La sfuggente particella di Dio
Se è vero che “la cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero: esso è la sorgente di tutta l'arte e di tutta la scienza”, come diceva Albert Einstein, gli scienziati del Cern che lavorano all'acceleratore di particelle di Ginevra hanno di che rallegrarsi. Il direttore del Cern, Rolph-Dieter Heuer, ha spiegato che il bosone di Higgs, quella “particella di Dio” prevista dal “modello standard” e che da sempre sfugge all'osservazione degli scienziati, non è stato individuato.
Se è vero che “la cosa più bella che noi possiamo provare è il senso del mistero: esso è la sorgente di tutta l'arte e di tutta la scienza”, come diceva Albert Einstein, gli scienziati del Cern che lavorano all'acceleratore di particelle di Ginevra hanno di che rallegrarsi. Il direttore del Cern, Rolph-Dieter Heuer, ha spiegato che il bosone di Higgs, quella “particella di Dio” prevista dal “modello standard” e che da sempre sfugge all'osservazione degli scienziati, non è stato individuato. Sono state trovate tracce del suo passaggio, indizi circa la sua dimensione – 126 volte più grande di un protone – e altri segni promettenti circa la riuscita di un progetto costato otto miliardi di euro e che tanta attenzione pubblica ha convogliato negli ultimi anni. L'osservazione del bosone ha un aspetto strettamente scientifico e uno largamente simbolico. Per i fisici si tratta di trovare una conferma sperimentale di ciò che da oltre sessant'anni è previsto in un'ipotesi che spiega coerentemente il funzionamento di atomi e particelle. Nei decenni, gli scienziati hanno studiato molte altre particelle “elementari” ma il bosone che sempre sfugge è il tassello mancante del modello teorico.
Il valore simbolico è legato alle considerazioni sui limiti della scienza: se orde di neofiti si sono precipitati a osservare quello che stava succedendo a Ginevra è per la promessa – spesso malintesa e alimentata senza criterio da ambienti lontani dalla scienza – che in quell'acceleratore di particelle s'annidasse la prova che tutto ciò che esiste, trascendenza compresa, potesse essere afferrato con strumenti umani e ricondotto a una particella che, come spiegava il suo teorico ideatore con senso del paradosso, è anche all'origine di Dio. La ricerca dello sfuggente bosone è materia affascinante e gli sforzi compiuti finora – e quelli che saranno compiuti in futuro – sono pienamente ragionevoli nell'ottica di una scienza che ricerca la verità nell'infinitamente piccolo. Le tracce del suo passaggio sono miele per gli spiriti illuminati dalla saggezza scientifica di Einstein e sono fiele per chi aveva sperato nella possibilità che tutto ciò che esiste potesse essere circoscritto, osservato e spiegato in un acceleratore di particelle.


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