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Hanno licenziato l'Uomo Ragno: la crisi dei quotidiani secondo Marvel
Si chiama Peter Parker. Pochi sanno (nel suo mondo, ovviamente) che si mette un costume e lotta contro il crimine come il supereroe Uomo Ragno (che ormai tutti per esterofilia chiamano Spider-Man). Genietto scientifico, non ha mai completato il dottorato, troppo preso dalla sua vita come supereroe, sbarcando per anni il lunario vendendo foto dell’Uomo Ragno che combatte supercriminali al quotidiano Daily Bugle.
di Stefano Priarone
Si chiama Peter Parker. Pochi sanno (nel suo mondo, ovviamente) che si mette un costume e lotta contro il crimine come il supereroe Uomo Ragno (che ormai tutti per esterofilia chiamano Spider-Man). Genietto scientifico, non ha mai completato il dottorato, troppo preso dalla sua vita come supereroe, sbarcando per anni il lunario vendendo foto dell’Uomo Ragno che combatte supercriminali al quotidiano Daily Bugle.
Nell’universo a fumetti della Marvel Comics (fra gli altri eroi famosi ci sono ad esempio Capitan America e Iron Man) il Daily Bugle è uno dei principali quotidiani di New York: editore (e per molti anni direttore) del Bugle è stato J. Jonah Jameson. Burbero, dispotico, con baffetti hitleriani, fino a pochi anni fa sempre con il sigaro in bocca (adesso ha smesso, ufficialmente a causa di problemi di salute, in realtà per la campagna anti fumo nei fumetti statunitensi) ma non privo di una sua etica professionale (dipende dagli autori, però) ha sempre dato una forte linea al giornale con un "cattivo" molto definito (lo fanno anche molti giornali "reali"). Il titolo classico del Bugle, qualunque cosa accada, è infatti: “L’Uomo Ragno: pericolo o minaccia?”.
Suona abbastanza ironico che per anni Peter Parker gli abbia venduto foto di Spider-Man. La redazione del Bugle è stata una seconda famiglia per il personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko nel 1962 (giusto cinquant’anni fa): la sua prima ragazza è stata Betty Brant, segretaria di Jameson (e poi giornalista), il capo redattore (molto più affabile di Jameson) Joe “Robbie” Robertson (afroamericano, e negli anni Sessanta era insolito vedere un nero in un ruolo così importante) ha svolto il ruolo di figura paterna (Peter ha perso i genitori da piccolo, è stato allevato dagli zii e ha scelto di combattere il crimine quando lo zio Ben è stato ucciso da un ladro).
Ma la crisi che colpisce i quotidiani non ha risparmiato il Bugle: il giornale è stato prima comprato dall’industriale Dexter Bennet, ribattezzato DB (che potevano stare anche per le iniziali del nuovo padrone) e poi chiuso, Jameson è diventato sindaco di New York e a malincuore ha smesso di occuparsi di stampa.
Alla fine il Bugle è rinato, ma non è più lo stesso: Robbie è il direttore e ha una linea politica più soft verso i supereroi, Betty, licenziata, si è messa a fare la blogger e guadagna molto di più. La nuova giornalista Norah Winters, molto carrierista (esce con Randy, il figlio di Robbie) si sente dire da un imprenditore che intervista: “Perché ti dai tanto da fare, che i quotidiani sono morti?”.
La chiave del successo dei fumetti Marvel è sempre stata, sin dai tempi di Stan Lee, il fatto di essere ancorati alla realtà di tutti i giorni. Ad esempio, subito dopo il Watergate Capitan America aveva scoperto che un personaggio potentissimo del governo statunitense era in combutta con i supercriminali dell’Impero Segreto e aveva momentaneamente smesso di essere il simbolo del Sogno Americano.
La crisi economica è molto presente nelle pagine di Spider-Man, ma per ora non riguarda Peter Parker.
Peter non fa più il fotografo freelance: è riuscito a trovare lavoro come scienziato, grazie alla moglie di Jameson, Marla, che gli ha presentato Max Modell degli Horizon Labs, adesso ha un lavoro sicuro e ben pagato, per la felicità della zia May (vera opprimente jewish mamie, come molti autori di comics del passato Stan Lee, alias Stanley Lieber, è ebreo) ed esce con la scialba poliziotta Carlie Cooper.
Ma anche se si sente realizzato a nostro avviso sotto sotto rimpiange quando, semplice fotografo, stava con la modella supersexy Mary Jane e il libro Webs, la raccolta delle sue migliori foto di Spider-Man, era nella classifica dei best seller.
Quando la carta stampata era ancora importante.
di Stefano Priarone


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