Il solito Rajoy
Il neo premier spagnolo Mariano Rajoy, che dopo la vittoria del 20 novembre aveva mantenuto un silenzio pressoché perfetto impegnandosi in incontri e contatti telefonici, off the records, con il predecessore José Luis Rodríguez Zapatero, con esponenti del mondo economico-finanziario e con interlocutori stranieri (in primis Angela Merkel), ieri ha pronunciato il suo discorso di investitura.
Il neo premier spagnolo Mariano Rajoy, che dopo la vittoria del 20 novembre aveva mantenuto un silenzio pressoché perfetto impegnandosi in incontri e contatti telefonici, off the records, con il predecessore José Luis Rodríguez Zapatero, con esponenti del mondo economico-finanziario e con interlocutori stranieri (in primis Angela Merkel), ieri ha pronunciato il suo discorso di investitura. Pur indicando come obiettivo prioritario la riduzione della disoccupazione e la crescita economica, e chiedendo alla Bce di fare da prestatore di ultima istanza, Rajoy per ora – ha illustrato per lo più un programma di tagli, annunciando per il 2012 una riduzione della spesa pari a 16,5 miliardi di euro. Soltanto le pensioni, congelate da Zapatero, sfuggono all'accetta. Secondo i socialisti, Rajoy è stato un'altra volta sul vago, come in campagna elettorale, limitandosi a tracciare linee guida sprovviste di numeri. Il neo premier ha preferito mantenere il profilo da mezzofondista e rimandare la concretezza ai primi Consigli dei ministri, ministri i cui nomi, in un cospicuo residuo di suspense, saranno resi noti soltanto domani. Il discorso di Rajoy non ha entusiasmato neanche chi sperava che in Spagna il ricorso al voto e l'innesco del sistema di alternanza avessero fatto prevalere la politica sulla tecnocrazia. Se è ovvia la centralità dell'economia, molti avrebbero voluto sentire la voce del premier “politico” pure su altri argomenti.
A parte qualche accenno sull'istruzione e sull'ambiente, Rajoy non ha citato la legge sull'aborto voluta da Zapatero e avversata dai popolari, non ha affrontato i problemi connessi con l'assetto dello stato (per non inimicarsi i nazionalisti moderati) e, se si eccettua il ricordo delle vittime del terrorismo, non ha profferito verbo sul cessate il fuoco di Eta. Rajoy ha invece insistito sulla volontà di dire agli spagnoli “pane al pane e vino al vino” sulla situazione economica. Il refrain sulla trasparenza richiama la parabola di Zapatero che è salito al potere accusando il Pp di aver mentito su Atocha ed è caduto per non aver detto la verità sulla gravità della crisi. Ma con la disoccupazione al 23 per cento (al 46 tra i più giovani) agli spagnoli non basterà a lungo la sincerità del premier.


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