Dal Foglio del lunedì

Twitter al mondo: "Altro disastro italiano"

Redazione

Alle 21.35 di venerdì 13 gennaio sulla Costa Concordia partita alle 19 da Civitavecchia e diretta a Savona – a bordo 3.216 turisti di 62 nazionalità diverse, accuditi da un equipaggio di 1.013 persone – stanno servendo il secondo turno della cena (risotto allo zafferano, pesce arrosto) quando la nave tocca un piccolo scoglio nella secca delle Scole, davanti all’isola del Giglio, e se lo porta via come fosse un fuscello. Dalla pancia sale un rumore sordo. Le luci si spengono, la nave si inclina.

    I sommozzatori dei Vigili del fuoco, che insieme a quelli della Guardia Costiera hanno continuato le ricerche per tutta la notte, hanno trovato stamane un altro cadavere all'interno della nave da crociera Costa Concordia naufragata venerdì sera davanti all'isola del Giglio. Lo ha riferito oggi la Guardia Costiera, aggiungendo che si tratta di un uomo che indossava il giubbotto salvagente e si trovava sul secondo ponte. Restano ancora 16 le persone che mancano all'appello, secondo quanto ha dichiarato stamane il prefetto di Grosseto, Giuseppe Linardi.

    Alle 21.35 di venerdì 13 gennaio sulla Costa Concordia partita alle 19 da Civitavecchia e diretta a Savona – a bordo 3.216 turisti di 62 nazionalità diverse, accuditi da un equipaggio di 1.013 persone – stanno servendo il secondo turno della cena (risotto allo zafferano, pesce arrosto) quando la nave tocca un piccolo scoglio nella secca delle Scole, davanti all’isola del Giglio, e se lo porta via come fosse un fuscello. Dalla pancia sale un rumore sordo. Le luci si spengono, la nave si inclina. I tavoli si rovesciano addosso ai commensali, volano piatti, bicchieri, bottiglie. I passeggeri corrono, gridano, non importa se dall’altoparlante una voce rassicura: «Abbiamo un piccolo problema all’impianto elettrico! Lo stiamo risolvendo! State calmi!». [1]

    Lo scoglio sventra lo scafo nella parte sommersa, un taglio lungo 75 metri e largo almeno 2. La nave è squarciata all’altezza delle cabine dell’equipaggio. Una grossa roccia risulta incastrata nella carena, in corrispondenza della lavanderia, degli alloggi dell’equipaggio e di un magazzino. [2]

    I passeggeri si ammassano ai punti di ritrovo, chiedono spiegazioni, sono spaventati. Qualcuno si accorge che la nave sta riprendendo il largo, punta verso nord, poi stringe ancora in direzione del porto del Giglio. In quegli stessi istanti il comandante Francesco Schettino capisce di aver commesso un errore pazzesco e cerca un rimedio con una svolta a 180 gradi. Vuole portare la Costa Concordia in rada, ha capito che la nave sta affondando. Sotto di lui, in quel momento, c’è un abisso di 70 metri. Sarebbe una tomba per tutti. «In pochi minuti mette insieme l’errore che lo segnerà per una vita e la manovra che salva centinaia di vite. Getta le due ancore che fanno perno consentendo allo scafo di invertire la rotta e di adagiarsi sulla scogliera. L’ordine di abbandonare la nave arriva solo allora, dopo che la Costa Concordia si è finalmente fermata, cominciando a inclinarsi. Sulla plancia della nave avvengono scene che fanno pensare a film celebri e tragici. Prima le donne e i bambini, urlano i marinai in inglese, ma questo non è il cinema, è una lotta per vivere o morire. I passeggeri si gettano sulle scialuppe, le barche di salvataggio cadono sui ponti più in basso, la gente si getta in acqua verso le zattere gonfiabili. L’evacuazione è puro delirio, non tutte le scialuppe vengono utilizzate, ne restano quattro che ancora adesso penzolano come moncherini dagli ormeggi che le legano alla Costa Concordia. Francis Servelle, Jean-Pierre Michaud precipitano da uno dei punti più alti, il marinaio Alberto Costilla Mendoza scivola in mare mentre cerca di aiutare un gruppo di passeggeri a salire sulle scialuppa. Sono loro le prime tre vittime. Muoiono annegati e assiderati» (Marco Imarisio). [3]

    Il comandante Francesco Schettino, 52 anni, campano di Meta di Sorrento, in servizio alla Costa Crociere da undici anni, portato in carcere a Grosseto con l’accusa di omicidio colposo plurimo, naufragio, abbandono della nave. L’hanno trovato sugli scogli alle 23.30, quando la nave era ancora piena di crocieristi. L’ultimo passeggero, infatti, ha abbandonato la Concordia alle 3.15. «Sono caduto», si giustifica. «L’ha abbandonata», dicono i magistrati che indagano sul naufragio. [4]

    Schettino, prima d’essere arrestato, in un’intervista a Tgcom24: «Io e l’equipaggio siamo stati gli ultimi ad abbandonare la nave». [5]

    Di solito le navi che da Civitavecchia risalgono verso la Liguria passano a 2-3 miglia dalla costa. La Concordia invece ha impattato sugli scogli a circa 500 metri dal Giglio. «Sembra che sia consuetudine per le navi da crociera che passano fra Porto Santo Stefano e il Giglio avvicinarsi all’isola per salutare i vecchi marittimi e gli abitanti. Una manovra che, tra i marinai, è chiamata “la manovra dell’inchino”. “Una rotta abituale che quella nave effettua 52 volte l’anno, tante quante sono le crociere che toccano quelle zone”, dice il direttore generale della Costa Crociere, Gianni Onorato. Peccato che la nave avrebbe dovuto passare a metà strada fra la terraferma e l’isola, mentre Schettino ordina una rotta vicinissima al Giglio. Perché? Leggerezza? Una spacconata? Non è stato ancora appurato: lo sarà, forse, dopo l’interrogatorio di garanzia del comandante» (Teodoro Chiarelli). [6]

    Il sindaco del Giglio Sergio Ortelli: «Le navi Costa passano spesso qua vicino, i turisti lo sanno e vanno sul molo per vederle passare. Alla torre Saracena accendono il Gran Pavese e poi suonano per salutare. È uno spettacolo molto bello vedere da terra la nave illuminata e anche dalla nave è suggestivo guardare l’isola nel buio, con tutte le luci accese. Ma questa volta è andata male». [7]
    «In quella posizione (confermata dai satelliti) la Concordia non doveva trovarsi. La nave era a cento metri dall’isolotto delle Scole, tra la spiaggia delle Cannelle e il porto, una distanza che per la stazza e la larghezza della Concordia equivale a millimetri. In quel punto dell’isola, un belvedere che gli abitanti del Giglio usano per salutare le barche dei pescatori, non passano neppure le motovedette della Guardia di Finanza che quasi quotidianamente fanno spola dal lungomare di Santo Stefano al Giglio. Troppo pericoloso, anche con il mare piatto. Quando, per motivi di lavoro, è proprio necessario, si procede lentamente con grande cautela. La rotta in sicurezza è almeno 3-4 miglia da lì, possibilmente dal versante opposto» [8]

    Schettino a Tgcom24: «Eravamo ad almeno 300 metri dagli scogli, quindi a distanza comunque di sicurezza. Viaggiavamo su una rotta turistica consentita, mentre camminavamo abbiamo urtato uno spuntone laterale che fuoriusciva dalla roccia e che non era segnalato sulla carta». Sulle carte, invece, quegli scogli ci sono. [5]

    Oltre ai cinque morti, nel momento in cui scriviamo (domenica 15 gennaio) si contano una sessantina di feriti (due gravi) e quindici dispersi. [9]

    I passeggeri imbarcati erano di 62 nazionalità diverse, i più numerosi, secondo i dati forniti dalla compagnia, gli italiani (989), a seguire i tedeschi con 568 e i francesi 462. [10]

    Le testimonianze di alcuni passeggeri italiani. Antonietta Simboli di Latina: «Abbiamo preso da noi i giubbotti salvagente rompendo le vetrine nei corridoi. E visto che erano pochi, ce li siamo anche rubati tra noi». Pino e Rossella Pannese di Avellino: «In quei momenti pensi solo di poter morire e non ti fai più domande. Perciò abbiamo stretto il bambino al collo, abbiamo afferrato un giubbotto e siamo scappati». Un passeggero di Anagni: «Proprio come nel film Titanic. Proprio cento anni dopo. Eravamo nel caos più totale, neppure tra l’equipaggio c’era qualcuno che sapesse darci indicazioni precise e appena la nave ha cominciato ad inclinarsi, tutti siamo stati sbattuti da una parte all’altra». Oscar, trentenne di Iglesias: «Mi sono messo a piangere, lo confesso. È dura sentirsi dire che non c’è da preoccuparsi, che è solo un guasto elettrico risolvibile in poco tempo e poi sentirsi assordare dalle sirene del segnale di evacuazione. Nel mio gruppo c’era un signore di 85 anni e adesso non sappiamo neppure che fine abbia fatto». Omar Brolli, studente di Misano Adriatico (Rimini): «Ho aiutato quattro disabili, tra cui mia nonna, a prendere posto sulla scialuppa di salvataggio. Sono stati momenti drammatici, ci dicevano di stare fermi e invece i dipendenti già indossavano i giubbotti di salvataggio. Informazioni lacunose e poca assistenza. Alla fine ognuno ha agito come ha potuto. Insieme ad altri ho aiutato a prendere posto sulla scialuppa quattro persone che non erano in grado di muoversi. Una era mia nonna. Non è stato facile, era terrorizzata come tutti». Francesca Sinatra, giornalista Rai: «Sembrava di essere sul Titanic. C’era chi ti si buttava addosso per arrivare prima sul ponte». [11]
    Domenica mattina, sul ponte 3, i soccorritori sono riusciti ad estrarre dalla nave semisommersa il capo commissario di bordo Manrico Giampedroni, 57 anni, originario di Ameglia (La Spezia). Complessa e spettacolare l’operazione di salvataggio: Giampedroni, una gamba fratturata, è stato messo in barella e caricato su un elicottero direttamente dalla nave con un verricello. L’uomo, già ribattezzato «eroe», venerdì sera, per ore, ha aiutato la gente a salire sulle scialuppe. Poi è sceso al piano di sotto per verificare se ci fosse ancora qualcuno ma è scivolato e si è rotto una gamba, rimanendo così bloccato nel ristorante del terzo ponte. [12]

    Prima di Manrico, nella notte tra sabato e domenica, i soccorritori avevano salvato due sudcoreani in viaggio di nozze, Hye Jim Jeong e Hideok Han, entrambi di 29 anni, rimasti intrappolati in cabina durante la prima crociera della loro vita. Per estrarli ci è voluta un’ora e mezzo di lavoro. [12]

    «C’erano 2.227 passeggeri stranieri sulla Costa Concordia [...] E i loro tweet, i loro post su Facebook, i primi racconti fatti al telefono hanno contribuito ad alimentare l’immagine dell’organizzazione italiana pavida e latitante. A terra, in verità, c’è stato coraggio e una discreta tempestività. Ma quello che è successo a bordo ora infiamma le pagine dei giornali stranieri. La tedesca Bild ha dato spazio all’sos inoltrato da Peter Honehlmann, 38 anni – a bordo con la moglie Teiksma – a un amico di Solingen: “Sulla nave non c’è alcun aiuto. È il caos totale. Non c’è organizzazione, per favore informate il servizio di salvataggio marittimo». Successivamente Honehlmann ha aggiunto: “Non c’è stata una gestione dell’emergenza. Semplicemente uno schifo”. [...] Turisti americani, la coperta sulle spalle, appena sbarcati a Porto Santo Stefano hanno urlato alle telecamere la parola “terroristi”, riferendosi al messaggio tranquillizzante e falso fatto diffondere dagli altoparlanti di bordo: “State calmi, è un guasto elettrico”. Rose Metcalf, 22 anni, inglese di Bornemouth, è riuscita a inviare via Twitter alcune foto mentre a bordo attendeva di essere salvata. Rose lavora al cabaret della Costa Concordia e alle undici di sera ha scritto: “Sono una delle sopravvissute ancora da soccorrere a bordo della nave: aiutatemi”. La polemica sull’incidente è rimbalzata subito sui media internazionali. Gli esperti anglosassoni si sono detti stupefatti: “Non è pensabile che una cosa del genere capiti a una nave del XXI secolo”». [13]

    Isola del Giglio è un paese di mille anime, in inverno. Tutti gli hotel meno uno, il Bahamas, sono chiusi, ma tutti hanno riaperto subito e messo a disposizione delle camere. Anche la chiesa di San Lorenzo è diventata un dormitorio, come l’oratorio e la scuola elementare. Davide Stefanini, tabaccaio: «Tutti gli abitanti sono corsi al porto e poi hanno aperto le loro case ai naufraghi. Tè per gli adulti, cioccolate per i bambini, vestiti asciutti. Hanno lasciato il loro letto caldo per dare una mano e nello stesso letto hanno messo mamme e bambini». [14]

    Grande preoccupazione desta anche la bomba ambientale innescata sugli scogli del Giglio: 2.380 tonnellate di gasolio rimaste nel serbatoio della Concordia. Piero Neri, armatore livornese, ha ricevuto l’incarico di compiere l’operazione di «debunkeraggio» della nave in collaborazione con gli specialisti della società Smit già arrivati dall’Olanda. La Concordia è già stata circondata dai galleggianti, pare scongiurato il rischio di un inquinamento su largo raggio del mare in caso di sversamento, ma l’isola e la sua costa restano in pericolo. Svuotare i serbatoi di carburante è un’operazione delicata, ma che si può compiere in poche decine di ore. Ben più complessa, successivamente, la rimozione del colosso del mare incagliato, che ingombra l’ingresso all’isola, ne minaccia la vita e i flussi turistici che sostentano il Giglio. [15]
    Prezzo della crociera «Il profumo degli agrumi», sette giorni low cost, sulla Concordia, nel Mediterraneo: 1300 euro per due adulti e un bambino. [14]

    Il Codacons ha avviato le pratiche per una class action contro la Costa Crociere. Il presidente Carlo Rienzi: «Tutti coloro che si trovavano a bordo della nave hanno diritto a essere risarciti non solo per i danni materiali subiti (costo vacanza, beni personali persi o danneggiati, e ogni eventuale danni fisico), ma anche per quelli morali, come la paura e il terrore subiti, e per i rischi corsi in relazione all’incolumità fisica. Riteniamo che l’indennizzo non possa essere inferiore a 10.000 euro a passeggero». [16]

    Costa, società italiana controllata dall’anglo americana Carnival, è leader europeo nel settore delle crociere: con un fatturato da 2,8 miliardi di euro è una delle aziende più sane di un settore che sembra aver subito gli effetti della crisi meno di altri, tanto che per il 2012 la compagnia aveva messo nei piani una crescita della flotta, che contava 14 navi, con le due in costruzione. [17]

    Non è stato un iceberg, come nel caso del Titanic, a provocare lo squarcio nella carena della Concordia, eppure coincidenza vuole che la società proprietaria del transatlantico, la Carnival Corporation, annoveri tra i suoi affiliati in Gran Bretagna la Cunard, fondata nel 1838: era la compagnia proprietaria della nave affondata nell’Atlantico la notte tra il 14 e 15 aprile del 1912. Fra tre mesi ricorreranno i 100 anni dalla tragedia del Titanic. [18]

    Il 2 settembre 2005, giorno in cui la Costa Concordia venne varata, non si ruppe la bottiglia di champagne con cui tradizionalmente viene battezzata ogni nuova imbarcazione. E questo, per la gente di mare, è segno di malaugurio. [19]
    Il 22 novembre 2008, a causa del mare mosso e delle forti onde, la Costa Concordia rimase danneggiata da un ampio squarcio tra la prua e la fiancata destra, provocato durante le operazioni di ingresso nel porto di Palermo. Nessun ferito. [10]

    La Costa Concordia, del valore di 450 milioni di euro, alta come un palazzo (61,5 metri sul pelo dell’acqua) e lunga come un treno (290,2 metri), una stazza di 114 mila tonnellate, è la seconda nave più grande della flotta Costa, preceduta solo da Favolosa. Realizzata da Fincantieri a Sestri Ponente, in collaborazione con i cantieri di Ancona, ha tredici ponti, 1.500 cabine passeggeri e 601 cabine equipaggio, una piscina scoperta, 2 copribili, 5 mini-piscine con idromassaggio, un percorso per fare jogging lungo 170 metri e una struttura termale di 2.104 metri quadri. Può portare fino ad un massimo di 4.890 persone: 3.780 passeggeri, 1.100 membri dell’equipaggio. I due motori possono farle raggiungere la velocità massima di 23,2 nodi. La velocità di crociera è di 19,60 nodi. [20]

    Costa Concordia ha una complessa strumentazione chiusa dentro a una consolle lunga ben diciassette metri, «un involucro di ferro che sembra scolpito dalle mani di un artigiano con un’anima di puro software a cui nulla dovrebbe sfuggire. [...] Una miriade di strumenti che, peraltro, vengono ripetuti a destra e a sinistra, sulle due ali di plancia, fondamentali per le operazioni di entrata e di uscita dal porto. Tutto questo per garantire la fondamentale sicurezza della nave, talmente sofisticata da apparire ridondante, e invece messa in crisi da uno scoglio che sembra apparire dal nulla» (Massimo Minella). [21]

    Alfredo Lonoce, uno dei massimi esperti italiani di ingegneria navale, membro dell’Associazione Ingegneri Periti delle Avarie Marittime con studio a Genova: «Purtroppo contro uno squarcio come quello che si è aperto nella Concordia non c’è sistema di sicurezza che tenga. Queste navi da crociera devono rispondere a precisi standard di sicurezza. Per esempio devono garantire la galleggiabilità anche con due compartimenti allagati, ma quando si apre una falla di 50-60 metri come quella che si vede nelle immagini di queste ore si è molto oltre i parametri di sicurezza studiati». [22]

    «[...] La grandezza della tecnologia non appaia ancora, e forse non appaierà mai, la grandezza della natura, che va dalla potenza deiforme degli uragani, delle eruzioni, dei terremoti, alla minuta ferocia di uno scoglio invisibile, e alla ancor più minuta imprevedibilità degli errori e delle colpe degli esseri umani. Proprio in questi giorni, in queste ore, va in onda sulla tivù satellitare un documentario sulla catastrofe (dimenticata) del Concorde, il supersonico francese che nel luglio del 2000, per un dettaglio quasi assurdo – un frammento metallico perduto da un altro aereo di linea, e dimenticato sulla pista – prese fuoco durante il decollo, e precipitò su un albergo. L’eccellenza tecnologica aiuta a diminuire i pericoli, ad accorciare le distanze, ad alleviare i disagi. Non a cancellare i rischi, non a sfrattare l’errore dal novero delle facoltà umane. La quasi omonimia tra l’aereo Concorde e la nave Concordia è ovviamente casuale, e però suggestiva. Li apparenta un destino da fenomeni tecnologici, da meraviglie della cantieristica, poi affossati da una fine cruenta. L’orgoglio umano è legittimo, se si pensa che da Icaro si è passati al volo supersonico e dalle piroghe alle odierne navi da crociera. Ma capita che l’orgoglio accechi, e qualora lo avessimo dimenticato basta uno scoglio a ricordarcelo» (Michele Serra). [23]

    Note: [12] Corriere.it 15/1, [13] Corrado Zunino, la Repubblica, 15/1 [14] Jenner Meletti, la Repubblica 15/1 [15] Maurizio Bologni, la Repubblica, 15/1 [16] Corriere.it 14/1 [17] Marco Mensurati, la Repubblica, 15/1 [18] la Repubblica, 15/1 [19] Leggo.it 14/1; [20] Ilgiornale.it 14/1; Ermanno Branca, La Stampa 15/1 [21] Massimo Minella, la Repubblica 15/1 [22] Raphael Zanotti, La
    Stampa 15/1 [23] Michele Serra la Repubblica, 15/1.