“Cosa vi sembra? Sono uno stronzo di nano vero?”

Kim Jong-il amava i film americani, ma non la democrazia

Sandro Fusina

Quel poco di non ufficiale che sappiamo della vita e dei pensieri della Cara Guida della Repubblica popolare democratica di Corea, più nota come Corea del nord,   lo dobbiamo alla  passione dello stesso Kim Jong-il per il cinema.  In particolare siamo debitori per uno degli episodi più cinematografici della storia del cinema.

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    Quel poco di non ufficiale che sappiamo della vita e dei pensieri della Cara Guida della Repubblica popolare democratica di Corea, più nota come Corea del nord,   lo dobbiamo alla  passione dello stesso Kim Jong-il per il cinema.  In particolare siamo debitori per uno degli episodi più cinematografici della storia del cinema. Nel 1978 Choi Eun-hee, celebre attrice e produttrice della Corea del sud, scomparve mentre era in viaggio per Hong Kong. L'ex marito, Shin Sang-Ok, il più importante regista coreano, partì alla sua ricerca. Come fosse in uno dei film girati da lui, a Hong Kong fu rapito, senza però che intervenisse un campione di arti marziali a difenderlo. Il vilain era Kim Jong-il, figlio della Grande Guida  della Corea del nord.   Kim Jong-il voleva che Shin lavorasse per lui a maggior gloria per la cinematografia del suo paese. Gli ostaggi  collaborarono, non si sa quanto  obtorto  collo, per otto anni.  Kim Jong-il si compiacque, per il proprio piacere e a maggior gloria della patria socialista, di lavorare in prima persona come produttore esecutivo. Ma esperto com'era di trame di spionaggio, Shin Sang-Ok si premurò di registrare le sue conversazioni con la Cara Guida, per provare in caso di necessità che la collaborazione con il regime, se era stata proficua, non era volontaria. Così quando durante un festival a Vienna riuscì a fuggire grazie all'aiuto del personale dell'ambasciata americana, informò il mondo libero  che gli eroi preferiti di Kim erano James Bond, Rambo e Daffy Duck e che il suo genere cinematografico di riferimento, al quale ispirava il suo lavoro,  erano i film di kung fu e di altre arti marziali di Hong Kong.

    Svelò anche che  Kim Jong-il riteneva che in Corea del nord il socialismo non funzionasse, e che la tecnologia era al livello di scuola materna e che senza incentivi il popolo non sapeva dove potesse trovare l'iniziativa per collaborare con il regime. Venne anche a sapere che  il buon Kim si preoccupava moltissimo di quello che si pensava della sua statura, decisamente inferiore alla media. Tradotte, le sue preoccupazioni suonavano così: “Cosa vi sembra? Sono uno stronzo di un nano, vero?”. Non era il primo condottiero di statura inferiore alla media. Alessandro Magno, conquistatore dell'oriente, non era un gigante, e Attila, conquistatore dell'Occidente, nelle testimonianze degli ambasciatori risultava addirittura un nano acromegalico. Kim era però forse il primo a portare scarpe con il rialzo e a nascondere l'imbarazzo dietro occhiali neri. Forse lo imbarazzava anche la leggenda che era stata imbastita intorno alla sua nascita. Il luogo era il monte Baekdu o Paektu, a seconda della traslitterazione, al confine con la Cina, dove secondo il mito era nato lo stesso popolo coreano e dove, secondo la storiografia ufficiale il padre Kim il Sung aveva condotto eroicamente la guerriglia contro gli occupanti giapponesi. L'erede era nato in una capanna di tronchi e una rondine era scesa dal cielo per annunciare al mondo l'avvento di un generale che avrebbe governato sul mondo”.

    Intanto una stella solitaria e sconosciuta splendeva in cielo.
    La visita alla capanna di tronchi divenne dal 1986 il viaggio premio per gli eroi del lavoro della repubblica popolare. Prima non era stato possibile, perché la famosa capanna non era stata ancora costruita. In realtà, ad ascoltare le fonti sovietiche, meno propense alla mitologia, Jong-il era nato il 16 febbraio1942 nel villaggio di Vyatskoye, vicino a  Khabarovsk, in Siberia. A riprova viene esibita una fotografia del 1945, in cui il piccolo Kim Jong-il, con indosso una divisa di cadetto di marina dell'Urss saluta militarmente dalle ginocchia del padre mentre alle spalle la madre veglia sorridente. Padre Kim il Sung si era rifugiato per sfuggire ai giapponesi che occupavano la Corea. Il bambino annunciato dalla rondine e dalla stella non poteva non avere poteri soprannaturali. Infatti esattamente all'età in cui indossava la divisa di marinaretto sovietico, come per sbaglio rovesciava una barattolo di vernice nera sulla  mappa del Giappone, scatenando sul nemico  terribili tifoni.  L'infanzia di Kim Jong-li non passò però serena, morì un fratellino, poi scoppiò la guerra di Corea e fu mandato al sicuro in Manciuria per tre anni fino alla fine della guerra. Della infanzia e della gioventù di Jong-il si sa poco. Non si può dubitare che si laureasse con tutti gli onori all'Università di Pyongyang che incidentalmente portava il nome del padre; si può credere che si guadagnasse il posto di pilota da caccia nella Repubblica democratica tedesca e che viaggiasse nei paesi socialisti, in Cina e a Cuba, per motivi di istruzione e non di piacere. Gli osservatori internazionali ritenevano che quel silenzio, tutto quel mistero fosse dovuto alla volontà del padre che lo teneva in ombra perché gli preferiva un fratello.  Nel 1975 tuttavia Kim Jong-il divenne membro del Politburo e cominciò a occuparsi della cultura. Pur dedicando il suo impegno e le sue forze allo sviluppo della cinematografia nord coreana, fino al punto di rapire il miglior regista di lingua coreana sulla piazza e di raccogliere nella sua cineteca personale più di trentamila film, tutti americani, trovò il tempo di comporre ben sei opere in due anni. Poiché fuori dalla Corea del nord nessuno  ha avuto il piacere di ascoltarle, ci si deve fidare delle critiche entusiaste  degli organi ufficiali di Pyongyang. 

    Nel 1980 uscì una nuova edizione del Dizionario di terminologia politica della Corea del nord. Tra le voci corrette e cancellate c'era quella che definiva il diritto ereditario di successione un costume reazionario delle società sfruttatrici. Kim Il-Sung era stato designato ufficialmente “Cara Guida”. Era finalmente il successore ufficiale. Intanto erano finiti gli anni d'oro di rapido sviluppo e di industrializzazione della Corea del nord, aiutata insieme dalla Repubblica popolare cinese e dall'Unione sovietica. La Corea del sud l'aveva superata e si apprestava a diventare una delle tigri asiatiche. Il crollo dell'Urss privò ulteriormente la Corea del nord di molti aiuti. Di Kim il Sung non si parlava ancora, se non come di un debosciato playboy, importatore di prostitute svedesi e cinesi, russe e thailandesi, e gran consumatore di cognac di marca. Continuava a mantenere un profilo basso. Quando i diplomatici stranieri chiedevano di incontrarlo  non si trovava nella capitale, ma era  in viaggio a sostenere il lavoro dei contadini. Ci volle la Cia per scoprire  che aveva avuto due figli. Continuavano invece le notizie di una vita dissoluta, ma poiché non c'erano prove dirette non si seppe mai davvero se corrispondevano a realtà o se erano il frutto della propaganda dei suoi nemici. Quando nel 1991 assunse il controllo dell'esercito vi fu notizia di un gran numero di esecuzioni di ufficiali che si opponevano alla sua ascesa. Sparì ancora nell'ombra  nel 1994, dopo la morte del padre, mentre il paese si esibiva in onoranze funebri colossali. Gli ci vollero tre anni per conquistare il potere nel partito. Poi divenne un despota, per deludere quelli che avevano sperato in una democratizzazione ispirata dai suoi adorati film americani.

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