Il più grande spettacolo dopo il Super Bowl

Francesco Vergani

La vecchia in carrozzella lancia il bambino piccolo sull’altalena. Il bambino, catapultato, strappa di mano il sacchetto di patatine al bambino più grande, apparentemente irraggiungibile, in cima a uno scivolo. La vecchia riacchiappa bambino e patatine, di ritorno. Ecco i fondamentali del football americano: il lancio e la ricezione. Citati molto opportunamente tra una lunga pausa e l’altra, a interrompere lo spettacolo del Super Bowl.

    La vecchia in carrozzella lancia il bambino piccolo sull’altalena. Il bambino, catapultato, strappa di mano il sacchetto di patatine al bambino più grande, apparentemente irraggiungibile, in cima a uno scivolo. La vecchia riacchiappa bambino e patatine, di ritorno. Ecco i fondamentali del football americano: il lancio e la ricezione. Citati molto opportunamente tra una lunga pausa e l’altra, a interrompere lo spettacolo del Super Bowl.

    Perché l'altro spettacolo è quello degli spot, i preziosissimi commercial da trenta o sessanta secondi l’uno – inseriti in spazi pubblicitari da tre milioni e mezzo di dollari l’uno – inframmezzati da alterne fasi di gioco, da esibizioni di muscoli in campo e sul palco (ingaggiata Madonna per lo show dell’intervallo). Bastano e avanzano trenta secondi, per colpire. Non ne sono bastati cinquantasette ai New England Patriots per rovinare la festa ai New York Giants.

    La tv manda gli spot in prima visione, il web li guarda e riguarda e ride, sorride, sogghigna, li giudica. Nel 2012 l’indice di gradimento degli utenti del sito di Usa Today (con un profilo su Facebook) ha premiato gli spot della Doritos della patatine e poi quelli della birra Bud Light, di M&M’s e altri. Più indietro i marchi di automobili, un po’ più indietro la Fiat (la seduttiva Abarth), molto più indietro il reggicalze di Adriana Lima e le mutande di David Beckham. Non c’è niente da fare, non si può resistere all’effetto che fanno.

    Come il teledipendente Homer Simpson, in giuria al festival del cinema di Springfield, è colpito dal cortometraggio “L’uomo colpito da una pallonata”, all’inguine. Sui media va a segno lo spot diretto e divertente, spesso curioso, talvolta cattivo. Così è in rimonta lo spottone con il buon Clint Eastwood per Chrysler, per il Michigan, per l’America e, perché no, per Obama.

    Invece i bambini non deludono, i cani non tradiscono mai e funzionano anche altri animali, alla meglio uno scimmia, alla peggio gli orsacchiotti. Il carlino con le scarpe Skechers alle zampe guadagna terreno sui levrieri al cinodromo. Quasi sulla linea, inchioda, si gira, oltrepassa la linea del traguardo all’indietro: eseguendo un moonwalk alla Michael Jackson. Ancora, ancora. Ancora uno. Fatecelo vedere ancora, fatecene vedere un altro. Ancora uno spot Doritos. Il miglior amico dell’uomo è il peggior amico dei gatti. All’uomo viene un sospetto, vedendo un cane seppellire una medaglietta da gatto identica alla medaglietta del gatto scomparso nell’annuncio. Il cane comprerà il suo silenzio al prezzo di un pacchetto di patatine.