
Gli errati rimbrotti tedeschi a Draghi
Josef Ackermann, amministratore delegato uscente di Deutsche Bank, ha attaccato la Banca centrale europea per i finanziamenti triennali all’uno per cento alle banche; i prestiti consentono agli istituti di credito di acquistare debiti di stati dell’Eurozona in difficoltà lucrando un differenziale senza un apprezzabile rischio. Ackermann, che in dicembre aveva lodato questa mossa dell’Istituto centrale presieduto da Mario Draghi, ora sostiene che le banche che se ne avvalgono acquistano uno stigma negativo, perché questo aiuto ai governi danneggia la loro reputazione. Pertanto Deutsche Bank non si avvarrà di questi prestiti.
Josef Ackermann, amministratore delegato uscente di Deutsche Bank, ha attaccato la Banca centrale europea per i finanziamenti triennali all’uno per cento alle banche; i prestiti consentono agli istituti di credito di acquistare debiti di stati dell’Eurozona in difficoltà lucrando un differenziale senza un apprezzabile rischio. Ackermann, che in dicembre aveva lodato questa mossa dell’Istituto centrale presieduto da Mario Draghi, ora sostiene che le banche che se ne avvalgono acquistano uno stigma negativo, perché questo aiuto ai governi danneggia la loro reputazione. Pertanto Deutsche Bank non si avvarrà di questi prestiti.
Ackermann è adirato con la Banca centrale europea perché essa ha sostenuto che anche le banche debbono fare dei sacrifici sui loro possessi di debito greco. Deutsche Bank ha dovuto mettere a bilancio una minusvalenza di 144 miliardi in relazione alle perdite che dovrà sopportare sui grossi acquisti di debito del governo di Atene, i cui elevati interessi, per altro, negli anni passati hanno contribuito non poco a ingrossare i suoi utili di gruppo.
Ma la sua critica a Draghi e alle cinquecento banche che hanno attinto alla prima tranche del prestito triennale è del tutto infondata. Infatti i banchieri che si avvalgono di questo finanziamento possono utilizzarlo come credono: per concedere mutui immobiliari, per fare credito alle imprese entro e fuori dall’Eurozona, per sostenere gli aumenti di capitale di società quotate e per comperare debiti pubblici di varia durata, anche di stati con spread differenti rispetto ai Bund tedeschi. Dunque le banche che si approvvigionano di questo denaro facile dell’Istituto di Francoforte fanno solo il loro mestiere e non assumono lo “stigma” di ascari della Bce nell’aiuto agli stati in difficoltà.
Ackermann, che pure ha la fama di esperto banchiere, con queste battute dimostra di non conoscere la teoria monetaria ortodossa che autorizza (e al limite obbliga) la Banca centrale europea a fare questi interventi. Infatti i prezzi dei titoli, secondo la teoria austriaca, quella del rigore monetario, fanno parte del livello dei prezzi. E la Bce, offrendo alle banche denaro a basso costo a tre anni, sostiene i prezzi dei titoli, privati e pubblici, operando per la stabilità finanziaria, che fa parte dei suoi compiti statutari.


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