Per non mentire su don Verzè

Redazione

Il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, officiando il funerale del suo sacerdote don Luigi Verzè ha notato che sul fondatore del San Raffaele “s’è detto di tutto, e non sempre con quel senso di umanità cui s’addice almeno un po’ di clemenza nei confronti delle fragilità umane”. Una misura condivisibile (tanto più che un vescovo deve anteporre al “prof” e al manager l’uomo consacrato a Dio) anche da chi, in vita e gloria mundi di Verzè, ha invece aspramente polemizzato con le sue idee e opere.

    Il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, officiando il funerale del suo sacerdote don Luigi Verzè ha notato che sul fondatore del San Raffaele “s’è detto di tutto, e non sempre con quel senso di umanità cui s’addice almeno un po’ di clemenza nei confronti delle fragilità umane”. Una misura condivisibile (tanto più che un vescovo deve anteporre al “prof” e al manager l’uomo consacrato a Dio) anche da chi, in vita e gloria mundi di Verzè, ha invece aspramente polemizzato con le sue idee e opere. Le parole di monsignor Zenti non chiudono però il conto con due considerazioni che andrebbero fatte: sia da parte di una chiesa che non voglia tutto assolvere, e infilare la propria dottrina e il proprio pensiero sotto la sabbia; sia per un laico spirito di verità che non voglia accettare la falsificazione dei fatti e delle idee.

    La prima. Negli ultimi tempi c’è stata una corsa a demonizzare Verzè come un malfattore comune e al contempo a osannarlo per il suo “spirito”, la libertà di pensiero, il suo essersi opposto su temi fondamentali alla visione antropologica della chiesa e dei laici non scientisti. Contro il moralismo sociale che circonda il danaro, va invece detto che quei peccati sono veniali, e che la vera e grave posta in gioco sono le idee e le pratiche relative alla vita e all’etica, ed è qui che il fondatore del San Raffaele ha mal razzolato. La seconda. Verzè è stato dipinto come vittima dell’arcigna gerarchia ecclesiale. Invece le sue idee sono sempre state tollerate, in un silenzio anche troppo grigio e gelatinoso. Viceversa, ha trovato spesso il sostegno di uomini di chiesa che ne hanno tratto sponda per le proprie idee di modernisti coscienziosamente in ascolto del dolce nichilismo del mondo e delle sue voglie faustiane. Primus inter pares, il cardinale Martini. La fragilità umana merita clemenza, accodarsi a un pensiero dominante così poco clemente con la vita umana, meno.