Stoccolma, 1975. Un giorno nella vita di Renato Dulbecco (1914-2012)

Redazione

Il 10 dicembre 1975, nel palazzo dei Concerti di Stoccolma, il professore Renato Dulbecco ricevette dalle mani del giovane sovrano di Svezia Carlo XVI Gustavo il premio Nobel per la Medicina. Il professore aveva sessantun anni. Con lui dividevano il premio i suoi allievi Howard Temin e David Baltimore.

    Il 10 dicembre 1975, nel palazzo dei Concerti di Stoccolma, il professore Renato Dulbecco ricevette dalle mani del giovane sovrano di Svezia Carlo XVI Gustavo il premio Nobel per la Medicina. Il professore aveva sessantun anni. Con lui dividevano il premio i suoi allievi Howard Temin e David Baltimore. Erano stati loro a dimostrare che l’infezione di cellule normali da parte di certi tipi di virus denominati oncovirus causava l’incorporazione di geni di quei virus nel genoma della cellula ospite. Avevano anche scoperto che il trasferimento del gene virale nella cellula era mediato da un enzima.

    Nella lunga giornata in frac, in cui il consesso scientifico più prestigioso del mondo festeggiava il suo contributo allo svelamento del meccanismo di insorgenza di alcuni tumori, il professor Dulbecco avrà avuto modo di leggere nel programma della cerimonia alcuni di quegli episodi della sua vita che costituiscono la biografia ufficiale, e quasi mai coincidono con la memoria intima. Si sarà visto ricordare di essere nato a Catanzaro, da madre calabrese e da padre ligure. Di essere cresciuto in provincia di Imperia, di avere studiato a Torino, di avere prestato servizio militare vicino a casa, al confine della Francia “conquistata”. Di essere partito come ufficiale medico per il Don, di esserne tornato a stento, di essersi avvicinato alla politica nei giorni della Liberazione e di essersene ritratto presto.

    Si sarà visto ricordare l’amicizia con Salvador Luria e Rita Levi Montalcini, il laboratorio di Cold Spring Harbor, vivaio di premi Nobel, il California Institute of Technology, il famoso Calthech. Ma da quei ricordi lo distraeva il primo abbozzo di un progetto che condivideva con molti colleghi, l’impresa, grandiosa per la conoscenza pura e per le implicazioni nella lotta al cancro, di mappare e definire il ruolo di tutti i geni delle cellule umane. Il progetto Genoma, l’Hpg, si sarebbe concluso nel 2003. Per lavorare a quel progetto presso l’Istituto di tecnologie biomediche del Cnr, sarebbe rientrato in Italia. In Italia, nel 1999, diventò perfino popolare, perché ebbe la disinvoltura di presentare Sanremo. E’ morto a La Jolla, in California ieri, lunedì 20 febbraio.