Di corsa verso il nuovo Patto, col fantasma della Tobin tax

Cura di attivismo per Merkel e Sarko, ma Francoforte non è ancora garante

David Carretta

Il nuovo Patto fiscale europeo potrebbe essere firmato con un mese d’anticipo, mentre Germania e Francia lavorano per accelerare il rafforzamento del Meccanismo europeo di stabilità – il Fondo salva stati permanente che dovrebbe entrare in funzione a luglio. Tra nuove iniziative sulla crescita e l’ipotesi di introdurre una variante della Tobin tax solo per la zona euro, nel loro vertice ieri a Berlino Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno cercato di convincere i mercati della loro determinazione a salvare la zona euro. Ma, memori dei precedenti fallimenti, le Borse non si sono lasciate incantare.

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    Bruxelles. Il nuovo Patto fiscale europeo potrebbe essere firmato con un mese d’anticipo, mentre Germania e Francia lavorano per accelerare il rafforzamento del Meccanismo europeo di stabilità – il Fondo salva stati permanente che dovrebbe entrare in funzione a luglio. Tra nuove iniziative sulla crescita e l’ipotesi di introdurre una variante della Tobin tax solo per la zona euro, nel loro vertice ieri a Berlino Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno cercato di convincere i mercati della loro determinazione a salvare la zona euro. Ma, memori dei precedenti fallimenti, le Borse non si sono lasciate incantare. I principali indici europei hanno chiuso in negativo, mentre lo spread tra i Btp italiani e i Bund tedeschi ha toccato nel corso della giornata i 531 punti. Con nuove difficoltà sul fronte del secondo salvataggio della Grecia, “la situazione è estremamente tesa”, ha ammesso Sarkozy. Agli occhi degli investitori, l’unico rifugio sicuro è la Germania, che ieri ha piazzato 3,9 miliardi di euro di titoli a sei mesi con un rendimento medio negativo dello 0,0122 per cento: meglio incorrere in perdite e pagare un premio alla Germania che rischiare di acquistare bond dei paesi in difficoltà. “E’ la prima volta nella storia”, ha esultato l’Agenzia delle finanze tedesca.

    “I negoziati sul Patto fiscale stanno andando bene. Ci sono buone chance di firmare le nuove regole sul debito in gennaio, al più tardi in marzo”, ha spiegato Merkel. Un accordo politico sul testo del nuovo trattato per rafforzare la disciplina di bilancio della zona euro dovrebbe arrivare già nel Consiglio europeo straordinario del 30 gennaio, anche se la firma ufficiale verrebbe rinviata al primo marzo. Sul Meccanismo europeo di stabilità (Esm), pur non modificando il tetto di 500 miliardi di risorse, Berlino e Parigi sono pronte “a valutare fino a che misura e come accelerare gli stanziamenti di capitale, per dimostrare ancora una volta la nostra fiducia e il nostro sostegno per la zona euro”, ha spiegato la cancelliera. In attesa del Fondo salva stati permanente, c’è il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), i cui 250 miliardi di risorse attuali non bastano a salvare Italia e Spagna.

    “L’Efsf deve poter essere attivato in situazione di urgenza sul mercato primario”, ha detto Merkel: “E’ la ragione per cui abbiamo chiesto alla Banca centrale europea di aiutarci con la sua expertise per rafforzare l’operatività”. Il presidente francese è andato oltre, chiedendo esplicitamente alla Banca centrale europea presieduta da Mario Draghi “di fare tutto il possibile affinché l’Efsf funzioni in modo più efficace”, spingendo verso il basso i tassi di interesse dei paesi in difficoltà. In altre parole, nonostante l’opposizione della cancelliera, Sarkozy non ha rinunciato all’idea di trasformare l’Efsf in una banca privata per dargli accesso illimitato ai prestiti dell’Istituto centrale di Francoforte. Intanto ieri proprio l’Eurotower ha fatto sapere di avere speso 1,1 miliardi di euro nell’ultima settimana per acquistare titoli di stato dei paesi dell’Eurozona nell’ambito del Securities Market Programme avviato nel 2010, più del doppio rispetto alla settimana precedente. Il sostegno ai bond statali, insomma, continua.

    Dopo la minaccia di veto britannico una Tobin tax della zona euro, seppure in una versione più edulcorata rispetto a quelle ipotizzate nel passato, è più facile a dirsi che a farsi. Un “no” del Regno Unito impedisce di fatto l’approvazione di una proposta di direttiva della Commissione che prevede aliquote dello 0,1 per cento sulla vendita di azioni e obbligazioni e dello 0,01 per cento sui derivati. Teoricamente sarebbe possibile lanciare una cooperazione rafforzata tra i diciassette che condividono la moneta unica. “Sarkozy e io riteniamo che una tassa sulle transazioni sia una risposta corretta e continueremo a fare campagna per questo”, ha detto Merkel. Ma la stessa cancelliera ha dovuto ammettere i dissidi dentro la sua coalizione: “Personalmente sono a favore di questa tassa nella zona euro, ma non abbiamo un accordo su questo dentro il governo”. Sarkozy intende proporre una Tobin tax solo per la Francia già a fine mese, dopo un summit con le parti sociali sulla crisi. “Mostrando l’esempio, inizieremo un movimento nella zona euro e poi nel mondo”, ha spiegato. Ma secondo indiscrezioni del Monde, Parigi si prepara già a una marcia indietro. Di fronte ai rischi di applicare una tassa sulle transazioni finanziarie unilateralmente e alla rivolta del mondo economico-finanziario, l’Eliseo si limiterebbe a reintrodurre un’imposta di Borsa sulla vendita delle azioni, simile allo “stamp duty” britannico che è dello 0,5 per cento. Simbolicamente, la “Sarkozy Tax” includerebbe le aliquote previste dalla proposta della Commissione, salvo rinviare l’entrata in vigore all’approvazione di una direttiva europea che non ci sarà.

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