Occupy Christmas
Quando l'America ha scoperto la parola “occupy” forse nessuno immagiva che avrebbe avuto tanto successo, ché il lemma, assai datato nel vocabolario europeo, è una dichiarazione trasversale che si applica tanto alle cose quanto a concetti astratti e feste comandate. Si occupano parchi, strade, semafori, parlamenti, scuole, metropolitane, porti, banche, incroci, palazzi, banchine, moli con la stessa nonchalance con cui si occupa l'avidità, l'ingiustizia, il giorno del Ringraziamento, la carta di credito, l'età pensionabile, il mutuo, la fede (la ragione è già stata ampiamente occupata nei mesi scorsi).
Quando l'America ha scoperto la parola “occupy” forse nessuno immagiva che avrebbe avuto tanto successo, ché il lemma, assai datato nel vocabolario europeo, è una dichiarazione trasversale che si applica tanto alle cose quanto a concetti astratti e feste comandate. Si occupano parchi, strade, semafori, parlamenti, scuole, metropolitane, porti, banche, incroci, palazzi, banchine, moli con la stessa nonchalance con cui si occupa l'avidità, l'ingiustizia, il giorno del Ringraziamento, la carta di credito, l'età pensionabile, il mutuo, la fede (la ragione è già stata ampiamente occupata nei mesi scorsi). Nella psicologia dell'occupante il Natale poi è il simbolo dell'usurpazione capitalistica di una festa iniziata in una sobria mangiatoia e che ha mostrato i primi segni di decadenza quando, poche settimane dopo l'austera nascita, tre banchieri di Wall Street venuti da oriente hanno portato in dono, accanto ai tollerabili incenso e mirra, anche l'insopportabile oro. Dunque è imperativo occupare anche il Natale. Gli organizzatori dell'iniziativa “Occupy Christmas” spiegano che il “Natale è diventato a tal punto il simbolo della frenesia del capitalismo che non c'è occasione migliore per sottolineare il bisogno di cambiamento”. L'invito è corredato da una specie di decalogo per fare acquisti in stile occupazionale: comparare nei negozi locali, evitando le catene, non usare carte di credito, sostenere produttori e artisti della zona e altre misure eticamente compatibili con lo spirito dell'occupazione. Accanto a “Occupy Christmas”, iniziativa meritoria che alcuni in piazza giudicano però eccessivamente cristocentrica, è sorto anche “Occupy Hanukkah”, con tanto di menorah corredata da slogan contro l'1 per cento.
Entrambe queste trovate non vanno confuse con “Occupy Faith”, la veglia di preghiera che non potrebbe svolgersi se non nel gran santuario di quella chiesa laica che è Occupy Wall Street: Zuccotti Park. Gli organizzatori vorrebbero raccogliersi in meditazione dalla mezzanotte di sabato fino a mezzogiorno di domenica, ricordando spesso Isaia 9,2 ma anche il socialisteggiante Martin Luther King nella vigilia di Natale del 1967: “Se ci sarà pace sulla terra e buona volontà nei confronti di tutti, dovremo finalmente credere nella intima moralità dell'universo”. Questa moralità egalitaria s'è persa nei meandri del consumismo individualista, dicono loro, dunque occorre far salire nel cielo di Zuccotti Park una preghiera occupata di uguaglianza sociale, più esercizio di filantropia che culto della natività. Vogliono portare nella downtown pane e vino, altari, icone, incensi e infaticabili chitarristi religiosi per rendere la veglia en plein air un momento di alta spiritualità, nonostante la polizia si opponga all'occupazione, pur sacra, del suolo pubblico.
In conformità allo spirito del Natale occupato, si sono già viste scene di sgombero natalizio nel parchetto più discusso di New York: martedì una giovane coppia ha provato con la scusa più classica (“è Natale”) a introdurre un albero a Zuccotti Park per poi agghindarlo con ciondoli autoprodotti. La polizia, inflessibile dopo le nuove regole fissate da Michael Bloomberg sull'accampamento metropolitano, li ha respiniti in malo modo, dicono i testimoni oculari, confermando il giudizio di chi li ritiene degli automi italoamericani senza pietà alcuna. A questo punto il Natale occupato rischia però di andare in cortocircuito: gli occupanti boicottano l'aura consumista che circonda il Natale e si stracciano le vesti se l'autorità costituita impedisce loro di usarne i simboli più triti. Meglio, forse, ripiegare su SantaCon, la convention “non commerciale, non politica e nonsense che viene riproposta ogni anno senza nessuna ragione”. Funziona così: migliaia di persone vestite da Babbo Natale si riversano ubriache per le strade della città, disturbano la quiete, intasano le strade, creano disagi vari e insomma fanno un gran casino. In pratica, le stesse cose che quelli di Occupy Wall Street fanno da sobri.


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