché aveva con sé una cinquantina di certificati elettorali.
Arriva l’immancabile servizio di Striscia la notizia, ma la rappresentante di lista aveva un certificato di delega che l’autorizzava a ritirare i certificati. Niente, Ferrandelli non cade. Allora si attende il verdetto dei garanti, che bocciano i voti dello Zen ma, anche in questo caso, niente da fare, Ferrandelli è in testa comunque. Borsellino passa la mano. Ma non Orlando, sempre più furioso. E via con nuove riunioni notturne. "Proviamo a candidare Pippo Russo", che è il segretario provinciale di Idv, "candidiamo il senatore Giambone". Le soluzioni non convincono gli alleati, che sanno di avere perso terreno e che in quaranta giorni non possono rischiare con un nome non imponente.
L’imperativo categorico, comunque, è trovare un candidato alternativo a Ferrandelli. La missione è quella di fare saltare l’esito di quelle maledette primarie. Che il giovane Fabrizio non doveva fare. Che il giovane Fabrizio non doveva vincere. E allora, mercoledì notte, dal quartier generale di Italia dei valori, esce l’indiscrezione: "Si candida Orlando. E in ogni caso o lui o cuegghiè". Che a Palermo vuol dire chiunque. Chiunque, ma non Ferrandelli, che ormai è il candidato riconosciuto da tutto il Pd. Il centrosinistra, quindi, si spacca ufficialmente. Leoluca Orlando si candida. E se qualcuno vorrà obiettare che aveva detto il contrario, significherà che questo qualcuno non capisce nulla di aramaico.
di Giovanni Tarantino
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