
L'esodo degli ebrei dalla Francia
Il rabbino Jonathan Sandler, ucciso due giorni fa nella scuola ebraica di Tolosa assieme ai due figli e a un’altra bambina, aveva compiuto il percorso inverso: da Israele alla Francia. Prima di insegnare nella “ville rose”, capitale del sud-ovest francese, Sandler aveva studiato in una yeshiva, una scuola religiosa di Gerusalemme, ed era cresciuto nel quartiere di Kiryat Hayovel, con le sue case che risalgono agli anni Cinquanta.
Il rabbino Jonathan Sandler, ucciso due giorni fa nella scuola ebraica di Tolosa assieme ai due figli e a un’altra bambina, aveva compiuto il percorso inverso: da Israele alla Francia. Prima di insegnare nella “ville rose”, capitale del sud-ovest francese, Sandler aveva studiato in una yeshiva, una scuola religiosa di Gerusalemme, ed era cresciuto nel quartiere di Kiryat Hayovel, con le sue case che risalgono agli anni Cinquanta. Sandler era tornato a Tolosa perché, raccontava, la città “è più tranquilla di Gerusalemme”, un luogo ideale dunque per studiare e insegnare.
Adesso sullo sfondo della grande comunità ebraica di Francia si staglia il peso ingombrante di una parola strana e orientale: alyah (termine ebraico che significa “salire alla Terra”).
E’ la fuga in Israele. In virtù della “legge del ritorno”, tutti gli ebrei, nati e cresciuti al di fuori di Israele, hanno diritto legittimo di vivere in Israele e di esserne cittadini. Le vittime della scuola di Tolosa avevano tutte il doppio passaporto, francese e israeliano.
Parlando al Global Forum for Combating Antisemitism, l’esperto di islam Daniel Pipes ha parlato di un “esodo” degli ebrei della Diaspora europea verso Israele. Secondo Pipes, è una migrazione che potrebbe “replicare l’esodo di ebrei dai paesi islamici dopo la Seconda guerra mondiale”. Una stima troppo pessimistica forse, ma il fenomeno è allarmante. Ieri il quotidiano israeliano Jerusalem Post, citando statistiche governative di Gerusalemme, parlava di un ventisei per cento di ebrei francesi pronti a fare le valigie e a partire per lo stato ebraico, dove già vivono centomila cittadini con passaporto francese (fra di loro, il caporale Gilad Shalit).
Simbolo di questa emigrazione di massa sono le numerose acquisizioni immobiliari compiute in Israele in questi anni dagli ebrei parigini e della Provenza. Intere schiere di villette e appartamenti rimasti vuoti ma pronti in caso la situazione volga al peggio in Francia, come è successo a Tolosa. Secondo il professor Eric Cohen, che ne ha scritto sul magazine dell’ebraismo francese Arche, le prime tre cause di inquietudine della comunità sono nell’ordine terrorismo, antisemitismo e razzismo.
Oltre all’“intifada des banlieue” (intifada delle periferie), scoppiata nelle grandi periferie dal 2000, ci sono gli attacchi alle sinagoghe, ai cimiteri, ai centri comunitari e alle scuole ebraiche. Senza contare gli affronti che ogni giorno gli ebrei devono subire per strada, o a scuola, dove è diventato sempre più difficile insegnare la storia degli ebrei, il caso Dreyfus, il medio oriente e la Shoah. C’è poi una stima più realistica di 30-33 mila ebrei pronti a partire – il sei per cento di quelli presenti in Francia, oltre mezzo milione – che si basa su un sondaggio del Fondo sociale ebreo unificato, realizzato nel 2002 e aggiornato di anno in anno. Dopo la Seconda guerra mondiale, la comunità ebraica francese si è triplicata, l’unica in Europa a essere aumentata. Ma è anche una comunità che sta progressivamente morendo. Ogni anno circa duemila ebrei lasciano il paese per non farvi ritorno, una cifra enorme che supera di gran lunga la storica alyah americana.
La tendenza alla fuga è una realtà dal 1948, quando gli ebrei che hanno lasciato la Francia per Israele sono stati circa 70 mila.
La strage di Tolosa causerà forse un’accelerazione delle partenze. Il trend è costante dal 2000: 2.500 persone nel 2002, 3.000 nel 2005, 2.802 nel 2006, 2.659 nel 2007, 2.000 nel 2009 e così via. Si parla persino di una “aliyah Boeing”: ebrei francesi che ogni weekend volano in Israele. Ci sono corsi di preparazione all’emigrazione. Per mesi i candidati studiano la lingua e vengono orientati per la ricerca di un lavoro o di una scuola per i bambini. L’ex rappresentante dell’Agenzia ebraica in Francia, Menahem Gourary, ha parlato della previsione di una partenza probabile di trentamila ebrei verso Israele “in un futuro prossimo”. Da parte di Gerusalemme ci sarebbe da anni un progetto per rimpatriare gli ebrei dalla Francia.
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