Così le banche francesi giudicano (male) gli istituti tedeschi

Redazione

Per Commerzbank niente nuovi aiuti di stato. La seconda banca tedesca respinge al mittente i timori di nazionalizzazione rilanciati ieri dal Financial Times (che citava anche Mps tra i casi che preoccupano le autorità di vigilanza) e il declassamento a livello prefallimentare del rating da parte dell’agenzia Moody’s. Proprio in questi giorni i tedeschi stanno discutendo sulle modalità per riattivare il fondo di sostegno SoFFin mentre Commerzbank deve trovare 5,3 miliardi che le chiede l’Eba, l’autorità bancaria europea.

    Per Commerzbank niente nuovi aiuti di stato. La seconda banca tedesca respinge al mittente i timori di nazionalizzazione rilanciati ieri dal Financial Times (che citava anche Mps tra i casi che preoccupano le autorità di vigilanza) e il declassamento a livello prefallimentare del rating da parte dell’agenzia Moody’s. Proprio in questi giorni i tedeschi stanno discutendo sulle modalità per riattivare il fondo di sostegno SoFFin mentre Commerzbank deve trovare 5,3 miliardi che le chiede l’Eba, l’autorità bancaria europea. L’Eba ha infatti imposto alle maggiori banche europee di aumentare le risorse accantonate (tecnicamente si tratta di aumentare il core tier 1 al 9 per cento) valutando i titoli di stato detenuti secondo il valore corrente sui mercati (oggi scade il termine per presentare i piani alle autorità). La Borsa ha applaudito (più 14 per cento il titolo della banca tedesca) allo svolgimento dei compitini Eba da parte di Commerzbank che passano per la riduzione di asset a rischio, una migliore gestione del capitale e tagli sui costi. Eppure a ben guardare il sistema bancario tedesco non ha fatto molto per rimettersi in carreggiata dopo la crisi del 2007.

    Anzi, gli istituti di Francoforte stanno peggio delle banche spagnole, cui l’Eba chiede ben 26 miliardi di euro contro i 13 delle tedesche. La stoccata agli istituti tedeschi arriva dai francesi di Bnl-Bnp Paribas. “In Germania il processo di ristrutturazione del sistema bancario ha compiuto molta meno strada e, particolare non secondario – ha scritto l’ufficio studi Bnl diretto da Giovanni Ajassa nel suo ultimo report – molto di quanto è stato fatto è conseguenza dell’impossibilità di derogare alle regole europee che vincolano gli interventi pubblici di salvataggio”. Commerzbank, per esempio, per i soldi pubblici ricevuti si è impegnata con Bruxelles a cedere la controllata dei mutui fondiari Eurohypo entro il 2014. Ma c’è anche WestLb che dopo giugno 2012 verrà divisa in due strutture indipendenti.

    Insieme con Commerzbank, rileva l’analista di Bnl, Silvano Carletti, gli istituti più in difficoltà sono le landesbank, il cui controllo è nelle mani dei governi regionali (lander) e delle casse di risparmio locali (che si avvalgono delle landesbank come istituto centrale di categoria) a causa soprattutto di una diversificazione finanziaria molto rischiosa e mal gestita. Eppure le banche tedesche (con quelle francesi), non hanno rivelato quanti soldi hanno chiesto alla Bce tramite i finanziamenti illimitati agevolati, studiati per evitare il credit crunch. Le italiane ne hanno invece fatto ampio ricorso (50 miliardi le maggiori, coprendo il 90 per cento delle esigenze di finanziamento per il 2012, secondo i dati rivelati ieri dal Financial Times on line) così come le spagnole.
    Che, però, “offrono un concreto riferimento per valutare il ben più modesto consuntivo del processo di ristrutturazione del sistema bancario tedesco”, si legge nel report di Bnl.

    Ecco perché: le autorità spagnole nel febbraio 2011 hanno imposto alle banche un importante rafforzamento patrimoniale (core tier 1 minimo all’8 per cento se non al 10 per cento in alcuni casi), affiancando il Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria (che ha messo solo 8 miliardi). “Da questo provvedimento è scaturito un processo di ristrutturazione di grande rilievo, andato ben oltre la decina di istituzioni incapaci di rispettare i nuovi parametri”, rileva Carletti. Le casse di risparmio (metà circa del sistema bancario nazionale)  sono così diminuite da 45 a 18,  la dimensione media è aumentata a 76 miliardi di euro da 29 miliardi e i bilanci sono stati oggetto di una profonda “operazione di pulizia”. Non solo. L’attenuante è solo nelle maggiori dimensioni medie delle landesbank (in media oltre i 220 miliardi a fine 2010) che complicano il processo di razionalizzazione.