Il principe e Dickens

Redazione

Oggi Charles Dickens compirebbe duecento anni, e in questi mesi di celebrazioni si sono tutti scoperti un po’ esperti dickensiani, danno consigli, ricordano aneddoti eruditi anche se, come ha scritto Christopher Hitchens in un articolo uscito postumo su Vanity Fair americano, c’è un po’ di ipocrisia.

    Oggi Charles Dickens compirebbe duecento anni, e in questi mesi di celebrazioni si sono tutti scoperti un po’ esperti dickensiani, danno consigli, ricordano aneddoti eruditi anche se, come ha scritto Christopher Hitchens in un articolo uscito postumo su Vanity Fair americano, c’è un po’ di ipocrisia: “Dimenticatevi il senso di colpa, quello che vi prende quando non sapete dire con certezza quale personaggio di Dickens sta in quale libro. Nessuno di noi lo sa, non vergognatevi. Probabilmente anche lo stesso Dickens non poteva dirsi sicuro il più delle volte” e poi cita una biografia in cui si racconta che Dickens ha scritto più libri nello stesso momento, sai che confusione. Poi c’è chi balla. L’irriverenza è del principe Harry, il secondogenito di Carlo d’Inghilterra, fratello del più posato William il quale, da buon erede al trono, è appena planato in America latina per (ri)conquistare le Falkland. Harry, soprannominato “il principe playboy” (se avessimo un post-it, lo appiccicheremmo qui: tutto quel che sappiamo dei vizi del principino ci è stato riferito grazie agli hackeraggi di Rupert Murdoch), si scatena alle feste più cool di Londra che si tengono all’Arts Club, luogo di culto dickensiano diventato pista da ballo per i vip londinesi. L’Arts Club fu fondato nel 1863 da Dickens e Trollope e fu a lungo centro intellettuale e artistico del Regno Unito e di tutta l’Europa (fu bombardato dai nazisti e poi ricostruito). Ora è molto bling bling e laddove Monet discuteva d’impressionismo ora rimbomba la musica, Harry beve assieme a David Beckham e c’è la fila fuori per entrare. Molti dicono che Harry viola addirittura le tradizioni di famiglia, ché il nonno Filippo è stato a lungo patrono dell’Arts Club, “quando ancora era un luogo per gentlemen”.

    Il principe se ne frega e balla. Quando viene intervistato per un documentario sui sessant’anni di regno di sua nonna Elisabetta dice che gli dispiace che i nonni non possano più fare tutto quel che vorrebbero, che è come dire che sono due vecchietti rincoglioniti. Molti si indignano, altri insinuano che sono i geni di mamma Diana, ma il moralismo è triste, forse persino i personaggi di Dickens avrebbero, invece, ghignato.